hybris
a ciascuno il premio assegnato
supera il premio alta troppo lontano
in preda a un demone
ero greco posseduto hybris
dismisura
tenta un salto vietato
salti bene regolari
regolamento delle formazioni dispotiche molto antiche
regolamentati passaggi fra segni privati e pubblici
periferia villaggio per atirare calamita sul villaggio
fino a riti di purificazione
regolamento del salto
sul cerchio della significanza il marito rimbalza
un contunum glielo permette
salti vietati non si ha il diritto di fare
da dove viene la moltpelictà di cerchi?
il segno che rinvia al segno
su uno stesso cerchio e su di un atro
è LO STATO DETERRITORIALIZZATO DEL SEGNO
la deterritorilizzazione non è uno stato ma un movimento
in funzione dellorigine e della territorialità da cui provengono
i segni non hannp la stess velocità
ne la stessa natura di deterritorializzazione
è inevitabile che non ci sia un solo cerchio, ma ci siano le spire della spirale
ogni cerchio ogni spira velocità diversa
3 coordinate 1 segno rinvia al segno allinfinito questa è la significanza stato di deterritorializzazione del segno
2 sistema circolare e necessariamente circolare
3 una plirlità cerchi distinti o spire o spirali con salti regolati da un cerchio allaltro
con i vientati da un cerchio allaltro
edipo il despota
quale demone ha saltato il salto piu lungo?
il salto vietato
4 coordinara
una dimensiomne alla volta, assicurare espnasione perpetua dei segni
espansione perpetua
cosa impedisce lentrpia del cerchiol, di risalire al punto
che tutto si annulli nel continum indeterminato anonimo
è sabbia mobile che porta il segno al segno
ma è anche ciò che risale e cerca di annegare tutto
in una continuità atmosferica dove nulla più si distingue
cosa ricarica perpetuamente?
che ricarichi i segni su ogni cerchio
assicuri espansione dei cerchi
una dimensione che garantisce ad ogni segno o gruppo di segni un significato
SIAMO NEL CAMPO DELL'INTEPRETAZIONE
intepretare e far corrispondere un segno o un insieme di segni che si presume significante, a un sisignificato
non come nella prima dimensione contenuto amorfo anonimo, atmosferico
ora il continuum è tagliato in modo tale che ogni grupo di segni corrisponde un significato
non più figura del despota ma del complice
cioè l'inteprete il divinatore
intepreta is segni fa corrispondere loro un significato
interpretazione non arrivi mai a un ultimo interpretato
il divinatore intepreta sempre delle intepretazioni
il divinatore emette dei segni che intepretano cosa?
i segni della dea allinfinito
QUALE è IL SIGNIFICATO ULTIMO, IL SIGNIFICAnte
la migliore intepretazione è il silenzio
psivcnalista non intepreta piu tace
è il silenzio dellanalista che al paziente qualcosa da intepretare
toglie un altra intepretazione
ricarica il significante
rifornisce di significante il segno
primo modo di sconfiggere lentropia del sistema
è il divinatore luomo del delirio di interpretazione
che ha il copito di ricaricare l'entropia del sistema della sigificanza
PARANOIA VS INTEPRETAZIONE
stesso gruppo ma non stessa cosa
il signifcato non sette di rinviare al significante
è in ultima istanza il significante stesso
lintepretazione ce assegna il significato a un gruppo di segni
riarica la significanza
la macchoina di significanza
costantemente ricaricata allinternno
DUE MALATTIE DELLUOMO sono la significanza e lontepretazione
a ciascuno il premio assegnato
supera il premio alta troppo lontano
in preda a un demone
ero greco posseduto hybris
dismisura
tenta un salto vietato
salti bene regolari
regolamento delle formazioni dispotiche molto antiche
regolamentati passaggi fra segni privati e pubblici
periferia villaggio per atirare calamita sul villaggio
fino a riti di purificazione
regolamento del salto
sul cerchio della significanza il marito rimbalza
un contunum glielo permette
salti vietati non si ha il diritto di fare
da dove viene la moltpelictà di cerchi?
il segno che rinvia al segno
su uno stesso cerchio e su di un atro
è LO STATO DETERRITORIALIZZATO DEL SEGNO
la deterritorilizzazione non è uno stato ma un movimento
in funzione dellorigine e della territorialità da cui provengono
i segni non hannp la stess velocità
ne la stessa natura di deterritorializzazione
è inevitabile che non ci sia un solo cerchio, ma ci siano le spire della spirale
ogni cerchio ogni spira velocità diversa
3 coordinate 1 segno rinvia al segno allinfinito questa è la significanza stato di deterritorializzazione del segno
2 sistema circolare e necessariamente circolare
3 una plirlità cerchi distinti o spire o spirali con salti regolati da un cerchio allaltro
con i vientati da un cerchio allaltro
edipo il despota
quale demone ha saltato il salto piu lungo?
il salto vietato
4 coordinara
una dimensiomne alla volta, assicurare espnasione perpetua dei segni
espansione perpetua
cosa impedisce lentrpia del cerchiol, di risalire al punto
che tutto si annulli nel continum indeterminato anonimo
è sabbia mobile che porta il segno al segno
ma è anche ciò che risale e cerca di annegare tutto
in una continuità atmosferica dove nulla più si distingue
cosa ricarica perpetuamente?
che ricarichi i segni su ogni cerchio
assicuri espansione dei cerchi
una dimensione che garantisce ad ogni segno o gruppo di segni un significato
SIAMO NEL CAMPO DELL'INTEPRETAZIONE
intepretare e far corrispondere un segno o un insieme di segni che si presume significante, a un sisignificato
non come nella prima dimensione contenuto amorfo anonimo, atmosferico
ora il continuum è tagliato in modo tale che ogni grupo di segni corrisponde un significato
non più figura del despota ma del complice
cioè l'inteprete il divinatore
intepreta is segni fa corrispondere loro un significato
interpretazione non arrivi mai a un ultimo interpretato
il divinatore intepreta sempre delle intepretazioni
il divinatore emette dei segni che intepretano cosa?
i segni della dea allinfinito
QUALE è IL SIGNIFICATO ULTIMO, IL SIGNIFICAnte
la migliore intepretazione è il silenzio
psivcnalista non intepreta piu tace
è il silenzio dellanalista che al paziente qualcosa da intepretare
toglie un altra intepretazione
ricarica il significante
rifornisce di significante il segno
primo modo di sconfiggere lentropia del sistema
è il divinatore luomo del delirio di interpretazione
che ha il copito di ricaricare l'entropia del sistema della sigificanza
PARANOIA VS INTEPRETAZIONE
stesso gruppo ma non stessa cosa
il signifcato non sette di rinviare al significante
è in ultima istanza il significante stesso
lintepretazione ce assegna il significato a un gruppo di segni
riarica la significanza
la macchoina di significanza
costantemente ricaricata allinternno
DUE MALATTIE DELLUOMO sono la significanza e lontepretazione
RIDONDANZA DEL SEGNO CON ASTRLO SEGNO E DEL SEGNO CON SE STESSO SENZA ENTRARE IN RAPPORTO CON SE COME CON QUALOCSA CCCON CUI RITORNERà SEMPRE
questo è i, senire il segno del despta
c'è già tutto il despota presente ma non labbiamo visto
TERZA DIMENSIONE perchè diversi cerchi e sprire del sistema, cerchi distinti
da un cerchio allaltro i segni sono ripartiti su cerchi distinti
questo è i, senire il segno del despta
c'è già tutto il despota presente ma non labbiamo visto
TERZA DIMENSIONE perchè diversi cerchi e sprire del sistema, cerchi distinti
da un cerchio allaltro i segni sono ripartiti su cerchi distinti
tutti i contenuti e significati possibili si fondonoi ijn questa superficie di continum atomsferico
continum amorfo slittante schifoso, coime lsabie mobili
un punto un segno nei cerchi si significazione
prende un altro segno come s eil continum fosse slittato
HANNO BISOGNO DI LEGAMI DI ASSOCIAZIONE E DDEE QUESTI SEGNI
idiozia lassociazione di idee
portati gli uni verso gli altri verso un lentissimo slittamento de continuum
quindi tra il cane e laaschera non c'è associazione, c'è solo un movimento di terreno appiccicoso e viscoso
delirio paranico e formazione dispotica son0o attraversati dal terrore
PRIMA CARATTERISTICA DEVE CORRERE, rinvio del segno al segno implica un adeterritorializzazione del segno, suppone un continum amorfo slittante
SECONDA circolarità del sistema , rappresentante del sistema della significanza è LACAN
CATENA SIGNFICIANTE CHE SI COSTIOTUISCE SULLA RETE AMORFA
sistema di ridondnaza significante
i segno si sposta su un altro segno , il cane è diventanto questo
lento movimento del terreno che lha portato a contatto xcon uin alyttra cosa, fatto passare in un altra cosa
NON PèèP UN MONDO GAIO, PER TROVARTLO BISAOGNA TRACCIARE DELLE TANGENTI
l'impresione delleterno tirono atmosfera vischiosa un segno riamnda ad un altro segnoù
l'impressione del gia vissuto
continum amorfo slittante schifoso, coime lsabie mobili
un punto un segno nei cerchi si significazione
prende un altro segno come s eil continum fosse slittato
HANNO BISOGNO DI LEGAMI DI ASSOCIAZIONE E DDEE QUESTI SEGNI
idiozia lassociazione di idee
portati gli uni verso gli altri verso un lentissimo slittamento de continuum
quindi tra il cane e laaschera non c'è associazione, c'è solo un movimento di terreno appiccicoso e viscoso
delirio paranico e formazione dispotica son0o attraversati dal terrore
PRIMA CARATTERISTICA DEVE CORRERE, rinvio del segno al segno implica un adeterritorializzazione del segno, suppone un continum amorfo slittante
SECONDA circolarità del sistema , rappresentante del sistema della significanza è LACAN
CATENA SIGNFICIANTE CHE SI COSTIOTUISCE SULLA RETE AMORFA
sistema di ridondnaza significante
i segno si sposta su un altro segno , il cane è diventanto questo
lento movimento del terreno che lha portato a contatto xcon uin alyttra cosa, fatto passare in un altra cosa
NON PèèP UN MONDO GAIO, PER TROVARTLO BISAOGNA TRACCIARE DELLE TANGENTI
l'impresione delleterno tirono atmosfera vischiosa un segno riamnda ad un altro segnoù
l'impressione del gia vissuto
Procedere per dualismi FOrma di potere
Vs
Polivocita dei corpi
Producendo il viso instaurano grandi binarietá
Viso presi in rapporti binari
Gli elementi si distribuiscono seguendo dicotomie
Binarietá dualismi dicotomie
Non per comodità ma per potere
Definizione dal profondo del linguaggio e uso della parola
I dualismi sono comodi ma in quanto espressione e forma di potere
Impone dei dualismi
La nostra unica risposta tracciare un varco fra i dualismi
Il dualismo é un mobile si sposta di continuo
Si capita in un altro si rintraccia un varco tra questo dualismo
A due lati si trovano le due forme di delirio trovare un varco fra queste due forme
Ne il nome di ragione ne il nome delirio
Cerchiamo le dimensioni le coordinate del primo sistema ovvero di significanza
In base alle coordinate si ritroverà al livello di un delirio di una formazione sociale in un sistema, per esempio quello dellinganno
Le coordinate , numero:
Il primo in cui un segno rinvia ad altri segni all'infinito una rete di segni eterogenei
Il segno rinvia al segno , nasce un atmosfera un atmosferizzazione
Fa risuonare per ridondanza pezzi e frasi , fino a che avviene speco e di salto . Il segno rinvia al segno , non si può ricavare niente.
