Posso prendere in considerazione solo il fatto eccezionale della minaccia presente e immediata alla mia vita da parte di un'altra vita: l'aggressione in atto e il diritto alla difesa. Non c'è nessuna guerra nè santa nè giusta, nemmeno la guerra di liberazione. Nessuna causa giusta può rendere giusto ciò che è ingiusto. Questa è la desacralizzazione del potere, il potere ricondotto a se stesso, l'uomo ricondotto alla sua responsabilità adulta, al suo dramma spaventoso di impotente-onnipotente: quando l'altra minaccia di ammazzarmi la mia legittima difesa - pure legittima - non ha nulla di sacro o di giusto, è solo espressione della mia scelta di caricarmi del peso della colpa per continuare ad esistere. Invece che caricarci del peso della colpa, invece che della responsabilità, vogliamo l'assoluzione previa, vogliamo l'irresponsabilità attraverso la religione o la morale o l'ideologia. Ma nessuno può decidere per me, tanto meno in questo caso, e a me resta sempre la possibilità di sacrificarmi quale agnello immolato. Ma nessuno può decidere per me, nessuno può togliermi il diritto di continuare ad esistere. Solo io posso farlo oppure posso caricarmi della colpa. Tertium non datur. Questa è, mi pare, la desacralizzazione del potere, là dove il potere ha la sua radice, nel potere sulla vita o sulla morte. Questa uguaglianza è certo più terribile.
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