In tale movimento critico della rappresentazione e del simbolo, Warburg – che è stato contemporaneo di Freud – ha quindi riscontrato il sintomo, ovvero un avvenimento che raccoglie simboli contraddittori che “montano” gli uni con gli altri dei significati opposti, in breve, mette in crisi i regimi abituali della rappresentazione e del simbolo. Warburg ha aperto anche il campo a una conoscenza critica delle immagini, ciò che Freud praticava anche nella sua “psicologia in profondità” a proposito dei sogni, dei fantasmi, dei sintomi. È appassionante constatare che tale rivoluzione nelle scienze umane è andata di pari passo con uno sviluppo generalizzato, in tutti i campi possibili – pittorico (Picasso, i dadaisti), letterario (James Joyce), filosofico (Walter Benjamin), estetico (Georges Bataille, Carl Einstein) o cinematografico (Eiseinstein) – delle tecniche di montaggio. Ciò che definisco, in analogia alla Conoscenza dagli abissi di Henri Michaux, una “conoscenza attraverso il montaggio”

appare croce non teoretico wquanto gentile ne abbastanza radicale come gramsci
pensatore appare attardao

caratteeri antifilosofici e antitoretici
NON FILOSOFI PURE m a filosofia cokmmista are storia politica e attraversa tutti lionguaggi
storia rilievo filosofico
fi,losofia legata temnpo e storia  E STORIA LEGATA ALLA FILOSOFIA ne f qualche cosa di più della storia
e storia è pensiero

storia è dimensione dello spirito

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natura popli CRUDA SEVERA BENIGNA DELICATA DISSOLUTA

la mente umana è naturalmente portata VICO  a dilettarsi dell'uniforme

prima sentono senza avvertire, poi avvertiscono con animo perturbato e commosso e finalemnte riflettono con mente pura


comune natura nazioni

narra vicende uomini mondo e uomini visti sotto il punto di vista della loro storicità
guardare vicende umane da un punto di vista scientificamente sotirco

scienza nuova paragohnalibile grande quadro barocco luce ombra storia mitoogia poesia diritto FUSO in un affresco

raporto origine e storia rapporto divinità e tempo, oredine temporale tetrno e tempi diversi popoli e nazioni ripercorropono stessi passaggi fondamentali rsapporto tempi diversi e linguaggio

lingue diverse età dei eroi uomini
età degli eoir lingua linguaggio mitologico non atrsatta non logica e ELEMENTO DEL CORPO

origine storia mondo giganti vagano deformi smisurati e commisti corpo dimensione avvolge storia origina corpo e mente linguaggio a che vbedere con corporeità
cervello linguaggio idee e corpo
corpo non dimensione secondaria

poesia immaginazione poetica figurale corporei e superiore a peso rispetto alla ragione
mente immersa nei corpoi vita caratter e corporeo giganti vengono colpiti forza fuklmine lampo squarcia tenebre
immaginare dimensione trascendete lampo e necessità seppelire morti e quindi inizio civiltà

tema ricorso, idea storia non lineare in avanti, MOMENTI STAGIONI e regressione e barbarie quindi ripego su di se, caratterisrica della storia stwssa
ordine storia è ciclico NON CIRCOLARE ANRICA NE LINEARE CRISTIANA E MODERNA

livwello moderno maturità e sofisticazione
DEVE RICOSTRUIRSI
ritorno stato iniziale barbarie

uomini affidamento propria ragione dispiegata perdewre senso materialitò corporea finitezza energia originaria CADUTA NELLA BORIA DEI DOTTI momento di crisi

RISCHIO O SPERIMENTAZIONE NELLECCESSO AUTOCONSERVAZIONE legame storia e crisi, dimensione costitutiva storia,
crisi civiltà
riparte dalla riformulazione dei valori precrisi non da zero

ETEROGENESI DEI FINI uomini muovono direzione non sempre raggiungono direzione verso cui muovono ma tentativo procura effetto conterario a quello che si voleva