Esercizio del potere e linguaggio dominante
Il linguaggio IMPONE DEI DUALISMI
Tutto é preso in un regime di segni che rinvia ad altri segni
Ridondanza risuonare le parole dei pezzi di frasi fino ad un salto, qualunque segno rinvia ad altro segno , é il sistema della significanza .
Il segno quando non rinvia ad un altro segno può rinviare a UNO STATO DI COSE
Fumo segno del fuoco ma anche il fuoco é segno , ma dipende dalla considerazione che ne diamo, il fuoco può essere uno stato di cose.
Il tatuaggio tribale rinvia come segno a uno stato di cose quale é l'appartenenza , codice che rinvia ad una territorialità
Animali emottono dei segni
Escrementi equivalgono a stati di cose
Segno segno di limite del territorio
Lo stato di cose é una territorialità
Il segno può rinviare a uno stato di cose
Di solito una territorialità
Ma rinvia ad un significato , ma a qualcosa che significa che non é della natura dello stato di cose
Stato un concetto o stato di cose
IL COCETTO I TERRITORIALITÀ che procede ad una sorta di riterritorializzazione
Spirituale o mentale
Ecco il nostro varco, un segno che rinvia ad un segno all'infinito
Quindi non si parla più di segno ma dellinfinito dell'illimitato della significanza
Lo stato del segno che rinvia ad un segno qualunque
Il segno che rinvia ad un segno è un geni deterritorializzato
Non rinvia più a uno stato di cose, ad un significato ma è colto nel momento dalla propria deterritorializzazione
Colto nel momento della deterritorializzazione
Pierce terminologia: indice , icona simbolo. Indice è il segno in quanto rinvia a una territorialità , l'icona è segno in quanto procede ad una riterritorializzazione. Il simbolo è segno in quanto deterritorializzato, cioè segno che rinvia a segno.
Una rete in cui un segno rinvia ad un segno, non ci sono più stati di cose o referenti , nemmeno più significati , semplicemente il segno diventa significante quando rinvia al segno all'infinito ,
COSTITUITA COSÌ UNA RETE DI SEGNO CHE DIVIENE SIGNIFICANTE
PROPRIO IN VIRTÙ DEL SUO RINVIO AD UN ALTRO SEGNO ILLIMITATO
non c'è un dato significato ma si stabilisce una specie di continuo , un continuum slittante . Viscoso.
Comunichiamo con i segni. Le parole, le espressioni facciali, le immagini sui cartelloni pubblicitari, i segnali stradali, alcuni suoni o colori sono segni.
Un segno, per definizione, è una entità bifacciale, composta da significato e da significante. In altre parole, il significato è il concetto espresso, il significante è il supporto materiale che lo esprime.
Prendiamo l'esempio di un segnale stradale, il divieto di accesso. Il significato è :"non si può passare per di qua"; il significante è un cerchio rosso con una banda bianca orizzontale che divide il disco rosso a metà. Le due cose insieme, sono un segno.
Ma in questo caso, oltre che essere un segno, si tratta di un simbolo, secondo la tassonomia proposta da Pierce.
Lo studioso ha suddiviso i segni in icone, simboli e indici.
Abbiamo una icona quando il segno assomiglia al concetto rappresentato (ad esempio l'icona russa della Madonna con il Bambino. Si tratta di una immagine stilizzata di una donna che tiene in braccio un bimbo, presumibilmente suo figlio. Non vi è alcuna convenzione applicata. Il significante assomiglia effettivamente a una donna che tiene in braccio un infante).
Abbiamo un simbolo quando il significante utilizzato è frutto di una convenzione ma non assomiglia al concetto espresso nella realtà. (ad esempio l'aureola posta nei quadri sulla testa della Madonna o dei santi. Nessun santo ha effettivamente avuto un disco d'oro attaccato sulla testa quando trascorreva i suoi giorni su questa terra, ma per convenzione, per indicare la santità di un individuo, si disegna un disco dorato sulla sua nuca).
Abbiamo un indice quando il segno è naturale, non è frutto di convenzione e non assomiglia al concetto espresso che si intende rappresentare. (l'esempio più classico è rappresentato dal fumo che indica che c'è o ci potrebbe essere un falò o le occhiaie che indicano che una persona non ha dormito bene la notte precedente o è malata. Non è frutto di convenzione, il fumo non assomiglia al fuoco e le occhiaie non assomigliano all'insonnia).
Naturalmente le cose sono un pochino più complicate di come presentate in questa classificazione. Infatti può capitare, che in un determinato contesto il fumo, chè è normalmente un indice, possa assumere il valore di un simbolo (ad esempio simboleggiare la distruzione, la guerra, o nel caso dell'incenso, la sacralità).
Occorre quindi, nella comunicazione, fare attenzione e imparare a maneggiare con disinvoltura i segni, saperli riconoscere e saperli utilizzare nell'ambito dei diversi contesti, facendo attenzione a non utilizzare presupposizioni sbagliate, dando per scontato conoscenze non necessariamente presenti nel destinatario e creando così un messaggio ambiguo, se non addirittura fuorviante.
Un segno, per definizione, è una entità bifacciale, composta da significato e da significante. In altre parole, il significato è il concetto espresso, il significante è il supporto materiale che lo esprime.
Prendiamo l'esempio di un segnale stradale, il divieto di accesso. Il significato è :"non si può passare per di qua"; il significante è un cerchio rosso con una banda bianca orizzontale che divide il disco rosso a metà. Le due cose insieme, sono un segno.
Ma in questo caso, oltre che essere un segno, si tratta di un simbolo, secondo la tassonomia proposta da Pierce.
Lo studioso ha suddiviso i segni in icone, simboli e indici.
Abbiamo una icona quando il segno assomiglia al concetto rappresentato (ad esempio l'icona russa della Madonna con il Bambino. Si tratta di una immagine stilizzata di una donna che tiene in braccio un bimbo, presumibilmente suo figlio. Non vi è alcuna convenzione applicata. Il significante assomiglia effettivamente a una donna che tiene in braccio un infante).
Abbiamo un simbolo quando il significante utilizzato è frutto di una convenzione ma non assomiglia al concetto espresso nella realtà. (ad esempio l'aureola posta nei quadri sulla testa della Madonna o dei santi. Nessun santo ha effettivamente avuto un disco d'oro attaccato sulla testa quando trascorreva i suoi giorni su questa terra, ma per convenzione, per indicare la santità di un individuo, si disegna un disco dorato sulla sua nuca).
Abbiamo un indice quando il segno è naturale, non è frutto di convenzione e non assomiglia al concetto espresso che si intende rappresentare. (l'esempio più classico è rappresentato dal fumo che indica che c'è o ci potrebbe essere un falò o le occhiaie che indicano che una persona non ha dormito bene la notte precedente o è malata. Non è frutto di convenzione, il fumo non assomiglia al fuoco e le occhiaie non assomigliano all'insonnia).
Naturalmente le cose sono un pochino più complicate di come presentate in questa classificazione. Infatti può capitare, che in un determinato contesto il fumo, chè è normalmente un indice, possa assumere il valore di un simbolo (ad esempio simboleggiare la distruzione, la guerra, o nel caso dell'incenso, la sacralità).
Occorre quindi, nella comunicazione, fare attenzione e imparare a maneggiare con disinvoltura i segni, saperli riconoscere e saperli utilizzare nell'ambito dei diversi contesti, facendo attenzione a non utilizzare presupposizioni sbagliate, dando per scontato conoscenze non necessariamente presenti nel destinatario e creando così un messaggio ambiguo, se non addirittura fuorviante.
Sempre opposto è tutt'altra figura del delirio paranoico p dinterpetaziobe
É la monomania di esquirol
Come la erotica erotomane, incendiaria
La omicida o la raziocinante
Chiamate anche proceduries
Delirio processuale
Era di versa dalla mania ovvero la paranoia nel nostro schema
Che minava l'esercizio delle facoltà rimaste sane
Ma c'è una successione di azioni nella linea come nel testamento antico
DELIRIO DI ATTI NON DI IDEE
è il delirio di querulanza
Aspetto processuale del delirio dei querulanti
Più processi legati
È un delirio di rivendicazione
É la monomania di esquirol
Come la erotica erotomane, incendiaria
La omicida o la raziocinante
Chiamate anche proceduries
Delirio processuale
Era di versa dalla mania ovvero la paranoia nel nostro schema
Che minava l'esercizio delle facoltà rimaste sane
Ma c'è una successione di azioni nella linea come nel testamento antico
DELIRIO DI ATTI NON DI IDEE
è il delirio di querulanza
Aspetto processuale del delirio dei querulanti
Più processi legati
È un delirio di rivendicazione
Greimas, partendo dalle funzioni di Jakobson, afferma che la poeticità si ottiene soprattutto attraverso la presenza di contrasti. La compresenza cioè di due elementi opposti appartenenti alla stessa categoria è la molla principale che fa scattare la poeticità di un testo.
Il contrasto attrae l’attenzione del fruitore sul messaggio; ma la particolare unione fra espressione e contenuto esistente nel linguaggio poetico fa sì che al contrasto dell’espressione corrisponda un contrasto del contenuto. Ci troviamo, insomma, di fronte ad un sistema semi-simbolico.
Ovviamente questo non accade solamente nei testi verbali. I testi visivi funzionano allo stesso modo. La poeticità e il valore estetico di un dipinto sono generati (dal punto di vista plastico) da sistemi semi-simbolici basati su contrasti dell’espressione plastica.
Per Jakobson la funzione poetica è dovuta all’attenzione sul messaggio. In pratica il messaggio gioca con se stesso, diventa ambiguo, cerca di attrarre l’attenzione del fruitore sul suo aspetto “formale” (nel senso comune del termine).
