La convivenza forzata tra i vecchi nemici, d'altra parte, indeboliva in generale la classe più alta della popolazione a favore del ceto più produttivo. Si stava dunque attuando progressivamente non solo una profonda trasformazione istituzionale, ma, di pari passo, un ricambio all'interno della classe dirigente.
Palazzo Mozzi
Il significato della pace del cardinale Latino stava nella vittoria di quella politica papale antiangioina che, iniziatasi con Gregorio X, si era potuta concludere con il Pontificato di Niccolò III, che aveva saputo barcamenarsi tra le opposte forze di Carlo d'Angiò e del nuovo imperatore Rodolfo d'Asburgo. Sul piano interno questo si traduceva in una sostanziale diminuzione di potere per i seguaci fiorentini di Carlo d'Angiò, che rappresentavano il guelfismo intransigente e facevano capo alla famiglia dei Donati.[34] In quel periodo ebbero particolare influenza certe famiglie dell'alto ceto mercantile come i Mozzi[35], che favorirono i trattati di pacificazione e quindi il ritorno dei ghibellini.
Il momento era dunque favorevole per l'attuazione del nuovo mutamento costituzionale, che seguiva di poco un altro rivolgimento di rilevanza internazionale: i Vespri Siciliani. Il 30 marzo 1282 infatti, scoppiò a Palermo un tumulto che liberava la Sicilia dai francesi, mettendo in crisi la potenza angioina in Italia.
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