












Baudrillard vs. Matrix
- Le Nouvel Observateur. Le sue riflessioni sul reale e il virtuale sono alcuni dei riferimenti proposti dai registi di Matrix. Nel primo episodio lei era citato in maniera esplicita e vi si scorgeva anche la copertina di Simulacres et simulation, apparso nel 1981. Questo la sorprende?
Jean Baudrillard. C'è un equivoco di fondo, ed è la ragione per cui ho esitato finora a parlare di Matrix. Dopo il primo episodio, lo staff dei Wachowski mi aveva contattato per coinvolgermi nei film successivi, ma non c'era neanche da parlarne! (…) Queste persone considerano l'ipotesi del virtuale come un dato di fatto e la trasformano in fantasma visibile. Ma la caratteristica di questo universo, è appunto il fatto che non si possono più utilizzare le categorie del reale per parlarne.
- Il collegamento tra questo film e il punto di vista che lei sviluppa per esempio nel Delitto perfetto è però abbastanza sorprendente. Questa evocazione di un "deserto del reale", questi uomini-spettro resi del tutto virtuali, che sono solo la riserva energetica di oggetti pensanti…
Sì, ma ci sono già stati altri film che trattavano questa crescente indistinzione fra reale e virtuale. Truman Show, Minority Report o anche Mulholland Drive, il capolavoro di David Lynch. Matrix vale soprattutto come sintesi parossistica di tutto questo. Ma il dispositivo qui è più rozzo e non suscita veramente il turbamento. O i personaggi sono nella Matrice, cioè nella digitalizzazione delle cose. O sono radicalmente al di fuori, cioè a Zion, la città di coloro che resistono. In effetti, sarebbe interessante mostrare ciò che accade sul punto di giuntura dei due mondi. Ma quello che è soprattutto imbarazzante in questo film, è che il nuovo problema posto dalla simulazione qui è confuso con quello, molto classico, dell'illusione, che si trovava già in Platone. Il vero equivoco è qui. Il mondo visto come illusione radicale è un problema che si è posto a tutte le grandi culture e che da esse è stato risolto con l'arte e la simbolizzazione. Quello che noialtri abbiamo inventato per sopportare questa sofferenza, è un reale simulato, un universo virtuale da dove è espurgato tutto ciò che c'è di pericoloso, di negativo, e che soppianta ormai il reale, fino a diventarne la soluzione finale. Ora, Matrix è assolutamente all'interno di questo meccanismo! Tutto quanto appartiene all'ordine del sogno, dell'utopia, della fantasia, qui è dato vedere, "realizzato". Siamo nella trasparenza integrale. Matrix, è un po' il film sulla Matrice che avrebbe potuto fabbricare la Matrice.
- E' anche un film che intende denunciare l'alienazione tecnicista e che gioca allo stesso tempo completamente sull'ipnosi esercitata dall'universo digitale e dalle immagini di sintesi…
Quello che è sorprendente in Matrix 2, è che non c'è un barlume d'ironia che permetta allo spettatore di cogliere il lato nascosto di questo gigantesco effetto speciale. Mai una sequenza che abbia quel "punctum" di cui parla Barthes, quel congegno che colpisce e che vi mette di fronte a una vera immagine. E' questo del resto ciò che fa del film un sintomo istruttivo, e il feticcio stesso di questo universo delle tecnologie dello schermo, dove non c'è più distinzione tra il reale e l'immaginario. Matrix è a tal proposito un oggetto stravagante, candido e perverso insieme, in cui non c'è niente né al di qua né al di là. Lo pseudo-Freud che parla alla fine del film, lo dice: a un certo punto, si è dovuto riprogrammare la Matrice per integrare le anomalie nell'equazione. E voi, gli oppositori, ne fate parte. (…) Matrix dà l'immagine di un'onnipotenza monopolistica della situazione attuale, e collabora dunque alla sua rifrazione. In fondo, la sua diffusione su scala mondiale fa parte del film stesso. Qui, bisogna riprendere McLuhan: il medium è il messaggio. Il messaggio di Matrix è la sua stessa diffusione, per contaminazione proliferante e incontrollabile.
- E' abbastanza sorprendente vedere anche che ormai tutti i grandi successi del marketing americano, da Matrix all'ultimo album di Madonna, si presentano esplicitamente come critiche del sistema che li promuove in modo massiccio...