La donna greca non veniva presa in considerazione non aveva diritto di voto,di partecipare alla vita politica,alle Olimpiadi...(certo poi dipende cosa intendi tu per "Grecia" perché ad esempio a Sparta la donna poteva partecipare ad attività fisiche,addirittura danzavano nude,per ordine di Licurgo le donne spartane fino all'età di 16 anni dovevano avere la stessa educazione dei maschi,cosa che ad Atene era impensabile). 
Dunque parliamo della donna ateniese, come donna greca in generale, se vogliamo sottolineare questi soggetti senza alcun diritto!La donne ateniesi non disponevano (come ho già detto) di alcun diritto giuridico o politico,come gli schiavi. Dovevano vivere chiuse nel gineceo (da gynè "donna" e oikos"abitazione,casa")cioè un'ala appartata della casa lontano dagli sguardi degli uomini.L'unica possibilità di uscita riguardava le feste religiose... 
Durante però l'ellenismo c'è da dire che la donna greca ottiene una maggiore indipendenza economica:può scegliere chi sposare,se odattare prole(ovvero figli),se vendere o comprare beni mobili o immobili.Questo permise,ad alcune donne,di accumulare ricchezze e addirittura di migliorare,attraverso donazioni o con legati,la condizione di vita dei concittadini!!! 
Inoltre in campo politico è più libera,ci furono anche poetesse e filosofe:Delle vere e proprie donne di cultura. 
Ma non voglio fare un discorso solo sulle donne greche perchè ci perderemmo... 
Passiamo alla donna romana. 
A roma la donna si sposava in età precoce,circa durante i 13 o i 14 anni con uomini più anziani. 
La forma di matrimonio più diffusa era la "cum manu" in cui la donna era in uno stato di totale sottomissione 
Il matrimonio era un atto pubblico stipulato tra le diverse famiglie degli sposi... 
Per elogiare una donna si scriveva sulla sua tomba "Fu casta,si occupò della casa,filò la lana". 
La donna romana dunque era moglie,madre,e custode del focolare,colei che manteneva sempre viva la fiamma della dea Vesta, protettrice della casa... 
Le donne nubili o non sposate non avevo alcun diritto giuridico in quanto dipendevano dal padre o dai parenti più prossimi... 
Ora parliamo di un'altra grande differenza "Il pantheon greco" e "Il pantheon romano" 
Il pantheon romano,stavolta parto da Roma,aveva come dio supremo Giove,dio della Luce e personificazione del fulmine e della pioggia. 
Giove condivise da principio le sorti con Marte,dio della guerra e Quirino fu identificato con Romolo,nella cosiddetta "Triade Arcaica". 
Giove fu associato a due divinità femminili: Minerva,dea degli artigiani e Giunone dea della nascita: era la cosiddetta "Triade Capitolina". 
La nascita di altri dei è probabilmente legata ad influenze di natura ellenica. 
Molta importanza avevano gli dei familiari come: Mani (gli spiriti dei morti),i Lari(spiriti dei campi,protettori della famiglia) e i Penati(dei che si ereditavano di padre in figlio). 
Ora passiamo al pantheon greco: 
Gli dei greci,concepiti i forma umana,avevano dimora sulla cima del monte Olimpo,il più alto di tutta la penisola ellenica.Re degli dei era Zeus,signore del cielo,della folgore splendente e di tutti i fenomeni celesti.Era fu sorella e sposa di Zeus,signora del cielo e regina degli dei. 
I due fratelli Artemide e Apollo,figli dell'unione illegittima tra Zeus e Latona,erano collegati strettamente all'universo giovanile.Artemide dea della luna e dalla caccia,proteggeva le giovani fanciulle e veniva invocata come divinità tutelare del parto.Apollo era invece dio del sole,dei giovani uomini,della luce e della verità. 
Da Zeus e Meti naque Atena,dea della saggezza,della conoscenza e della prudenza. 
Ares fu invece il dio della contesa e della furia guerriera. 
Afrodite nata dalla schiuma,creata dalla caduta nel mare Egeo dei genitali (xd) di Urano,dio del cielo,che fu spodestato da Crono,il padre di Zeus. 
Afrodite dea della bellezza e dall'amore,non colse le offerte amorose di Zeus e fu costretta a sposare Efesto,figlio zoppo e deforme di Zeus ed Era,dio fabbro,della arti manuali.Aveva dimora all'interno del monte Vulcano,nell'arcipelago delle Eolie,dove fabbricava armi e gioelli per dei ed eroi(come il fantastico scudo di Achille). Altri dei erano Poseidone fratello di Zeus dio del mare e dei terremoti,possedeva un terrificante trjdente.Demetra dea dei raccolti e del grano.Dionisio dio del vino e protettore dei banchetti. 
Sopra agli dei,ci stava una forza che nessuno,nemmeno essi stessi,poteva cavalcare: Il Fato. 
I Greci credevano nel corpo e nell'anima e che questa,dopo la morte,non si disfacesse ma bensì continuasse a vivere in un'altra dimensione. 
Nel momento dell'inumazione venivano poste due monete negli occhi del defundo per pagare Caronte il traghettatore che avrebbe portato le anime dei defundi nell'aldilà del regno di Ade(dio dei morti). 
uomo romano




uomo greco individualismo greco




Le differenze tra antichi greci e latini. Le due patrie dei romani

La Repubblica 2.2.12
Le differenze tra antichi greci e latini. Le due patrie dei romani
di Maurizio Bettini


