Lo sguardo che rifiuta la messa a fuoco prospettica si attesta su una profondità di campo media, che non è né quella dell’universale (ancora umanistico), né quella del particolare: è quella del tratto transindividuale. La rappresentazione di soggettività permeabili, cui contribuiscono tanto la filosofia quanto le ricerche più recenti sul funzionamento della mente umana, suggerisce che al movimento di indifferenziazione prodotto da alcuni vettori del movimento sociale, alla tendenza all’interconnessione e alla creazione di aggregazioni intersoggettive, alla costituzione di un «cervello collettivo» dislocato nell’ambiente della comunicazione digitale, alla pressione semiotica che modella le strutture cerebrali, spingendole a funzionare in una dimensione sovraindividuale, non necessariamente si debba rispondere in termini di contenimento della dissoluzione, di creazione di vincoli e legami che preservino, ancora, i confini dell’individuo senza qualità. Il libro di Paolo Godani dimostra che forse si può guardare alla ristrutturazione complessiva che sta travolgendo i paradigmi dell’umano in termini di possibilità e di liberazione.

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