E' proprio quello che rende la nostra epoca abbastanza irrespirabile. Il sistema produce una negatività in trompe-l'oeil, che è integrata ai prodotti dello spettacolo come l'obsolescenza è inclusa negli oggetti industriali. E' del resto il modo più efficace di mettere sotto chiave ogni vera alternativa. Non c'è più nessun punto omega esterno su cui appoggiarsi per concepire questo mondo, nessuna funzione antagonista, c'è solo adesione ipnotica. Ma bisogna sapere pure che più un sistema si avvicina alla perfezione, più si avvicina alla irregolarità totale. E' una forma d'ironia oggettiva che fa in modo che nessuna partita sia giocata fino in fondo. L'11 settembre era partecipe di questo, certo. Il terrorismo non è una potenza alternativa, è solo la metafora di quel capovolgimento quasi suicida della potenza occidentale su se stessa. Questo è quello che ho detto allora, e che non è stato accettato. Ma non occorre essere nichilista o pessimista di fronte a questo. Il sistema, il virtuale, la Matrice, tutto questo tornerà forse alle pattumiere della storia. La reversibilità, la sfida, la seduzione sono indistruttibili.
Titani
Titani Nella mitologia greca, i 6 figli maschi di Urano e di Gaia (Oceano, Ceo, Crio,
Con il termine titanismo si intende un atteggiamento di ribellione, contro tutte le forze superiori (divinità, destino, natura, potere dispotico ecc.) che dominano l’uomo e ne opprimono gli slanci vitali e la libertà stessa. Rappresenta una tendenza fondamentale dell’anima e della poesia romantiche. Essenzialmente pessimistico, il Romanticismo concepisce l’uomo come perennemente in lotta contro forze prevaricanti: contro i potenti, i ‘tiranni’ (
3 livelli grazia divina
3 donne del cielo
beatrice loda di dio vera testimonianza autentica gloria di dio grazia cooperante
lucia grazia illuminante
maria grazia preveniente anticipa preghiere peccatori
verità storica leggenda enea sesto libro eneide stesso valore profetico sacre scritture
noi diciamo vero intendendo reale , verità per noi sanzione simbolica o iperbole della realtà
dante procedimento inverso realtà una delle tante manifestazioni simboliche grazie alle quali l'uomo intravede e sente verità, che è in eterno presente in dio. ogni opera attraversata dallo spirito di profezia è parola di verità
eneide prefigura avvento nle mondo pace augusto condozione per avvento di cristo appare attraversata spirito di pofezia percorsa dal fiato di dio . realtà documentale no problema , sono reali perchp misteriosamente segnati dalla verità
insemprarsi
inluiarsi
inventrarsi
ficcare l'occhio, nel mistero enigma eterno consiglio
intuire nel divino consiglio
viaggio , fatica dolore
no poema romanzo simbolico allegorico rinascimentale cristiano o islamico
ogni simbolo in dante diventa figura
dogma teologia diventano figure concrete in carne e ossa
figurare allegoria
figurare il simbolo
teologia operante, timbro prassistico linguaggio
lonza lussuria
leone rabbioso superbia
lupa avarizia, firenze cupididigia, curia di roma,
lonza leopardo,
malinconia dell'avaro
oracolo libro di geremia tre bestie pantera leone lupo
libertà liberare e il medio o mezzo
chiamato a liberare
chiamato grazia tre donne
a virgilio, non lui la saggezza la sapienza umana da sola, sapienza umana incanata nel suo castello delle anime nobili dove parlano tra loro e si beano luno dell'altro, non ascoltano i lamenti le domande le preghiere dei poveri mortali, sapienza puramente umana non ama
le donne cor gentile , trasfigurazione in chiave teologica, delle figure di donna , ascoltano e INIZIANO LA EDUCAZIONE
prima navigazione su questo mondo errori peccati e saperi , virgilio non si sarebbe mosso, il pensiero di perse nulla muove, ma è mosso da amore, amor che muove il cielo e ogni stella
libertà amore liberare
libertà inteso come nomen agentis e non astratto,