Inoltre il linguaggio è normalmente arbitrario: non c’è alcun motivo, cioè, per cui un determinato significante debba collegarsi ad un determinato significato (potremmo anche utilizzare /cane/ per indicare una “mucca”: basterebbe mettersi d’accordo). Nel caso di un messaggio poetico, però, espressione e contenuto fanno una piccola eccezione: si legano in particolar modo. L’espressione utilizzata è l’espressione che meglio di qualunque altra (per caratteristiche ritmiche, sonore, ecc.) riesce a veicolare quel significato.
mittente invia un messaggio al destinatario. Per essere operante, il messaggio richiede in primo luogo il riferimento a un contesto (il "referente", secondo un'altra terminologia abbstanza ambigua), contesto che possa essere afferrato dal destinatario, e che sia verbale, o suscettibile di verbalizzazione; in secondo luogo esige un codice interamente, o almeno parzialmente, comune al mittente e al destinatario (o, in altri termini, al codificatore e al decodificatore del messaggio); infine un contatto, un canale fisico e una connessione psicologica fra il mittente e il destinatario, che consenta loro di stabilire e di mantenere la comunicazione (...)
Ciascuno di questi fattori dà origine ad una funzione linguistica diversa. Sebbene distinguiamo sei aspetti fondamentali del linguaggio, difficilmente potremmo trovare messaggi verbali che assolvano sltanto una funzione. La diversità dei messaggi non si fonda sul monopolio dell'una o dell'altra funzione, ma sul diverso ordine gerarchico fra di esse.
(da: Jakobson, R., 1963, Essais de linguistique générale, Paris, Minuit; trad. it. Saggi di linguistica generale, Milano, Feltrinelli, 1966, pp. 185-186).
regimi semiotici misti , melange
Le funzioni linguistiche di Jakobson
Perché è importante studiare i sistemi semi-simbolici per parlare del linguaggio plastico? Per spiegarlo bisogna innanzitutto parlare di quali funzioni può avere il linguaggio e, soprattutto, della funzione poetica.
Secondo Jakobson i fattori fondamentali di ogni processo linguistico sono sei e possono essere rappresentati in questo modo (tenendo conto che con "contesto" ci si riferisce al referente e con "contatto" al canale):
CONTESTO
| ||
MITTENTE |
MESSAGGIO
|
DESTINATARIO
|
CONTATTO
| ||
CODICE
|
Jakobson individua sei fondamentali funzioni del linguaggio, ognuna delle quali si concentra su uno dei sei elementi del processo di comunicazione:
1) la funzione referenziale, che è orientata verso il contesto, e che è la funzione principale del linguaggio;
2) la funzione emotiva, concentrata sul mittente, che tende a suscitare l’impressione di una emozione determinata;
3) la funzione conativa, orientata verso il destinatario, che trova la sua espressione nel vocativo e nell’imperativo;
4) la funzione fàtica, volta alla verifica del funzionamento del canale;
5) la funzione metalinguistica, che si ha quando il discorso è concentrato sul codice;
6) la funzione poetica, che pone l’accento sul messaggio.
1) la funzione referenziale, che è orientata verso il contesto, e che è la funzione principale del linguaggio;
2) la funzione emotiva, concentrata sul mittente, che tende a suscitare l’impressione di una emozione determinata;
3) la funzione conativa, orientata verso il destinatario, che trova la sua espressione nel vocativo e nell’imperativo;
4) la funzione fàtica, volta alla verifica del funzionamento del canale;
5) la funzione metalinguistica, che si ha quando il discorso è concentrato sul codice;
6) la funzione poetica, che pone l’accento sul messaggio.
La corrispondenza fra fattori e funzioni del linguaggio porta ad uno schema di questo tipo:
REFERENZIALE
| ||
EMOTIVA |
POETICA
|
CONATIVA
|
FATICA
| ||
METALINGUISTICA
|
Come sappiamo, descriviamo il piano dell’espressione e il piano del contenuto di un sistema semiotico attraverso delle categorie. Le categorie assumono solitamente una forma binaria. In altre parole le categorie includono di solito due termini opposti. Per esempio, sono categorie del piano dell’espressione verbale: sonoro/sordo, nasale/non nasale, mentre sono categorie del piano del contenuto: animato/inanimato, buono/cattivo, ecc.
A differenza dei sistemi semiotici, i cosiddetti sistemi simbolici sono dotati di conformità. Questo avviene perché i sistemi simbolici hanno solamente significanti e significati, mentre sono sprovvisti di figure. In questo modo è sempre possibile individuare una simmetria fra i due piani del sistema: essi sono perfettamente sovrapponibili e quindi conformi.
Spieghiamoci con un’immagine. Immaginiamo una vasta pianura attraversata da un confine. E’ il confine fra espressione e contenuto. Su questo confine si affacciano da una parte i significanti e dall’altra i significati. I loro limiti coincidono perfettamente: per tutto il tratto di confine occupato da un significante, dall’altro lato troviamo il suo significato. Simmetria perfetta. Ma dietro preme l’esercito disordinato delle figure (fonemi e sèmi, rispettivamente), che si agitano e ricombinano continuamente. L’organizzazione delle fondamenta è completamente differente.
i sistemi semiotici sono “non conformi”.
La conseguenza di tutto ciò è che il piano dell’espressione e quello del contenuto non hanno la stessa organizzazione. E’ vero infatti che ad ogni significante corrisponde un significato (e viceversa), ma appena scendiamo al livello delle figure non c’è più simmetria. I fonemi e i sèmi non si corrispondono, non fosse altro che per il fatto che di fonemi ne abbiamo una trentina, mentre il numero di sèmi è molto elevato.
Le figure (1)
E’ possibile quindi scomporre le unità del piano dell’espressione e del contenuto in parti più piccole: rispettivamente fonemi e sèmi. Queste parti più piccole vengono generalmente chiamate figure. Quindi i fonemi saranno le figure del piano dell’espressione, mentre i sèmi saranno le figure del piano del contenuto.
Qual è la differenza fra significanti e significati da un parte, e figure dall’altra? La differenza è che un significante o un significato hanno sempre un corrispettivo sull’altro piano. Per esempio, se prendo il significante /cane/ questo ha sempre un significato corrispondente nel piano del contenuto (“cane”), e viceversa.
Se prendo una figura, invece, questa non ha un corrispettivo sull’altro piano. Per esempio, se prendo il fonema /n/ questo non ha un significato equivalente sul piano del contenuto. La stessa cosa vale per i sèmi.
Questa particolarità delle figure si esprime dicendo che le figure sviluppano solamente funzioni omoplane. Ciò significa che esse hanno rapporti (di opposizione) solo con le figure del loro stesso piano. Per esempio, i sèmi si oppongono fra di loro (“cane” si oppone a “gatto”, “topo”, “lavastoviglie”, ecc.), ma non hanno rapporti con gli elementi del piano dell’espressione.
Significanti e significati, invece, sviluppano sia relazioni omoplane (/cane/ si oppone a /pane/, a /rane/, ecc.), sia eteroplane (/cane/ corrisponde a “cane”).
L’importanza della semiotica plastica è quindi notevole, per almeno due motivi:
innanzitutto studia degli aspetti del visivo che altrimenti sarebbero trascurati e che però non sono meno importanti del riconoscimento degli oggetti rappresentati per creare l’effetto di senso di un’immagine.
in secondo luogo perché riesce a rendere conto anche di immagini (per esempio i dipinti delle figure 3 e 4) che non rappresentano nulla. In questo caso si parla di dipinti non-figurativi, per i quali, come dice la parola stessa, la semiotica figurativa può ben poco. Ma non possiamo negare che, in qualche modo, queste immagini significhino qualcosa, creino una qualche reazione in chi le guarda. La semiotica plastica ci aiuta a spiegare come.
251
Delirio paranoico e di interpretazione o delirio didea
Parliamo del centro di significanza
Perché questo delirio si costituisce a partire da un idea matrice
Da un centro di aigbificanza
Procede per espansione circolare irradiante riunisce sutura e distribuisce I segni più eterogenei
SE CONSIDERERÒ ALTRE COORDINATE LA MOLTEPLICITÀ CAMBIERÀ ATTRIBUZIONE
Diventerà una formazione sociale invece che un delirio paranoico
La formazione o un tipo di formazione detta dispotica,
Non escludere dimensioni ma considerarle e mettere l'accento
Diventa un sistema
Sistema p molteplicità dellinganno quella circolar spirale , poi può diventare dispotico o altro
NON È UNO CHEMA MA UNA CARTA
carta alle coordinate variabili, si può rovesciare
Riferendola a carte coordinate diventa un delirio
SE RIFERITA AD ALTRE COORDINATE UNA FORMAZIONE SPCIALE
O riferendola ad altre coordinate ancora diventa un inganno l'imbroglio
Mai chiedersi a chi p a cosa tibia all'inizio
Stabilite la vostra molteplicità bene o male la calcolate per ogni caso é diversa
Non come Hegel procedendo per tre a tre
Non per due a due ma procedendo per aproire a tutti i numeri
Si assegna la molteplicità a questo o a quello
Di passione soggettivazione potevate assegnarla secondo le dimensioni che consideravate ad un tipo di delirio
COSÌ PRESENTA DUE LATI E DUE FORME DI DELIRIO DU ORMAZIONI AOCIALI, sta mentendo non ne ha il diritto , non facendo così saremmo pesisti serve b troppo difficile
Queste senplificazioni per far esplodere la pseudo idea di delirio e la pseudo idea di formazione sociale
TUTTO È PSEUDO
Considerando certe dimensionie
NEL AECONDO SCEGMA UNA FOTMA FI DELITIO PASSIONALE o delirio d'azione
Sempre opposto è tutt'altra figura del delirio paranoico p dinterpetaziobe
É la monomania di esquirol
Come la erotica erotomane, incendiaria
La omicida o la raziocinante
Chiamate anche proceduries
Delirio processuale
Era di versa dalla mania ovvero la paranoia nel nostro schema
Che minava l'esercizio delle facoltà rimaste sane
Ma c'è una successione di azioni nella linea come nel testamento antico
DELIRIO DI ATTI NON DI IDEE
è il delirio di querulanza
Aspetto processuale del delirio dei querulanti
Più processi legati
È un delirio di rivendicazione
Distributore di segni con epicentro e cerchi VS piccolo pacchetto segni determinati che fila su una linea retta
Vs Idea insieme eterogeneo di segni sussunto da un centro
Che organizza distribuzione espansione irradiazione
Vs Idea insieme eterogeneo di segni sussunto da un centro
Che organizza distribuzione espansione irradiazione
regimi segni semiotici
semotica di significanza, passionale e di soggettivazione,
operare colleamento paino astratto
IN CONCRETO SONO CONTINUAMENTE MESCOLATE
sono semiotiche miste, prendono pezzi di regimi e sistemi
IL CENTRO DI SIGNIFICANZA SI SPOTA IN PERIFERIA E DIVENTA PUNTO DI SOGGETTIVAZIONE
problema di metodo:
ognuno di questi schemi è una molteplicità
istanza di unificazione gioca all'interno di una moltepliità,
DUE MOLTEPCIITà UNA DI SIGNIFICANZA UNA PASSIONALE O DI SOGGETIVAZIONE
TUTTE SULLO STESSO PIANO NON UNA PIù IMPORTANTE
ogni molteplicità ha n dimensioni
mai lo setsso numero
il centro di significanza stabilisce le dimensioni, non chiedere a cosa rinvia
MA SOLO QUANTE DIMENIONI HA QUESTO E QUANTE QUELLO
non ne ritiro una a tutte ma ne aggiungo una a tutte è meno seccante la seconda, libertà durante le'njumerazione
solo quyuando aggiungo dimensioni posso chieermi a cosa rinvia
prima era tutto quello che volevamo , era una molteplicità determinata ma qualunque
una molteplictà non ascrivibile
SOLO SE PRENDIAMO UN NUMERO DI DIMENSIONI PRECISO POSSIAMO CHIEDERCI A COSA RINVIANO, le dimensioni considerate diventano coordinate del sistema
in funzione delle coordinate desiderate lo schema riceverà una determinata attribuzione
Possiamo considerare anche una definizione meno tradizionale del mito, quella dell’antropologo Claude Lévi-Strauss. La funzione del mito sarebbe quella di mediare fra termini altrimenti inconciliabili. I due termini (ad es., vita/morte), infatti, vengono sostituiti da altri due termini, fra cui è invece possibile una mediazione (ad es., l’agricoltura che ci consente di vivere, la guerra che ci fa morire e la caccia, termine mediatore, che ci fa vivere come l’agricoltura – perché ci nutre – ma uccide come la guerra). Uno dei due termini opposti e il mediatore possono al loro volta dare vita ad una nuova tripletta (dall’agricoltura ottengo gli erbivori, dalla caccia i predatori e come termine intermedio ho i mangiatori di carogne che consumano nutrimento animale – come i predatori – ma non uccidono ciò che mangiano – come gli erbivori), e così via.
