«sostanza». Innanzitutto ὕλη, in quanto principio uni­versale, è la potenza pura in cui niente è distinto o «attualizza­to», e che costituisce il «supporto» passivo di ogni manifesta­zione

denaro





Aggiun­giamo che, per il fatto di non essere se non potenzialità assolutamente «indistinta» ed indifferenziata, la sostanza universale è il solo principio che possa dirsi propriamente «inintelligibile», non perché si sia incapaci di conoscerlo, ma perché, in effetti, in esso non vi è niente da conoscere; per quel che riguarda le sostanze relative, esse, in quanto partecipano della potenzialità della sostanza universale,



La Prakṛti (devanagari प्रकृ्ति) è, secondo il Sāṃkhya, la causa originaria attraverso cui l'universo esiste e si esplica, principio contrapposto a quello di puruṣa, spirito puro.[1] Nella Bhagavadgītā è descritta come la "forza motrice primordiale".[2]

Normalmente si rende con "natura", o anche "materia": è attività pura ma inconsapevole, il principio che da immanifesto dà origine, per evoluzione-trasformazione, a tutto ciò che è manifesto, intendendo con ciò sia la realtà materiale che quella mentale. È una polarità energetica dell'Essere e della sostanza cosmica dell'universo.

La quantità è proprio una delle condizioni dell’esistenza nel mondo sensibile o corporeo
materia signata quantitate
limite

Si noti che il significato primitivo del termine ὕλη si riferisce al principio vegetativo; in esso è un’allusione alla «radice» (in sanscrito mûla, termine applicato a Prakriti) a partire dalla quale si sviluppa la manifestazione; si può anche vedervi una certa relazione con quanto è detto nella tradizione in­dù della natura «asurica» del vegetale, il quale effettivamente immerge le sue radici in ciò che costituisce il supporto oscuro del nostro mondo; in certo qual modo la sostanza è il polo tenebroso dell’esistenza.

numeri frazionari e dei numeri incommensu­rabili, sono vere e proprie alterazioni di essa, e rappresentano soltanto degli sforzi fatti allo scopo di ridurre, per quanto possibile, gli intervalli del di­scontinuo numerico, e per rendere meno imperfetta la sua applicazione alla misura delle grandezze continue.

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