. Da ciò si può dedurre che Eco condanni tout court l’estetica come ideologia? Non mi pare che Eco arrivi mai a una conclusione del genere; anzi, egli sostiene che l’esperienza estetica “si batte, per così dire, per i diritti civili di un continuum segregato” (p. 335), cioè mette in evidenza e porta all’estremo aspetti che sono impliciti in qualsiasi produzione segnica. Piuttosto egli inaugura un’estetica fuzzy che si rivela quanto mai feconda nell’analisi delle produzioni letterarie ed artistiche della nostra epoca e che, stabilendo rapporti imprevisti, consente l’esercizio di un’ironia ingegnosa e scintillante. Il conflitto estetico per eccellenza perciò non è più la contraddizione o la polarità, e tantomeno l’armonia, ma l’ironia: entriamo con Eco in un orizzonte di sfumature e di transiti, sospettoso nei confronti delle formalizzazioni logiche (sia di quelle di matrice idealistica, sia di quelle di matrice strutturalistica).
Copyright©MarioPerniola 1999
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