Una volta individuati gli elementi (unità dell’espressione) e gli oggetti (unità del contenuto) si può procedere cercando una connessione fra gli uni e gli altri.
Thürlemann lo fa grazie al concetto di sistema semi-simbolico (che lui chiama codice connettore), trovando delle corrispondenze fra valori plastici e valore semantico degli oggetti.
Thürlemann lo fa grazie al concetto di sistema semi-simbolico (che lui chiama codice connettore), trovando delle corrispondenze fra valori plastici e valore semantico degli oggetti.
Di un’immagine non abbiamo solamente una visione statica. La nostra tendenza è infatti quella di dare una certa direzione di lettura al processo di visione. Ciò non significa ovviamente che gli occhi si spostano costantemente da un punto all’altro: nella realtà, infatti, compiono dei movimenti molto rapidi, saltando da una parte all’altra dell’immagine. Eppure, nella ricostruzione che avviene nella nostra mente, tendiamo a dare un verso a ciò che abbiamo visto.
Questo anche grazie a dei dispositivi (plastici e figurativi) che all’interno del testo visivo possono suggerirci una certa direzione di lettura piuttosto che un’altra.
Secondo Thürlemann esistono diversi modi in cui un’immagine può orientare il nostro sguardo:
l’abitudine di lettura della cultura occidentale tende a farci leggere i testi visivi da sinistra verso destra;
il carattere dinamico di certe configurazioni, come ad esempio la freccia;
ciò che sappiamo di un oggetto (una pianta cresce verso l’alto, un uccello vola in direzione del suo becco, ecc.).
minerale
vegetale
a) lati dritti
: lati dritti + curve
:: "duro", "rigido" :"duro + morbido",
"rigido + flessibile"
b) elementi a 2 gradi di saturazione
: elementi a 3 gradi di saturazione
:: "indifferenziato" : "differenziato"
c) elementi in parte non contigui
: elementi contigui
:: "disordinato" : "ordinato"
d)
posizione bassa
: posizione alta
:: "pesante" : "leggero"
e) fondo a 4 angoli
: fondo a 5 angoli
:: "statico" : "dinamico
Ma “differenziazione”, “costituzione di una nuova unità” e “integrazione” possono essere unificati in un termine che li include tutti: “creazione”.
La creazione, infatti, crea qualcosa di nuovo dal nulla (costituzione di una nuova unità). Inoltre la creazione porta dal caos, stato inarticolato, informe e indifferenziato della sostanza, ad un universo organizzato, in cui le varie parti si distinguono e assumono il loro ruolo (differenziazione). Infine la creazione introduce la nuova unità prodotta all’interno di uno schema più generale, il grande piano del mondo (integrazione).
C'è atmosfera o fenomeno mondanizzazione atmosferizzazione
Assunzione proporzione enorme nei cerchi concentrici significanti
Segni eterogenei distribuiti su cerchi concentrici o spire della spirale
Linea fuga tratteggiata , esterni
Matrice o centro e poi irradiazione circolare
In espansione
Richiama a se raggruppa sulle sue spire
I segni più eterogenei e è più diversi
Schema di significanza VS schema passionale o di sogettivizzazione, punto aoggettivazione ,
Vi si può soggettivare a partire da qualsiasi cosa
Es feticista si soggettiva e determinato come passionale per es a partire da un paio di scarpe,
Una amante a partire dagli occhi
Segmentatizzata in un numero di processi successivi ,
Distributore di segni con epicentro e cerchi VS piccolo pacchetto segni determinati che fila su una linea retta
Vs Idea insieme eterogeneo di segni susino da un centro
Che organizza distribuzione espansione irradiazione
figura circloare irradiante compkemente viso di fronte viso dispotico significante morte brutale espulsione brutale . l'egizio. prima figura orgoglio e l'inganno caino, re uomo stato che arriva al potere con l'inganno, impostore
viso significante morte brutale o esilio inganno imbroglio
vs il contrario lato
altro sistema, il semita , processi lineari successivi, un altra forma, visi che si voltano visi passionali , la vita in rivnio sulla linea retta , erranza edipo fuga caino erranza popolo semita, duplice voltafaccia, sistema del tradimento
riccardo terzo non vuole la conquista del potere di stat , è un traditore, grande scena tradimento e complciità, duolice voltafaccia è la complciità stessa . qustuomo ha superato i limiti
faccia a faccia riccardo ii lady anna, i due visi non smettono di voltarsi
riforma e ritorno all'antico testamento, ritorno al dupolice voltafaccia, il tradimento universale, lutero " le buone opere non fanno la salvzza" anche le buone OPERE VI TRADISCONO ancxhe noi tradiamo le nostre opere
viso che si volta VITA O MORTE IN RINVIO duplice voltafaccia che determina tradimento
caino e giona
viso significante morte brutale o esilio inganno imbroglio
vs il contrario lato
altro sistema, il semita , processi lineari successivi, un altra forma, visi che si voltano visi passionali , la vita in rivnio sulla linea retta , erranza edipo fuga caino erranza popolo semita, duplice voltafaccia, sistema del tradimento
riccardo terzo non vuole la conquista del potere di stat , è un traditore, grande scena tradimento e complciità, duolice voltafaccia è la complciità stessa . qustuomo ha superato i limiti
faccia a faccia riccardo ii lady anna, i due visi non smettono di voltarsi
riforma e ritorno all'antico testamento, ritorno al dupolice voltafaccia, il tradimento universale, lutero " le buone opere non fanno la salvzza" anche le buone OPERE VI TRADISCONO ancxhe noi tradiamo le nostre opere
viso che si volta VITA O MORTE IN RINVIO duplice voltafaccia che determina tradimento
caino e giona
La vita di un uomo non può essere riscattata dalle disgrazie che avrebbe potuto tranquillamente evitare, se avesse vissuto una vita più normale, o peggio dagli ultimi cinque minuti in cui l'ha vissuta, accanto alla moglie e al figlio, da vero marito e da vero padre, perché non saranno questi minuti a porre le basi per un senso alternativo di umanità. Non a caso una leggenda lo fa morire oltre le colonne d'Ercole, alla ricerca di nuove avventure e giustamente Dante lo condanna all'Inferno (canto XXVI), non solo come consigliere fraudolento, ma anche come uomo folle ed egoista che porta alla rovina i suoi compagni, raggirati col miraggio d'una conoscenza illimitata (che nella Commedia appare fine a se stessa, ma che nella realtà storica diverrà occasione di saccheggi e devastazioni coloniali da parte dell'Europa borghese).
L'Iliade infatti, trattando il tema della guerra in nome di un ideale di giustizia, suggeriva l'idea che entro certi limiti era possibile sospendere le esigenze della democrazia, in attesa della conclusione del conflitto. Ma l'Odissea è il tentativo di mascherare il fallimento di quegli stessi ideali vissuti in tempo di pace.
sovietica comunismo lenin
Ulisse in realtà non è mai esistito, se non nella fantasia di un redattore o di più redattori, che volevano convogliare in un individuo isolato quei valori che tutti insieme non realizzarono né avrebbero potuto realizzare alcun ideale sociale, di convivenza pacifica e democratica. Si può anzi riassumere la Weltanschauungdi Ulisse nella seguente formula: "Mentire sempre, Rubare quando possibile, Uccidere se necessario".
E' il personaggio più moderno perché il più umano, non ovviamente nel senso "cristiano" o "laico" in cui oggi intendiamo la parola "umano" o l'espressione "senso dell'umanità", poiché Ulisse era anche capace di efferate crudeltà e terribili vendette 1, ma semplicemente perché incarna tutte le caratteristiche dell'uomo moderno, ed infatti egli è figlio di una grande civiltà antagonistica: passione militare, volontà di comando, astuzia politica e diplomatica, affabulazione e capacità di persuasione, relativismo etico 2, licenza sessuale (note sono le sue amanti: Circe, Nausicaa, Calipso ecc.), coraggio nell'affrontare le avventure, patriottismo 3 e senso di superiorità etnica, di stirpe 4, di civiltà, spirito di sacrificio 5, curiosità intellettuale 6, rispetto formale della religione.
E l'artifizio, anche come artefatto, che media all'uomo la verità, che figurandone i contorni e plasmandone la sostanza gli concede e vita e mondo, non come spettro e Maya, ma in tutta la concretezza, durezza e luminosità della natura. Polymechanos, dalle molte macchine e macchinazioni, arti e tecniche, egli è l'unico animale ad avere abbastanza coraggio e ostinazione e speranza per vedere in quella luce e provarsi a dirla. Questo, in fondo, ciò che in vari toni e da vari punti di vista raccontano i saggi qui raccolti, insieme all'invito che, teso tra la potenza del suo produrre e raffigurare e il principio di quella potenza, l'uomo sappia e voglia tenere la misura e così tenersi in quanto "misura di ogni cosa".
Secondo un'antica tradizione leggendaria Ulisse è un bisnipote di Ermes, il dio delle trasformazioni, che si contrappone ad Apollo, dio semplice, chiaro, unico. E infatti per Omero Ulisse è al vertice delle capacità umane, complessivamente intese: è dotato d'incredibile perspicacia e intuito (polymetis), sa adattarsi alle più inattese emergenze della sua tumultuosa esistenza (polytropos), ha una grandissima astuzia (polymechanos), è capace di mille pensieri (polyphron) ed è in grado di sopportare le più terribili sofferenze (polytlas), è insomma un uomo di mondo, rotto, anzi "navigato" a tutte le esperienze (polyplanes).