concezione non assimilabile a filosofia e teologia medioevale, amore vince tutto amor vicit omnia, vince la stessa divina voluntate, amore prepotenza rispetto alla stessa volontà di dio, dane estemizza da bernardo ( no beatrice teologia operante ) ultima guida amore mistico , più pura mistica di amore
traiano piu che sapiente è vir optimus, non solo profetismo religioso egloca concertito traiano sulla nuova età del puer del figlio, non solo sapienti, ma occorre liberare
libertà amore forza liberante
3 livelli grazia divina
3 donne del cielo
beatrice loda di dio vera testimonianza autentica gloria di dio grazia cooperante
lucia grazia illuminante
maria grazia preveniente anticipa preghiere peccatori
verità storica leggenda enea sesto libro eneide stesso valore profetico sacre scritture
noi diciamo vero intendendo reale , verità per noi sanzione simbolica o iperbole della realtà
dante procedimento inverso realtà una delle tante manifestazioni simboliche grazie alle quali l'uomo intravede e sente verità, che è in eterno presente in dio. ogni opera attraversata dallo spirito di profezia è parola di verità
eneide prefigura avvento nle mondo pace augusto condozione per avvento di cristo appare attraversata spirito di pofezia percorsa dal fiato di dio . realtà documentale no problema , sono reali perchp misteriosamente segnati dalla verità
insemprarsi
inluiarsi
inventrarsi
ficcare l'occhio, nel mistero enigma eterno consiglio
intuire nel divino consiglio
viaggio , fatica dolore
no poema romanzo simbolico allegorico rinascimentale cristiano o islamico
ogni simbolo in dante diventa figura
dogma teologia diventano figure concrete in carne e ossa
figurare allegoria
figurare il simbolo
teologia operante, timbro prassistico linguaggio
lonza lussuria
leone rabbioso superbia
lupa avarizia, firenze cupididigia, curia di roma,
lonza leopardo,
malinconia dell'avaro
oracolo libro di geremia tre bestie pantera leone lupo
libertà liberare e il medio o mezzo
chiamato a liberare
chiamato grazia tre donne
a virgilio, non lui la saggezza la sapienza umana da sola, sapienza umana incanata nel suo castello delle anime nobili dove parlano tra loro e si beano luno dell'altro, non ascoltano i lamenti le domande le preghiere dei poveri mortali, sapienza puramente umana non ama
le donne cor gentile , trasfigurazione in chiave teologica, delle figure di donna , ascoltano e INIZIANO LA EDUCAZIONE
prima navigazione su questo mondo errori peccati e saperi , virgilio non si sarebbe mosso, il pensiero di perse nulla muove, ma è mosso da amore, amor che muove il cielo e ogni stella
libertà amore liberare
libertà inteso come nomen agentis e non astratto,
concezione non assimilabile a filosofia e teologia medioevale, amore vince tutto amor vicit omnia, vince la stessa divina voluntate, amore prepotenza rispetto alla stessa volontà di dio, dane estemizza da bernardo ( no beatrice teologia operante ) ultima guida amore mistico , più pura mistica di amore
traiano piu che sapiente è vir optimus, non solo profetismo religioso egloca concertito traiano sulla nuova età del puer del figlio, non solo sapienti, ma occorre liberare
libertà amore forza liberante
libertà
amore
forza liberante
infuturare in acvita, vissuta esperienza in pienezza onesta, raggiungere o forma beatitudo gioia beati, prefigurazione
legata al corpo animeperfetta
perfetti anime corpo
teologi bizantini teia aesteis sentire divino solo quando anima e corpo perfettamnte uniti nella contemplazione del nostro fattore
tutto movimento dinamica paradiso teologico, tutto in potenza il discorso di dante
unione senza confusione, giudizio di dio, distinti ma uniti, concordia oppositorum
vedere meglio non annullare
inventrarsi indiarsi
sapere chiede
esperienza dettata da amor ordinatus
ulisse e paolo e francesca amore disordinato
passione che non sa
amore sapere e conoscere e attraverso essa temperarsi ordinarsi, virgilio
ULISSE AMORE PER IL CONOSCERE E BASTA per fare esperienza delle cose che si dispongono sullorrizzontsale dellimmanenza, da lido a lido da popolo a popli
