hegelismo: quella gnosi tedesca che asserisce che
la realtà non è da scoprire (contemplare) ma essendo tutta interna al
soggetto, va’ «costruita». E più precisamente, e singolarmente in un
gruppo che si etichettava «di destra» come quelli attorno a Bush,
qualcosa di identico all’hegelismo di sinistra. Quello di Marx che
proclamò «niente più metafisica», e ingiungeva alla filosofia: «Basta
interpretare il mondo, è ora di cambiarlo» (col che, rigettava la
verità per l’azione); e che ha l’espressione più estrema in Trotsky
(Bronstein) con la sua teoria della Rivoluzione Permanente: il rifiuto
di riconoscere alla rivoluzione comunista un obbiettivo determinato
per andare sempre oltre, in un movimento continuo di «liberazione»
armata senza limiti.
«La rivoluzione non termina dopo questa o quell’altra conquista
politica, dopo aver ottenuto questa o quell’altra riforma sociale, ma
che continua a svilupparsi fino alla realizzazione completa del
socialismo», scriveva Trozky. Le «sempre nuove realtà» create
«dall’azione» di «noi che ora siamo un impero», a forza di distruzioni
e violazioni del diritto, menzogne e bombe, non sono certo distanti
dall’utopia sanguinosa del Trotzkismo, il movimento senza fine
dell’incendio che tutto brucia e sconvolge; senza mai quiete, perché
Colui che manca di essere, il Filius Perditionis, l’Anomos, cessa di
essere se cessa di agire, se cessa di uccidere.

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