Il termine viene coniato dal filosofo Gilbert Ryle. Nel lessico specifico dell'antropologia la descrizione densa (thick) è contrapposta alla descrizione superficiale (thin), che descrive i fatti senza tener conto del contesto. Solo il contesto, infatti, può fornire i presupposti indispensabili per capire i fenomeni di un'altra cultura; per esempio se una persona strizza l'occhio ad un amico, per comprendere il significato di questa azione è necessaria una serie di informazioni che aiutino ad inquadrarla come atto comunicativo, altrimenti si potrebbe interpretarla come un difetto del movimento palpebrale o un tic. Solo la corretta applicazione della descrizione densa può produrre dati antropologicamente rilevanti e deontologicamente corretti, evitando gli errori dovuti all'etnocentrismo, che in passato hanno prodotto numerose osservazioni fuorvianti.
Ryle asserisce che le operazioni della mente non sono distinte da quelle del corpo. Il vocabolario mentale è semplicemente una maniera differente di descrivere un'azione. Le motivazioni di una persona sono definite in parte dalle sue disposizioni ad agire in certe situazioni. Non ci sono esplicitamente sentimenti, dolori o atti di vanità: ci sono solo certe azioni sussunte sotto una tendenza comportamentale indicata come, ad esempio, "vanità".
Scrittori, storici e giornalisti non hanno alcun problema nell'ascrivere motivazioni e valori morali alle azioni delle persone. Il problema si pone solo quando i filosofi insistono ad attribuire tali qualità a un dominio mentale o spirituale a sé stante.
Secondo alcuni neuroscienziati cognitivi[35] le funzioni cognitive, percettive e sensoriali sono ad un certo livello computazionali e modulari, dunque elaborano l’informazione in modo seriale. Queste funzioni sono però solamente quelle che vanno dal basso verso l’alto, ossia quelle di raccolta ed elaborazione di dati. Questi processi possono elaborare l’informazione in modo parallelo ed inconscio ma possono anche accedere ad un livello superiore, cioè quello cosciente. La coscienza, per questi studiosi, corrisponderebbe all’attenzione che in termini neurali non sarebbe altro che la memoria di lavoro, nella quale possono accedere più processi modulari alla volta.
In tal senso il grande filosofo Wilfrid Sellars (1912-1989) ha sostenuto che i qualia più che entità ontiche sono entità teoriche inserite all’interno di modelli linguistici intersoggettivi. L’argomento dello spettro invertito si baserebbe su ciò che Sellars definisce «il Mito del Dato», ossia «l’idea che l’osservazione, in senso stretto, sia costituita da episodi non verbali auto-evidenti la cui autorità viene trasmessa alle esecuzioni verbali e quasi-verbali quando queste vengono compite in conformità alle regole semantiche del linguaggio»[30]. Secondo il Mito del Dato quindi nell’esperienza soggettiva si danno le cose in un modo completamente preteorico, «così come sono» o «così come appaiono». Il linguaggio, cioè i modelli di interpretazione della realtà, subentrerebbero solo successivamente alla percezione diretta. Al contrario Sellars sostiene che anche la percezione è intrisa e condizionata dai modelli linguistici della comunità del soggetto. Difatti il soggetto per dire «questo è rosso» deve già avere una precomprensione dell’uso della parola «rosso» e l’uso di tale parola viene acquisito in base al modello linguistico della comunità dei parlanti. L’esperienza soggettiva del «rosso», quindi, prende forma solamente quando rientra all’interno di un modello teorico che definisce «cos’è rosso». Sono gli usi delle parole all’interno di un certo modello linguistico che ci permettono di definire alcuni aspetti dell’esperienza che altrimenti non rientrerebbero nell’uso quotidiano. In ogni caso l’esperimento mentale dello spettro invertito indicherebbe ancor di più che i qualia non sono entità preteorica, accessibili in modo pur al soggetto, bensì entità teoriche che permettono di codificare l’esperienza in un modo specifico. Il pregiudizio dell’esistenza in sé dei qualia nasce quando si crede che l’entità teorica sia in realtà un'entità ontica.
confusione fra ontico e teorico
confusione fra ontico e teorico
Tuttavia l’argomento dello spettro invertito potrebbe aver a che fare più con una questione linguistica che con una questione ontologica relativa all’esistenza o all’inesistenza dei qualia. Difatti esso si riferisce pur sempre ad una comunità di parlanti che usano le parole con specifiche regole semantiche. Il soggetto con lo spettro invertito vede rosso ciò che tutti gli altri vedono verde, ma lo chiama «verde» perché tutti i parlanti della propria comunità lo chiamano così.
« Il punto importante da comprendere di questa posizione [del monismo dal duplice aspetto percettivo] è che essa implica che nella nostra essenza noi non siamo in realtà né esseri mentali né esseri fisici (almeno nel senso in cui comunemente usiamo questi termini). Il monismo dal duplice aspetto percettivo (come lo intendiamo qui) implica che il cervello sia costituito da una materia che ci appare “fisica” quando viene osservata dall’esterno (come un oggetto) mentre ci appare “mentale” quando viene vista dall’interno (dal soggetto). Quando mi percepisco dall’esterno (allo specchio, per esempio) oppure dall’interno (attraverso l’introspezione) sto percependo la medesima cosa in due modi diversi (come corpo e come mente, rispettivamente). Questa distinzione tra la mente e il corpo è perciò un artefatto della percezione[27] »
(Mark Solms, neuropsicologo)
Dunque, secondo Solms, gli eventi mentali non sono altro che fenomeni fisici che possono però essere percepiti in due modi diversi: in prima persona ed in terza persona. Chiaramente il fatto che si possano distinguere sotto due aspetti percettivi differenti non significa che siano due fenomeni diversi, ma semplicemente che ci sono due modi per registrare lo stesso fenomeno. La loro peculiarità sta proprio nel fatto che possono essere registrati in due modi diversi, per così dire «da dentro» e «da fuori», a differenza di altri fenomeni naturali.
Sono soggettivi perché cambiano da individuo ad individuo a seconda delle calibrazioni dei propri sistemi rappresentazionali. Ma sono anche conoscibili in terza persona se il sistema rappresentazionale può trasmettere le proprie informazioni elaborate o se si comprende il progetto in base al quale funziona.
Nostalgia - "Quelli della prima Repubblica saranno stati anche fetenti, ma erano colti, leggevano libri. Ho conosciuto Chiaromonte, Amendola,Moro. Ricordo che con Fanfani si parlava di Max Weber e della scienza amministrativa. Questi qua hanno avuto la play station. Non c'è passione, manca la cultura, la competenza." Cacciari
Secondo Fodor i processi modulari hanno accesso a sistemi centrali che non elaborano le informazioni in modo incapsulato bensì attraverso la formulazione di credenze e giudizi. A differenza delle rappresentazioni sensoriali, le rappresentazioni concettuali, definite da Dretske anche «metarappresentazioni», possono essere cambiate dal soggetto: il soggetto può cambiare il parere che ha su un’esperienza sensoriale, ma non può cambiare l’esperienza sensoriale che viene rappresentata dai suoi sistemi sensoriali e percettivi. Le rappresentazioni concettuali possono selezionare una rappresentazione sensoriale modulare, come ad esempio nel caso della figure gestaltiche che appaiono, a seconda dei casi, come due oggetti diversi. Questo perché le rappresentazioni concettuali non sono incapsulate come quelle sensoriali, bensì fanno parte di un’ampia rete di credenze sia personali che sociali. Per questo l’esperienza di un fenomeno o di un oggetto può essere dal punto di vista sensoriale identica per due persone ma può variare per le stesse dal punto di vista concettuale.
« [...] noi abbiamo più volte distinto tra quel che il sistema di input calcola e quel che l’organismo, consciamente o meno, crede. Uno degli aspetti che ci interessano di questa distinzione è costituito dal fatto che i sistemi di input, essendo incapsulati informazionalmente, calcolano tipicamente le rappresentazioni degli oggetti distali sulla base di una quantità di informazioni che è minore di quella che l’organismo ha a disposizione in proposito. Queste rappresentazioni vanno corrette alla luce delle conoscenze generali (per esempio, le informazioni depositate in memoria) e dei risultati simultanei dell’analisi degli input di altri domini [...]. Chiamiamo il processo attraverso cui si giunge a queste rappresentazioni corrette «fissazione delle credenze percettive.[22] »
(Jerry A. Fodor, psicologo cognitivo)
Le rappresentazioni sensoriali non posso cambiare ma solamente migliorare o peggiorare le proprie prestazioni: vanno dal basso verso l’alto e quindi il soggetto non ha possibilità di modificarle dall’alto verso il basso, ma solamente dal basso attraverso opportuni addestramenti sensoriali. Sono sistemi incapsulati e dominio-specifici, cioè elaborano dati ed informazioni rientranti in un dominio specifico
Il filosofo funzionalista Fred Dretske[21] ha sostenuto che i sistemi rappresentazionali appartenenti ad organismi biologici hanno come fine evolutivo quello di rappresentare il mondo interno ed il mondo esterno. Drestke distingue, seguendo lo psicologo cognitivo Jerry A. Fodor, a) l’avere esperienza di k (rappresentazione sensoriale) e b) l’avere pensieri (credenze, giudizi) sull’esperienza di k (rappresentazione concettuale).
Per quanto riguarda la problematica dei qualia va da sé che la posizione funzionalista sostiene che essi non sono altro che algoritmi eseguiti dai sistemi rappresentazionali degli organismi. I sistemi rappresentazionali sono detti così perché rappresentano informazioni e nel caso degli organismi viventi rappresentano il mondo in cui essi agiscono ed interagiscono. Naturalmente un sistema rappresentazionale che nella elaborazione delle informazioni compie meno errori offre una maggiore probabilità di sopravvivenza all’organismo che lo possiede. La rappresentazione dell’informazione avviene attraverso la manipolazione di dati. E tale manipolazione avviene eseguendo specifici algoritmi. Secondo il funzionalismo i qualia sono informazioni che il nostro organismo elabora e registra attraverso i propri sistemi rappresentazionali e i sistemi rappresentazionali di cui disponiamo sono gli apparati sensoriali e percettivi.
Un altro limite del comportamentismo logico è stato individuato dal filosofo della scienza Alvin Goldman. Goldman sostiene che non è possibile dare una corretta definizione di molti termini mentali senza introdurre nella definizione altri termini mentali, ovvero che le descrizioni comportamentali implicano, se non addirittura nascondono, sempre un predicato mentale (desidero, voglio, etc.).