mai salire ascendere volare fino allo stesso inattingibile
viaggio esperienza e ascesa, ascesi askesis ESERCIZIO è TUTTO LEOPARDI
eliott dante piu riscco shkespeare orrizzontale , tamquam cristus non esset
nessuna idea redenzione e salvezza
visione disincantata
TUTTE LE FIGURE POSSIBILI IMMAGINABILI
grazia aspetto medievale dante
homo viator
pellegrini
no intelletti archetipi non intuire e ficcare lo sguardo immediatamente nel divino consiglio
capax dei
risveglio
ficcare lo sguardo il corpo nel mistero più alto, divino
da servo a libertate
da condizionatezza a libertà
libertà nomen agentis , libera, è libero colui che libera
de vulgari eloquentia , latino sul volgare
raffigurano meglio il mistero divino
poetico il linguaggio della bibbia
mania poetica di platone
dio che entusiasma entra nel poeta che dice, amore che detta io che dico
poeta dictator
vs tommaso pesia infima cognitio
grande cantico biblico
linguaggio biblieco
dante procedimento inverso, realtà una delle tante possibili manifestazioni simboliche grazie alle quali l'uomo può intravedere e sentire la verità, che è in eterno presente in dio, e ogni opera attraversata dallo spirito di profezia è verità
Leggere Proust vuol dire, secondo Piperno, trovarsi di fronte
"la forza rabbiosa di uno scrittore che la tradizione ci consegna come una sorta di simulacro di fragilità e deliquescenze morali (...). Invece il vigore muscolare di Proust annienta i suoi esegeti, anche quelli più scaltri, anche i più cinici e nichilisti " (p.161)
Le pagine conclusive della Recherche sono dunque un Inferno i cui dannati sono però inconsapevoli e irresponsabili.
L’affare Dreyfus ha il suo eroe non i Dreyfus ma in Clemenceau, e non comincia con l’arresto dell’ufficiale israelita dello stato maggiore, bensì con lo scandalo di Panama.
L’antisemitismo del XIX secolo raggiunse comunque il suo culmine in Francia e venne sconfitto perché rimase una questione interna; le sue caratteristiche essenziali riapparvero in Germania e in Austria dopo la prima guerra mondiale.
Disraeli aveva scoperto che il vizio non era altro che il corrispondente riflesso del delitto nella società Se accettata da questa, la malvagità umana si trasforma da atto volitivo in qualità psicologica intrinseca,che l’individuo non può scegliere o respingere perché gli è imposta dall’esterno.
Il Faubourg Saint-Germain ammetteva nella sua cerchia gli invertiti perché si sentiva attratto da quello che giudicava un vizio, la società non dubitava affatto che gli omosessuali fossero dei delinquenti e gli ebrei dei traditori, semplicemente aveva modificato il suo atteggiamento verso il delitto e la slealtà.
La differenza tra il Faubourg Saint-Germain e, che aveva improvvisamente scoperto l’attrattiva degli ebrei e degli invertiti, e la folla che gridava “morte agli ebrei” era che i salotti non si erano ancora apertamente associati al delitto. Da un lato essi non desideravano ancora partecipare direttamente all’uccisione, dall’altra continuavano a manifestare apertamente antipatia per gli ebrei e orrore per gli invertiti. Ciò dava luogo a una situazione equivoca in cui i nuovi venuti non potevano confessare francamente la loro identità, ma neppure nasconderla.
Quanto più l’origine ebraica perdeva il suo significato religioso,nazionale, socio-economico, tanto più l’ebraicità diventava ossessiva; gli ebrei ne erano ossessionati come un difetto o una dote fisica, e attaccati a essa come a un vizio.
Gli ebrei, o gli invertiti, sentivano che avrebbero perso la loro prerogativa in una società di ebrei, o di invertiti, dove l’ebraicità, o l’omosessualità, sarebbe stata la cosa più naturale e più banale del mondo.
La trasformazione del “delitto” del giudaismo nell’elegante “vizio” dell’ebraicità fu estremamente pericolosa. Un delitto era colpito con la punizione, un vizio non poteva che essere estirpato.
L’antisemitismo si mostrò in Europa come un inestricabile miscuglio di motivi politici e di elementi sociali.
(...)