Quando Romolo fondò Roma, accogliendo nel celebre asylum gente di ogni provenienza e condizione, non si limitò a scavare un solco destinato a segnare il perimetro delle mura. Al centro del tracciato aprì infatti una fossa, affinché ciascuno degli stranieri potesse gettarvi dentro una zolla della propria terra d'origine. In questo modo il suolo della futura Città risultò da una vera e propria mistione di terre, quella del Lazio e quella nativa di ciascun cittadino. Il significato di questo mito balza agli occhi se solo lo si confronta con il modo in cui immaginavano le proprie origini gli Ateniesi. Essi raccontavano infatti che i primi re - Cecrope ed Erittonio - erano venuti su direttamente dalla terra, e che erano addirittura per metà serpenti, le creature più terrestri che esistano. Conformemente a ciò gli Ateniesi consideravano anche se stessi autochthones, ossia (ancora una volta) "venuti su dalla terra". Il contrasto non potrebbe essere più evidente: se ad Atene è la terra che produce gli uomini, a Roma sono gli uomini che producono la terra.
Questi due miti rispecchiano due modi contrapposti di immaginare l'appartenenza civica. Ad Atene terra e sangue fanno tutt'uno, questa città di "autoctoni" accetta, come cittadini, solo coloro che sono figli a loro volta di cittadini ateniesi. Al contrario Roma costituisce una comunità della quale, indipendentemente dal proprio sangue, si può acquisire il diritto di far parte - ma sempre (per dir così) portando con sé una zolla della terra d'origine. In che modo? Ce lo spiega Cicerone, dialogando con Attico nelle Leggi.
Tutti coloro che vivono nei municipi - diceva - hanno due patrie, una di natura, l'altra di cittadinanza; una che riguarda il luogo, l'altra il diritto. Anche lui del resto aveva due patrie: da una parte Arpino, il municipio da cui proveniva la sua famiglia; dall'altra Roma. Ma come, si stupiva Attico, dunque non pensava che era Roma la sua patria? Certo, rispondeva Cicerone, e per la Città egli avrebbe dato anche la vita, secondo il dovere di ogni buon cittadino. Questo però non gli impediva di avere anche un'altra patria, non di cittadinanza ma di natura, non di ius ma di locus. Per comprendere il significato di queste singolari affermazioni dell'Arpinate (ecco perché lo hanno sempre chiamato così), bisogna ricordare che dopo la fine delle guerre sociali, all'inizio del primo secolo a. C., i Romani avevano inaugurato una politica della cittadinanza che, in qualche modo, traduceva in legge quella famosa zolla di terra. Ai cittadini veniva infatti attribuita una origo, ossia un "luogo originario", città, colonia o municipio che fosse. Tale origo connetteva ciascuno a una comunità i cui appartenenti avevano ricevuto collettivamente la cittadinanza romana. Questa "patria di luogo", come la chiamava Cicerone, che si trasmetteva di padre in figlio, poteva essere in Italia, però anche in Spagna o sulle coste del Mediterraneo. Di conseguenza gran parte dei cittadini romani erano tali proprio in quanto e perché avevano una "origine" non romana. Altro non ci si sarebbe potuti aspettare, del resto, da un popolo che immaginava in questo modo perfino i propri dèi e il proprio mitico antenato. I Penati della Città, divinità civiche per eccellenza, i Romani li avevano infatti collocati non a Roma ma altrove, a Lavinio, dove si sosteneva che essi avessero (al solito) la propria origo; mentre come capostipite si erano notoriamente scelti un troiano, Enea, che in quanto tale aveva un' origo ben lontana dal Lazio. Il fatto è che i cittadini di Roma avevano fatto una scoperta preziosa: come sentirsi se stessi non a dispetto dell'essere altri, ma proprio grazie a questo.
Croazia di Platone età storia ideale dei uomini eroi
Non regressione ma progressione della successione 

Vico conservatore illuminista precursore romanticismo

Fine 600 Empirismo  primato ragione comune vs razionalismo carte suo leibnoz
Illuminismo Francia voltaire
Mondo vita storia forza e legge
Centro storia Roma antica conflitto Patrizi  e plebei continui passaggi da mondo ferino a fase civile attraverso regni e repubbliche costituzione mondo della pirica e della storia


Vico dimensione diritto
Orizzonte rapporto forza e legge uomini dominati e soggetti di forza e violenza contenuta corretta sempre più dalla dimensione della legge
Circondato corretto contenuto dalla legge  la forza

Uomo politico Machiavelli immerso orza astuzia leone e volpe
Per vico processo progressiva universalizzazione da dimensione particolare ad universale 