« Considerate il predicato mentale «crede che fuori stia piovendo». Una ragionevole definizione comportamentale potrebbe essere: «Se X uscisse, X prenderebbe un ombrello». Se ci si pensa bene, però, questa definizione è sbagliata. Chi crede che piova prenderebbe un ombrello se detestasse bagnarsi, ma non se adorasse bagnarsi. La definizione potrebbe allora essere corretta come segue: «Se X uscisse e non volesse bagnarsi, X prenderebbe l’ombrello». Il difetto di questa definizione riveduta è che essa non definisce il predicato di credenza in termini puramente comportamentali. Il definiens usa il verbo «volere», a sua volta un predicato mentale. Nessun predicato di credenza può ricevere una corretta definizione disposizionale se non per mezzo di un predicato di desiderio e lo stesso vale per molti altri predicati mentali.[18] »
(Alvin Goldman, filosofo della scienza)
Stilando una "mappa" delle parole e delle frasi contenute in determinate espressioni, i filosofi possono generare quelli che Ryle chiama "fili d'implicazione". In altre parole, ogni parola e frase di un'espressione contribuisce all'espressione in modo tale che, se le parole o frasi fossero mutate, l'espressione avrebbe un'implicazione diversa. Il filosofo deve mostrare le direzioni e i limiti dei diversi "fili d'implicazione" che un "concetto contribuisce alle espressioni in cui compare". Per mostrare ciò, deve "strattonare" i fili contigui, che, a loro volta, propagano gli "strattoni". La filosofia quindi indaga il significato di questi fili d'implicazione nelle espressioni in cui sono usat
situazioni nelle quali il comportamento precedeva lo stimolo, e quest'ultimo agisse pertanto da rinforzo (condizionamento operante); in entrambi i casi, era possibile ottenere dall'animale una "risposta condizionata", o comportamento condizionato. I comportamentisti conclusero che il comportamento è semplicemente un insieme didisposizioni a comportarsi in un determinato modo a seconda degli stimoli ambientali.
i più attuali trend di
consumo?
• dal primato della mente e della vista alla polisensorialità
• Affermazione dell’individualismo (narcisismo)
• Il recupero selettivo del passato
• Androginia, femminilizzazione della società, riscoperta delle
emozioni
• estetizzazione della vita quotidiana (esaltazione del bello,
lusso accessibile)
• Fusion
• L’emergere dell’ironia nei consumi
• Ecopragmatismo
Consumare non vuol dire solo acquistare un prodotto
ma vivere un’esperienza
• Esperienza: vissuto personale, spesso caricato
emozionalmente, che si fonda sugli stimoli costituiti
dai prodotti o dai servizi messi a disposizione del
sistema di consumo; tale vissuto può portare a una
trasformazione dell’individuo nel caso di esperienze
“straordinarie” (Cova 2003).
Il Percorso Generativo di Greimas si fonda sull’ipotesi per la quale il senso può
essere colto solo attraverso la sua narrativizzazione: in questo modo la narratività
diventa il principio ordinatore di tutti i linguaggi e di tutti i discorsi: linguaggi
naturali, visivi, musicali, discorsi verbali, non verbali, testi narrativi, giuridici,
scientifici, ecc.
Di recente il progetto di ricerca greimasiano si è sviluppato tentando di integrare categorie patemiche ed estesiche. Dal un lato, con la semiotica delle passioni, si ritiene importante analizzare il ruolo che le emozioni e gli stati psicologici hanno nei testi; dall’altro, con la semiotica dell’estesia, si tenta di reintegrare le componenti sensoriali e somatiche – quindi percettive – all’interno del Percorso Generativo.
Di recente il progetto di ricerca greimasiano si è sviluppato tentando di integrare categorie patemiche ed estesiche. Dal un lato, con la semiotica delle passioni, si ritiene importante analizzare il ruolo che le emozioni e gli stati psicologici hanno nei testi; dall’altro, con la semiotica dell’estesia, si tenta di reintegrare le componenti sensoriali e somatiche – quindi percettive – all’interno del Percorso Generativo.
Il piano del contenuto dei linguaggi diventa così un sistema pensato a strati, in cui dal livello più profondo e astratto, tramite meccanismi di conversione, si arriva a un livello più superficiale e concreto in virtù di un continuo incremento di senso. Il livello più profondo è costituito dal quadrato semiotico, che rappresenta la base per lo sviluppo di una grammatica narrativa del livello di superficie (attanti, enunciati narrativi, modalità, ecc.). Da lì si arriva alle strutture discorsive, che manifestano la messa in scena del senso. Infine, al livello della manifestazione, ci sono le strutture testuali.
Con la “rivoluzione estesica”, secondo Fabbri e Marrone [2001],13 si è
cominciato a pensare che le componenti sensoriali come l’udito, l’odorato, il gusto,
il tatto, contribuiscono in qualche misura alla costruzione della semantica dei testi. In
questa prospettiva, occorre ribadirlo, è centrale il corpo in quanto oggetto del mondo
e punto di vista sul mondo, in quanto esteriorità e interiorità, luogo del “timismo
profondo” dove si generano le attrazioni e le repulsioni rispetto a se stessi e rispetto
agli oggetti del mondo. Grazie alla mediazione del corpo avviene la traduzione
reciproca tra processi cognitivi e stati di cose, tra mente e mondo.14
livello estetico-estesico sono state di grande importanza
poiché hanno segnato l’ingresso nella semiotica testuale delle ‘zone basse’ della
coscienza (emozioni, tensioni, propensioni) il cui carattere è essenzialmente graduale,
continuo, modulare, quanto i programmi narrativi e le modalità sono invece di ordine
categoriale e pertanto organizzati in strutture logiche di tipo oppositivo.”
presa estetica eccezionale, cioè una relazione particolare tra soggetto e
oggetto di valore. In seguito il soggetto può ricostruire l’accaduto e provare nostalgia
per quell’effetto percettivo durato un tempo non quantificabile: “Il susseguirsi della
quotidianità, l’attesa, la rottura di isotopia come frattura, il vacillare del soggetto, lo
statuto particolare dell’oggetto, la relazione sensoriale tra i due, l’unicità
dell’esperienza, la speranza di una congiunzione totale futura – sono questi alcuni
degli elementi costitutivi della presa estetica che ci ha rivelato il testo di Michel
Tournier.”
la semiotica delle passioni, indagando le radici
dell’affettività, ha cominciato a considerare la corporeità come un elemento basilare
della significazione: in questo senso si collega a una semiotica dell’estesia, un
paradigma che tenta di ricollocare la dimensione
sensoriale e somatica all’interno del modello teorico del Percorso Generativo.
L’ipotesi di partenza è che il senso sia legato ai sensi, che la
significazione sia legata alle dinamiche della percezione, e che quindi si debba ripensare semioticamente il rapporto soggetto-mondo.
sensoriale e somatica all’interno del modello teorico del Percorso Generativo.
L’ipotesi di partenza è che il senso sia legato ai sensi, che la
significazione sia legata alle dinamiche della percezione, e che quindi si debba ripensare semioticamente il rapporto soggetto-mondo.
La costituzione, dice Fontanille, è la fase nella quale il soggetto “emerge”
all’interno del discorso, nel senso che “è messo nella condizione di conoscere una
passione”. Il soggetto è dunque ricettivo rispetto a eventuali sollecitazioni
passionali. Le analisi dei testi convergono nel rilevare, in questa fase, particolari
modulazioni ritmiche e quantitative del soggetto: agitazione, rallentamento e
imbarazzo sono esempi tipici di temporalità ritmica sospesa, neutralizzata rispetto a
eventi che potrebbero verificarsi ma che per il momento non avvengono. E lo stile
tensivo che caratterizza questa fase resta di solito invariata nelle fasi successive del
percorso passionale.
La disposizione, secondo Fontanille, è la fase in cui un soggetto acquisisce le determinazioni per provare una passione specifica. Mentre prima eravamo nella fase della predisposizione generica alle passioni, ora le passioni cominciano a determinarsi: per esempio il soggetto, tramite il sospetto, comincia a determinare la sua gelosia.
La patemizzazione è la fase trasformatrice, è il momento in cui il soggetto capisce il suo turbamento ed è in grado di identificarlo come passione. In pratica il soggetto può dare un nome al suo stato sulla base delle codificazioni passionali della propria cultura. In questo senso la patemizzazione è anche una spiegazione retroattiva degli stati precedenti.
L’emozione, sottolinea Fontanille, ci riconduce all’individuo e al suo corpo: “ S e infatti la costituzione, con la sua temporalità musicale e ritmica e le sue proprietà tensive, concerneva essenzialmente la componente propriocettiva, la disposizione e la patemizzazione lasciavano in apparenza in pace il corpo del soggetto; ecco allora che con l’emozione quest’ultimo ricompare: sussulto, trasposto, fremito, tremore, convulsione, sobbalzo, turbamento e così via – tutte queste passioni manifestano, grazie a una reazione somatica vissuta dal soggetto e osservabile dall’esterno, la conseguenza timica della trasformazione passionale e più in particolare il carattere sopportabile o insopportabile, atteso o inatteso di tale conseguenza per il corpo del soggetto.” [Fontanille 1993: 259]
La moralizzazione conclude il percorso passionale: il soggetto valuta le fasi del percorso passionale sia sulla base della cultura nella quale è inserito sia a titolo personale, in quanto egli stesso è implicato nella scena passionale. È il momento in cui si valuta se si è stati troppo irruenti, troppo impulsivi, troppo vanitosi, troppo
La disposizione, secondo Fontanille, è la fase in cui un soggetto acquisisce le determinazioni per provare una passione specifica. Mentre prima eravamo nella fase della predisposizione generica alle passioni, ora le passioni cominciano a determinarsi: per esempio il soggetto, tramite il sospetto, comincia a determinare la sua gelosia.
La patemizzazione è la fase trasformatrice, è il momento in cui il soggetto capisce il suo turbamento ed è in grado di identificarlo come passione. In pratica il soggetto può dare un nome al suo stato sulla base delle codificazioni passionali della propria cultura. In questo senso la patemizzazione è anche una spiegazione retroattiva degli stati precedenti.
L’emozione, sottolinea Fontanille, ci riconduce all’individuo e al suo corpo: “ S e infatti la costituzione, con la sua temporalità musicale e ritmica e le sue proprietà tensive, concerneva essenzialmente la componente propriocettiva, la disposizione e la patemizzazione lasciavano in apparenza in pace il corpo del soggetto; ecco allora che con l’emozione quest’ultimo ricompare: sussulto, trasposto, fremito, tremore, convulsione, sobbalzo, turbamento e così via – tutte queste passioni manifestano, grazie a una reazione somatica vissuta dal soggetto e osservabile dall’esterno, la conseguenza timica della trasformazione passionale e più in particolare il carattere sopportabile o insopportabile, atteso o inatteso di tale conseguenza per il corpo del soggetto.” [Fontanille 1993: 259]
La moralizzazione conclude il percorso passionale: il soggetto valuta le fasi del percorso passionale sia sulla base della cultura nella quale è inserito sia a titolo personale, in quanto egli stesso è implicato nella scena passionale. È il momento in cui si valuta se si è stati troppo irruenti, troppo impulsivi, troppo vanitosi, troppo
generosi, ecc. È essenziale, ricorda Fontanille, che ci sia una regolamentazione
individuale e sociale degli stili tensivi, delle competenze e delle manifestazioni
passionali.