"Descrive con abbondanza di particolari come la società, costantemente alla ricerca del bizzarro, dell'esotico, del pericoloso, finalmente identifichi il mostruoso col raffinato e si prepari ad ammettere mostruosità, reali o immaginarie...." (pag.115)
Hannah Arendt "Le origini del totalitarismo", Edizioni di Comunità, Torino, 1999
' Dal momento che è possibile che le cose stiano nel modo da noi prospettato -del resto, se si respinge questa nostra spiegazione, tutte le cose deriverebbero dalla notte o dal -tutto-insieme' o dal non-essere - si possono ritenere risolte tutte le precedenti aporie; esiste, quindi, qualcosa che è sempre mosso secondo un moto incessante, e questo modo è la conversione circolare (e ciò risulta con evidenza non solo in virtù di un ragionamento, ma in base ai fatti), e di conseguenza si deve ammettere l'eternità del primo cielo. Ed esiste, pertanto, anche qualcosa che provoca il moto del primo cielo. Ma dal momento che ciò che subisce e provoca il movimento è un intermedio, c'è tuttavia un qualcosa che provoca il movimento senza essere mosso, un qualcosa di eterno che è, insieme, sostanza e atto. Un movimento di tal genere è provocato sia da ciò che è oggetto di desiderio sia da ciò che è oggetto di pensiero. Ma questi due oggetti, se vengono intesi nella loro accezione più elevata, sono tra loro identici. Infatti, è oggetto del nostro desiderio il bello nel suo manifestarsi, mentre è oggetto principale della nostra volontà il bello nella sua autenticità; ed è più esatto ritenere che noi desideriamo una cosa perché ci si mostra bella, anziché ritenere che essa ci sembri bella per il solo fatto che noi la desideriamo: principio è, infatti, il pensiero. Ma il pensiero è mosso dall'intellegibile, e una delle due serie di contrari è intellegibile per propria essenza, e il primo posto di questa serie è riservato alla sostanza e, nell'ambito di questa, occupa il primo posto quella sostanza che è semplice ed è in-atto ( e l'uno e il semplice non sono la medesima cosa, dato che il termine uno sta ad indicare che un dato oggetto è misura di qualche altro, mentre il termine semplice sta ad indicare che l'oggetto stesso è in un determinato stato). Ma tanto il bello quanto ciò che per la sua essenza è desiderabile rientrano nella medesima categoria di contrari; e quel che occupa il primo posto della serie è sempre pttimo o analogo all'ottimo. La presenza di una causa finale negli esseri immobili è provata dall'esame diairetico del termine: infatti, la causa finale non è solo in vista di qualcosa, ma è anche proprietà di qualcosa, e, mentre nella prima accezione non può avere esistenza tra gli esseri immobili, nella seconda accezione può esistere tra essi. Ed essa produce il movimento come fa un oggetto amato, mentre le altre cose producono il movimento perché sono esse stesse mosse. E così, una cosa che è mossa può essere anche altrimenti da come essa è, e di conseguenza il primo mobile, quantunque sia in atto, può -limitatamente al luogo, anche se non alla sostanza- trovarsi in uno stato diverso, in virtù del solo fatto che è mosso; ma, poiché c'è qualcosa che produce il movimento senza essere, esso stesso, mosso ed essendo in atto, non è possibile che questo qualcosa sia mai altrimenti da come è. Infatti, il primo dei cangiamenti è il moto locale, e, nell'ambito di questo, ha il primato la conversione circolare, e il moto di quest'ultima è prodotto dal primo motore. Il primo motore, dunque, è un essere necessariamente esistente e, in quanto la sua esistenza è necessaria, si identifica col bene e, sotto questo profilo, è principio. Il termine 'necessario', infatti, si usa nelle tre accezioni seguenti: come ciò che è per violenza perché si oppone all'impulso naturale, come ciò senza di cui non può esistere il bene e, infine, come ciò che non può essere altrimenti da come è, ma solo in un unico e semplice modo. E' questo, dunque, il principio da cui dipendono il cielo e la natura. Ed esso è una vita simile a quella che, per breve tempo, è per noi la migliore. Esso è, invero, eternamente in questo stato (cosa impossibile per noi!), poiché il suo atto è anche piacere (e per questo motivo il ridestarsi, il provare una sensazione, il pensare sono atti molto piacevoli, e in grazia di questi atti anche speranze e ricordi arrecano piacere). E il pensiero nella sua essenza ha per oggetto quel che, nella propria essenza, è ottimo, e quanto più esso è autenticamente se stesso, tanto