Quindi anche lo scienziato ebreo di oggi non si pone più il problema dell’Ebraismo: se fa il medico o il fisico (scienze più o meno esatte), o è professionista di questo o quell’altro campo del sapere, non si interroga sul suo ruolo nel mondo ebraico: fa lo scienziato o fa il tecnico, cura il malato, studia l’anatomia, non si interroga sulla sacralità della vita e del corpo umano vivo o morto. Normalmente avviene così. Questo comporta delle scissioni non positive dal punto di vista di tutti gli aspetti quotidiani del vivere, perché si sono creati dei campi non comunicanti tra di loro, in quasi tutto il mondo occidentale, specialmente nello Stato di Israele e in Europa, per cui si è creata una netta dicotomia tra il mondo dei religiosi e quello dei laici. Quindi, anche fra gli ebrei, i religiosi sono quelli che si occupano di religione e dello studio della Toràh, alcuni non lavorano, perché è un peccato (peccato sia nel senso di spreco del tempo, sia nel senso dell’importanza del sacro) perdere tempo per lavorare: è giusto che altri, che non sono in grado di studiare a un certo livello, mantengano coloro che devono impiegare tutto il tempo e le energie disponibili nello studio e nell’insegnamento della scienza divina.
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