La costituzione, dice Fontanille, è la fase nella quale il soggetto “emerge”
all’interno del discorso, nel senso che “è messo nella condizione di conoscere una
passione”. Il soggetto è dunque ricettivo rispetto a eventuali sollecitazioni
passionali. Le analisi dei testi convergono nel rilevare, in questa fase, particolari
modulazioni ritmiche e quantitative del soggetto: agitazione, rallentamento e
imbarazzo sono esempi tipici di temporalità ritmica sospesa, neutralizzata rispetto a
eventi che potrebbero verificarsi ma che per il momento non avvengono. E lo stile
tensivo che caratterizza questa fase resta di solito invariata nelle fasi successive del
percorso passionale.
Gli investimenti assiologici determinano le pulsioni profonde e sono quindi alla
base degli effetti passionali. Come ricordano Marsciani e Pezzini [1996: XXXIII], le
assiologie determinate dalla categoria timica delineano i campi di valori che
caratterizzano il livello semio-narrativo di superficie (grammatica narrativa), dove le
attrazioni e le repulsioni si traducono in azioni, lotte, scambi, desideri, competizioni
tra soggetti e oggetti. Infine a livello discorsivo l’investimento timico del livello
profondo prende corpo in configurazioni e ruoli patemici, per cui gli attori saranno
felici, allegri, collerici, nostalgici, ecc. Ma è importante sottolineare come in questa
prospettiva la dimensione patemica diventi la componente fondamentale di ogni tipo
di discorso, nel senso che precede logicamente la costituzione dei discorsi.
scomporre il lessema in unità sintagmatiche
“frustrazione” Æ “scontento” Æ “aggressività”
passioni non sono analizzabili solo a partire dal lessico e
dall’enciclopedia, ma anche a livello della discorsività.
analizzare la produzione delle passioni nel quadro del Percorso
Generativo. Nel livello più astratto delle strutture semio-narrative si situa il
“motore” delle passioni, cioè le disposizioni fisiche e somatiche che generano
sentimenti positivi o negativi, attrazioni o repulsioni, simpatie o antipatie e via
dicendo. In termini semiotici è fondamentale l’azione della cosiddetta categoria
timica, che si esprime nell’opposizione euforia/disforia e che sovradetermina altre
categorie organizzate in forma di quadrato semiotico.
La categoria timica è alla base dei giudizi di valore e determina atteggiamenti positivi (euforici) o negativi (disforici) rispetto a qualcosa o a qualcuno. Tecnicamente diremo che la categoria timica, esprimendo giudizi di valore, assiologizza una categoria
La categoria timica è alla base dei giudizi di valore e determina atteggiamenti positivi (euforici) o negativi (disforici) rispetto a qualcosa o a qualcuno. Tecnicamente diremo che la categoria timica, esprimendo giudizi di valore, assiologizza una categoria
“Generazione”, precisa bene Floch, si oppone così a “genesi”: “Si tratta di un’opposizione metodologica capitale: la costituzione del senso – dall’articolazione minima fino a quelle che sono riunite nel piano dell’espressione – è uno sviluppo logico, costruito a posteriori dall’analista; non è lo svolgimento temporale della sua materializzazione. La ricchezza di significazione di un’opera non ha niente a che vedere con il tempo passato per realizzarla e nemmeno per concepirla.” [Floch 1985: 48]
Dal punto di vista semiotico di una teoria
dell’enunciazione i discorsi mettono in gioco solo simulacri, e i pronomi disseminati
nei discorsi (io e tu nel linguaggio naturale, movimenti di macchina e attori che si
rivolgono verso la telecamera nel linguaggio cinematografico) non coincidono mai
con i soggetti dell’enunciazione.
L’embrayage – che presuppone sempre un débrayage – produce, evidentemente, un effetto di realtà, ma è bene sottolineare che anche in questo caso non si tratta di un ritorno all’istanza dell’enunciazione reale, bensì a dei simulacri: l’io del testo non coincide ovviamente con il Dumas in carne-e-ossa, così come il tu non è altro che un simulacro dell’interlocutore di Dumas.
Nel discorso si sviluppa una
grammatica narrativa che vede nel livello profondo l’articolazione del valore libertà, e
a livello di superficie dapprima la ricerca della libertà, che può andare a buon fine
solo tramite il congiungimento del soggetto con l’oggetto-tesoro, e poi la
realizzazione della vendetta (con importanti trasformazioni patemiche).
“Facciamo l’esempio di un percorso generativo particolare, definito
dalla ricerca, da parte del soggetto, di un oggetto di valore come la ‘libertà’. Investito
nel discorso e, in particolare, spazializzato, il percorso di liberazione diverrà una
‘evasione’. Da quel momento il tema diventa già meno astratto; ma lo stesso
percorso potrà diventare apertamento figurativo con l’apparizione di ‘grate segate’,
di ‘cavalcate’, di ‘imbarchi’, o ancora di ‘lampade meravigliose’ e di ‘tappeti
volanti’. Immettere nel discorso è, quindi, anche, per investimenti semantici sempre
più complessi e particolari, fare di un percorso narrativo, astratto, un percorso
tematico poi un percorso figurativo.” Analogamente, il tema dello «sperpero»11
può avere vari percorsi figurativi: 1. la vita debosciata, con la rappresentazione di
festini; 2. la dilapidazione per il gioco, con la rappresentazione di roulette, case da
gioco, ecc.; 3. la dilapidazione per amore, con la rappresentazione di regali, capricci,
ecc.; 4. l’acquisito di droga, ecc.
dalla ricerca, da parte del soggetto, di un oggetto di valore come la ‘libertà’. Investito
nel discorso e, in particolare, spazializzato, il percorso di liberazione diverrà una
‘evasione’. Da quel momento il tema diventa già meno astratto; ma lo stesso
percorso potrà diventare apertamento figurativo con l’apparizione di ‘grate segate’,
di ‘cavalcate’, di ‘imbarchi’, o ancora di ‘lampade meravigliose’ e di ‘tappeti
volanti’. Immettere nel discorso è, quindi, anche, per investimenti semantici sempre
più complessi e particolari, fare di un percorso narrativo, astratto, un percorso
tematico poi un percorso figurativo.” Analogamente, il tema dello «sperpero»11
può avere vari percorsi figurativi: 1. la vita debosciata, con la rappresentazione di
festini; 2. la dilapidazione per il gioco, con la rappresentazione di roulette, case da
gioco, ecc.; 3. la dilapidazione per amore, con la rappresentazione di regali, capricci,
ecc.; 4. l’acquisito di droga, ecc.
l’enunciazione avviene la convocazione che realizza le
strutture discorsive: da una parte abbiamo le procedure di spazializzazione (con
l’uso di toponimi), temporalizzazione (con l’uso di crononimi), attorializzazione
(con l’uso di antroponimi), cioè la definizione di luoghi, tempi e personaggi;
dall’altro abbiamo la disseminazione di temi, cioè di stereotipi specifici, e di figure,
cioè forme concrete della nostra esperienza percettiva.
strutture discorsive: da una parte abbiamo le procedure di spazializzazione (con
l’uso di toponimi), temporalizzazione (con l’uso di crononimi), attorializzazione
(con l’uso di antroponimi), cioè la definizione di luoghi, tempi e personaggi;
dall’altro abbiamo la disseminazione di temi, cioè di stereotipi specifici, e di figure,
cioè forme concrete della nostra esperienza percettiva.
La teoria dell’enunciazione ha avuto soprattutto il pregio di mettere in evidenza
come nei testi appaiano solo i simulacri dei due poli della comunicazione: da un lato
l’enunciatore empirico (in carne-e-ossa) proietta un simulacro di sé nell’enunciatore
del testo (narratore), dall’altro l’enunciatario empirico è anch’esso rappresentato nel
testo da un suo simulacro (narratario). Anche l’embrayage, cioè il ritorno all’istanza
10 Sull’enunciazione audiovisiva cfr. Bettetini [1984]. Per un inquadramento storico-teorico
dell’enunciazione cfr. Manetti [1998].
72
dell’enunciazione, è comunque un ritorno a un simulacro, e mai alla vera istanza
dell’enunciazione.
come nei testi appaiano solo i simulacri dei due poli della comunicazione: da un lato
l’enunciatore empirico (in carne-e-ossa) proietta un simulacro di sé nell’enunciatore
del testo (narratore), dall’altro l’enunciatario empirico è anch’esso rappresentato nel
testo da un suo simulacro (narratario). Anche l’embrayage, cioè il ritorno all’istanza
10 Sull’enunciazione audiovisiva cfr. Bettetini [1984]. Per un inquadramento storico-teorico
dell’enunciazione cfr. Manetti [1998].
72
dell’enunciazione, è comunque un ritorno a un simulacro, e mai alla vera istanza
dell’enunciazione.
Il soggetto dell’enunciazione si costruisce, quindi, solo
negativamente, poiché l’approccio semiotico ha a che fare con tutto ciò che il
soggetto dell’enunciazione non è, con tutto ciò che lo presuppone, cioè con
l’enunciato.
Il processo attraverso il quale il soggetto dell’enunciazione proietta fuori di sé
attori, spazi e tempi, è detto débrayage (letteralmente “disinnesco”).
negativamente, poiché l’approccio semiotico ha a che fare con tutto ciò che il
soggetto dell’enunciazione non è, con tutto ciò che lo presuppone, cioè con
l’enunciato.
Il processo attraverso il quale il soggetto dell’enunciazione proietta fuori di sé
attori, spazi e tempi, è detto débrayage (letteralmente “disinnesco”).
Per Greimas, insomma, l’enunciazione è sempre presente
nell’enunciato anche quando non è percepibile, dato che l’assenza della sua
esplicitazione – segnalando, ad es. nel discorso storico, la volontà di costruire forme
di ‘oggettività’ – appare ancora più significativa della sua presenza.” [Fabbri e
Marrone 2001: 12] Il soggetto dell’enunciazione si costruisce, quindi, solo
negativamente, poiché l’approccio semiotico ha a che fare con tutto ciò che il
soggetto dell’enunciazione non è, con tutto ciò che lo presuppone, cioè con
l’enunciato.
nell’enunciato anche quando non è percepibile, dato che l’assenza della sua
esplicitazione – segnalando, ad es. nel discorso storico, la volontà di costruire forme
di ‘oggettività’ – appare ancora più significativa della sua presenza.” [Fabbri e
Marrone 2001: 12] Il soggetto dell’enunciazione si costruisce, quindi, solo
negativamente, poiché l’approccio semiotico ha a che fare con tutto ciò che il
soggetto dell’enunciazione non è, con tutto ciò che lo presuppone, cioè con
l’enunciato.