più ha come suo oggetto quel che è ottimo nel modo più autentico. L'intelletto pensa se stesso per partecipazione dell'intellegibile, giacchè esso stesso diventa intellegibile venendo a contatto col suo oggetto e pensandolo, di modo che l'intelletto e intellegibile vengono ad identificarsi. E', infatti, l'intelletto il ricettacolo dell'intellegibile, ossia dell'essenza, e l'intelletto, nel momento in cui ha il possesso del suo oggetto, è in atto, e di conseguenza l'atto, piuttosto che la potenza, è ciò che di divino l'intelletto sembra possedere, e l'atto della contemplazione è cosa piacevole e buona al massimo grado. Se, pertanto, Dio è sempre in quello stato di beatitudine in cui noi veniamo a trovarci solo talvolta, un tale stato è meraviglioso; e se la beatitudine di Dio è ancora maggiore, essa è oggetto di meraviglia ancora più grande. Ma Dio è, appunto, in tale stato! Ed è sua proprietà la vita, perché l'atto dell'intelletto è vita, ed egli appunto è quest'atto, e l'atto divino, nella sua essenza, è vita ottima ed eterna. Noi affermiamo, allora, che Dio è un essere vivente, sicchè a Dio appartengono vita e durata continua ed eterna: tutto questo, appunto, è Dio! ' (Metafisica, 12.7.1072a19-1072b30)
Può essere intesa in senso dinamico, come nell'idealismo, come manifestazione dell'Assoluto nella storia, che è iniziata (causata) dall'Assoluto e finisce col ritorno all'Assoluto -che quindi è anche la fine e il fine ultimo, l'effetto, oltreché la causa prima-: l'Assoluto non è solo l'inizio e la fine, ma è l'intera storia in ogni suo istante, e nulla di più oltre questa, per cui l'Assoluto solo alla fine è veramente ciò che è, vede sé stesso ed è visto dagli altri compiuto nella storia, ed è così -solo alla fine, quando è propriamente e veramente- causa di sé stesso.
Né la virtù si può possedere come un'arte qualunque che, una volta imparata, si possa metter da parte: bisogna ch'essa, per esistere, sia tutta in pratica; poiché un'arte, anche quando non la si eserciti, la si ritiene per le sue nozioni tecniche, e la virtù invece esiste soltanto nell'uso che se ne fa; ed il più alto uso che si possa farne é quello di governare un popolo e di perfezionarsi in quelle nobili pratiche di cui si fa gran parlare dovunque. Ma, un perfezionarsi, intendiamoci, non puramente oratorio sibbene effettivo. Tutto quel che di giusto e di bello dicano i filosofi, non é che l'effetto e la conferma della virtù di coloro che sono stati legislatori dei popoli. Da chi infatti nasce il senso della devozione o la fede religiosa? Da chi emana il diritto delle genti e quello stesso che si chiama diritto civile? Donde nascono la giustizia, la fede, l'equità? Donde il pudore e la continenza e l'odio d'ogni turpitudine e il desiderio della bellezza e della gloria? Donde la fortezza nelle fatiche e nei pericoli? Certo da coloro che, dopo aver ispirato queste virtù agli uomini con le loro dottrine, parte ne confermarono col costume e le altre sancirono con le leggi. Si racconta persino che Xenocrate, filosofo dei più generosi, essendogli stato chiesto in che cosa ai suoi alunni giovassero le sue dottrine, rispondesse: "nel sapere essi fare spontaneamente quel che loro imporrebbero le leggi" . Quel cittadino dunque che sa costringere tutto un popolo con l'impero e la minaccia delle leggi a far quello che i filosofi potrebbero persuadere con le loro dottrine soltanto a pochi alunni, é dunque da preferire a quegli stessi maestri che sanno soltanto dimostrare la teorica bontà delle leggi. Quale mai squisita eloquenza di questi ultimi potrebbe essere anteposta ad un ordine civile ben costituito per istituzioni e per costume? Come infatti io trovo preferibili di gran lunga, per dirla con Ennio, "le città grandi e imperiose" ai villaggi e ai castelli, così trovo preferibile, per la sicura conoscenza delle cose politiche, chi quelle città abbia governato con saggezza e con autorità a chi sia sempre rimasto lontano dai pubblici affari. E, poiché ci entusiasma in particolar modo l'idea d'accrescere le forze del genere umano, e volgiamo ogni nostro pensiero e ogni nostra fatica ad accrescere la sicurezza e il benessere della vita umana, spinti a questo piacere dagli impulsi stessi della nostra natura, procediamo sicuri per quella via che fu sempre cara ai nostri grandi, e non diamo retta a coloro che vorrebbero suonarci la ritirata e far retrocedere quelli che si son già di buon tratto avanzati.
(Cicerone, De re publica I, 2)