Cacciari però da ultimo sembra nutrire un ambivalente spiacere che
la Chiesa abbia (finalmente, come auspicava lui da decenni)
abbandonato la funzione di katechon. In un’intervista ad Avvenire,
dice: «Che la nostra sia un’epoca apocalittica mi pare indubbio.
Viviamo in una dimensione globale che neppure l’Impero romano aveva
conosciuto e questo comporta una continua omologazione dei princìpi,
dei comportamenti, dell’etica. Ci siamo lasciati alle spalle i
totalitarismi, che si presentavano esplicitamente come forze
prometeiche, anticristiche e, in quanto tali, chiamavano in causa il
katechon, la cui funzione era esercitata da altri poteri, sia politici
sia religiosi. Ora (...) l’Anticristo si mostra con il suo volto
conciliante e il rischio è che la Chiesa non riesca a presentarsi come
segno di contraddizione in un mondo ormai assuefatto all’indifferenza.
Nietzsche aveva visto giusto: “oggi davvero chi va per strada alla
ricerca di Dio viene prima deriso e poi guardato con indifferenza”.
Finito il katechon, per lui «non trapela più il raggio di una
possibile redenzione. Ma non si avverte neanche il frastuono
dell’apocalisse. Piuttosto il deserto del nulla – la gestione tecnica
come forma anomica dell’età globale. Esaurito lo spazio del sacro,
viene meno anche quello del politico che ad esso corrisponde»
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