Alla base della convocazione c’è un’istanza dell’enunciazione che media tra
un’enunciazione, cioè un contesto produttivo originario, e un enunciato, che quindi
presuppone un’enunciazione e ne mantiene delle tracce (marche). In altri termini,
chi produce un discorso (soggetto dell’enunciazione) parte da un contesto e da una
serie di competenze, e proietta fuori di sé, cioè fuori dall’io-qui-ora
dell’enunciazione, degli attori (non-io), dei tempi (non-ora) e degli spazi (non-qui),
che sono diversi da quelli del contesto dell’enunciazione e che andranno a
caratterizzare l’enunciato.
un’enunciazione, cioè un contesto produttivo originario, e un enunciato, che quindi
presuppone un’enunciazione e ne mantiene delle tracce (marche). In altri termini,
chi produce un discorso (soggetto dell’enunciazione) parte da un contesto e da una
serie di competenze, e proietta fuori di sé, cioè fuori dall’io-qui-ora
dell’enunciazione, degli attori (non-io), dei tempi (non-ora) e degli spazi (non-qui),
che sono diversi da quelli del contesto dell’enunciazione e che andranno a
caratterizzare l’enunciato.
Il processo o la rivendicazione
Cosa fanno i regimi sistemi dispotici e i deliri paranoici
Barano
L'interprete divinatore
Lunga marcia popolo ebraico scandita da Segmenti
L'interprete divinatore passa il tempo ad imbrogliare e manovra il viso di del dio
Le machere mobili e le statue mobili
Manovrate dai sacerdoti
Nel sistema irradiante circolare si salta da un cerchio all'altro passando il tempo
L'uomo di stato è un imbroglione un impostore
Definizione impostura
Lo schema delle successioni lineari processi lineari
Non è più il campo dell'inganno
Il campo del tradimento
Due nozioni inganno tradimento
Inganno é sempre affare di stato
Duplice volta faccia popolo e dio
Dio ha sempre preferito i traditori
La morte lenta la sopravvivenza la vita i sospeso
Che segue un processo lineare
Il mio crimine è troppo grande per me
Segno Caino affinché nessuno ti uccida
Mantenuto in sopravvivenza
Il preferito mio traditore
Il profeta si volta davanti a Dio
In un certo senso traditore è compreso così
Giona i profeti non amano esser profeti
Tu farai questo è il profeta dice no volta la faccia
Fuggire lontano dalla faccia di adonai
Dio lo riacciuffa e lo tiene in rinvio
Lo tiene in un albero l'albero di Caino un legame con Caino
Lungo tema del tradimento
Lunga erranza la vita in rinvio
dal livello delle strutture narrative al livello delle strutture discorsive è
denominato convocazione, nel senso che chi vuole produrre un discorso convoca
una serie di conoscenze e capacità che gli sono offerte da repertori personali e
culturali, e trasforma i ruoli più o meno astratti delle strutture semio-narrative in
spazi, in tempi, in attori, in temi, in figure. In altri termini, comincia la vera e propria
messa-in-scena, con luoghi, personaggi, temi, in un’ottica narrativa pienamente
umana.
Alla base della convocazione c’è un’istanza dell’enunciazione che media tra
un’enunciazione, cioè un contesto produttivo originario, e un enunciato, che quindi
presuppone un’enunciazione e ne mantiene delle tracce (marche)
denominato convocazione, nel senso che chi vuole produrre un discorso convoca
una serie di conoscenze e capacità che gli sono offerte da repertori personali e
culturali, e trasforma i ruoli più o meno astratti delle strutture semio-narrative in
spazi, in tempi, in attori, in temi, in figure. In altri termini, comincia la vera e propria
messa-in-scena, con luoghi, personaggi, temi, in un’ottica narrativa pienamente
umana.
Alla base della convocazione c’è un’istanza dell’enunciazione che media tra
un’enunciazione, cioè un contesto produttivo originario, e un enunciato, che quindi
presuppone un’enunciazione e ne mantiene delle tracce (marche)
In una delle sue intense poesie la scrittrice Emily Dickinson dice: “Il cuore non dimentica / finchè non contempla / ciò che rifiuta”. Sembra che, allo stesso modo, la mente che non riesce a vedere bene ciò contro cui lotta, che non riesce a capire cosa sta cercandoveramente di evitare, continui, ossessivamente, a rimettere in scena la propria protesta cercando esperienze penose in cui combattere contro un fantasma per perdere, ancora una volta, la battaglia
Il colore provoca delle reazioni e stimola l’attività dei processi biologici negli esseri viventi: il più noto e scontato è la vista. Il colore permette di capire la forma e le dimensioni degli oggetti, le distanze e le relazioni spazio-tempo, influenza il sistema involontario modificando la pressione sanguigna, il tono muscolare e la frequenza respiratoria stimolandoli o riducendone l'attività a seconda del bisogno.
Da sempre s’è tentato di rintracciare il valore dellasimbologia cromatica. Riportiamo di seguito degli stralci ed annotazioni sull’interpretazione dei colori e la loro percezione, quali “avvenimenti, fenomeni psichici consci ed inconsci”. Rimandiamo alla bibliografia suggerita per approfondimenti degli argomenti trattati e del pensiero completo degli autori.
In numerosi articoli scientifici l’Oliverio Ferrarisdistingue tra:
- colori caldi (rosso, giallo, arancione) che suscitano attività, eccitazione, serenità, gioia di vivere, impulsività,
- e i colori freddi (verde, blu, violetto) che suscitano passività, calma, inerzia, tristezza, malinconia inducendo alla riflessione.
Widmann invece analizza ed approfondisce i significati simbolici e psichici propri di alcuni colori, di seguito alcuni stralci, rimandando alla bibliografia per ulteriori approfondimenti.
Il rosso: “fuoco, spirito, scintilla che origina la vita”, colore dell’affettività, delle emozioni, intraprendenza, sofferenza, rabbia, coraggio e volontà di dominare; simbolo dell’aggressività e dell’ostilità esprime le componenti psichiche violente; ricevere e dare la vita, piacere dell’azione e della seduzione. In termini temporali rappresenta il tempo presente, chi usa questo colore vuole che la sua attività sia intensa d’esperienze.
Il giallo, “colore più prossimo alla luce”, mobilità interiore, intuizione e movimento centrifugo, esplosività pericolosa; distinzione in negativo, evanescenza e illusione; più del rosso è il colore dell’aggressività; più è puro e più è libertà, attività, cambiamento come bisogno di sviluppo. È simbolo della coscienza del Sé, riconoscimento da parte degli altri, del sapersi, conoscersi e percepirsi, dell’intuizione e della rivelazione che però non è mai totale.
L’arancione è preferito da chi possiede spirito vivace, sereno, orientato al positivo; comprende gli aspetti “forti” del giallo e il “calore” del rosso; esprime dinamicità e giocosità della vita; bisogno di rinnovamento psicofisico, ricerca di libertà ed illuminazione spirituale.
Verde: “vita che si perpetua attraverso la generazione”, colore dell’attaccamento alla vita, alla quiete, al desiderio d’immortalità, speranza, apertura sentimentale, è la natura a cui si tende per recuperare silenzio e distensione interiore. Preferito da chi introietta, frena le proprie emozioni, di chi è fermo, perseverante con forte volontà d’operare, alla ricerca di considerazione, di realizzazione personale tanto da diventare rigido, tortuoso e calcolatore.
Il blu, impenetrabilità misteriosa, “colore d’aria, eternità senza tempo”, energia mentale, pensiero riflessivo, introverso, ragionamento acuto, “freddezza” affettiva, senso morale e controllo razionale. Rappresenta ritiro, desiderio nostalgico di ricongiungimento con il passato, di riposo, di un ambiente calmo che faciliti relazioni tranquille e libere da tensioni è associato a forme rotonde e movimenti di chiusura.
Il viola: “equilibrio terra e cielo, sensi e spirito, passione ed intelligenza, amore e saggezza”, razionalità che interiorizza l’emotività, colore della rassegnazione, raccoglimento, espiazione e trasformazione illimitata. Simbolo della sintesi tra opposti psichici, della dialettica maschile/femminile.
Il bianco, “origine di tutti i colori”, fuga, liberazione e libertà, opposizione, difesa affettiva ed emotiva; solitudine e vuoto di chi si trova in un momento di pausa e svuotamento di vitalità, aperto tuttavia alla speranza, a molteplici nuove possibilità, ad un nuovo inizio; simbolo della coscienza, del Sé, dell’individuo realizzato nella sua totalità, nella sua immagine di perfezione.
Il nero, “vuoto che precede la creazione e dello stato psichico che precede la coscienza”, distacco da una certa condizione e passaggio ad un altro livello attraverso il dolore. È completa rassegnazione, depressione, espressione di dolore, sofferenza angosciosa, misteriosa ed inconscia, indice di anaffettività, devitalizzazione e malinconia.
Il grigio, “niente di ogni cosa”, quando è scuro rappresenta un groviglio energetico, un blocco psichico, un distacco, mentre argenteo è carico di movimento, propensione all’azione e all’eccitabilità psicofisica. Poco usato perché privo di vitalità, coinvolgimento, risonanza affettiva, è immobilità, tendenza depressiva, mancanza d’autodefinizione, di gioia del vivere e d’una via d’uscita.
Marrone: “fuoco e fumo, amore e tradimento”, simbolo materno della materia, delle forme, rigenerazione, corporeità e rilassamento appagante, è associato alla semplicità, alla vita comune, all’abbandono fiducioso, all’introversione, a contenimento, accoglienza e all’interiorità come rinuncia della dimensione narcisistica.
Il colore, rispetto alla forma, è codificato dal sistema ipofisario, livello più basso del sistema nervoso, pertanto diventa linguaggio emotivo che permette d’evidenziare aspetti psichici altrimenti insondabili soprattutto per coloro che mostrano difficoltà nel comunicare le proprie emozioni.
Bibliografia:
G. CROCETTI, “Il bambino nella pioggia”, Armando Ed., Roma 1986.
M. DI RENZO, “Il colore vissuto”, Scientifiche Magi Ed., Roma, 1998.
M. DI RENZO, C. WIDMANN, “La psicologia del colore”, Scientifiche Magi Ed.,Roma, 2001.
J.W. GOETHE, “La teoria dei colori”, Il Saggiatore Ed., Milano, 1999.
M. LUSCHER, “La persona a quattro colori”, Astrolabio Ed., Roma, 1993.
M. LUSCHER, “Il test dei colori”, Astrolabio Ed., Roma, 1976.
A. OLIVERIO FERRARIS, “Il significato del disegno infantile”, Boringhieri, Torino,1975.
C. WIDMANN, “Il simbolismo dei colori”, Scientifiche Magi Ed., Roma, 2000.
L. WITTGENSTEIN, “Osservazioni sui colori”, Einaudi Ed., Roma, 2000.
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