Diritto ciò che mette in rapporto conservazione singol uomo con conservazione comunità mondo comune società 
Mondo vita storia forza e legge
Moderni critica distinzione fai dal vero è vero assoluto dal probabile
Filosofi antichi risalto topica, capacità indagare non verità assolute ma mondo probabile eventuale . Il mondo effettivo della vita e della storia

Contrapposizione cogito ergo sum il criterio uomini conoscono verità che essi stessi hanno fatto quindi mondo storia astrazione della filosofia e logica contrappone vita stessa movimento contraddizioni e storia con i suoi passaggi e rifiuta Vico la sepeazione fa mente e corpo

Mente idee immagini ideali immersi mondo fatto di corpi corpi collettivi masse e moltitudini che hanno atto la storia

Concezione pensiero pratico politica del pensiero 
Soggetto umano non autosufficiente perché da un lato fa riferimento a Dio e dal altro alla comunità uomini nella quale è immerso e pensa 




sovradeterminazione In psicanalisi, la condizione di ciò che è determinato da una pluralità di fattori, come alcuni fenomeni dell’inconscio, in particolare i sogni (ma anche i lapsus, gli atti mancati ecc.) nei quali, a causa della condensazione, un’immagine manifesta si compone di più contenuti latenti che l’interpretazione corretta deve cercare di ricostruire.
Firenze era costantemente messa avanti a discapito delle altre città italiane, senza contare il rigetto virulento dell’arte settentrionale – una grande narrazione fondativa con i suoi nonni (Giotto), i suoi padri (Masaccio, Brunelleschi) e i suoi figli, prodigiosi come dovrebbero (Michelangelo)
Pertanto si verifica una nuova dicotomia: o vivete muti e nessuno, neanche voi stessi, saprà niente di ciò che succede perché un’esperienza muta (in questo momento) non farà mai una vera esperienza (l’eventuale saggezza o scienza che si può ricavare da questo momento). Oppure tentate ciò che mi appare allo stesso tempo necessario e impossibile da realizzare: trovare le parole malgrado tutto per questa esperienza, trovare il gioco di parole capace di accordare malgrado tutto questa esperienza al nostro pensiero. L’immagine ha valore nella misura in cui è capace di modificare il nostro pensiero, cioè di rinnovare il nostro linguaggio e la nostra conoscenza del mondo. È come quando Jean Genet, davanti agli autoritratti di Rembrandt, scrive: “sta scherzando, si sta divertendo”, e non: “egli ride, sorride”. Perché in questa differenza c’è la pittura stessa di Rembrandt, il suo tocco, il suo tratto che provoca sulla tela “rigagnoli” o “stagni” di colore. Si guarda quindi con le parole, a condizione che esse compongano una poetica, una possibilità di esplorare con delle parole il territorio dell’immagine che sfugge al discorso.
Lo sguardo che rifiuta la messa a fuoco prospettica si attesta su una profondità di campo media, che non è né quella dell’universale (ancora umanistico), né quella del particolare: è quella del tratto transindividuale. La rappresentazione di soggettività permeabili, cui contribuiscono tanto la filosofia quanto le ricerche più recenti sul funzionamento della mente umana, suggerisce che al movimento di indifferenziazione prodotto da alcuni vettori del movimento sociale, alla tendenza all’interconnessione e alla creazione di aggregazioni intersoggettive, alla costituzione di un «cervello collettivo» dislocato nell’ambiente della comunicazione digitale, alla pressione semiotica che modella le strutture cerebrali, spingendole a funzionare in una dimensione sovraindividuale, non necessariamente si debba rispondere in termini di contenimento della dissoluzione, di creazione di vincoli e legami che preservino, ancora, i confini dell’individuo senza qualità. Il libro di Paolo Godani dimostra che forse si può guardare alla ristrutturazione complessiva che sta travolgendo i paradigmi dell’umano in termini di possibilità e di liberazione.
«Le teorie, diceva Popper, sono reti gettate per catturare quello che noi chiamiamo ‘il mondo’. Ci sforziamo di rendere la trama sempre più sottile». Ma qualcosa sfugge sempre, pesci piccoli e, di necessità, l’acqua in cui vivono: le reti catturano forme solide, mentre si lasciano sfuggire il fluido informe. Ogni rete, oltre a un punto difettoso, possiede anche un che di perturbante: come gli organismi viventi, si organizza da sé, trasforma il disordine in ordine, impone le sue norme, forse è lei il vero Soggetto. In un racconto di Primo Levi, “A fin di bene” (composto intorno al 1970), si immagina che una Rete telefonica, estesa all’Europa intera, giunga ad un tale livello di complessità da comportarsi come un centro nervoso: acquisisce coscienza e volontà, “autonomia”, s’intromette nelle conversazioni private, cercando di assumere il controllo delle vite degli umani.


Prima che siano gli uomini a comunicare, sono le cose stesse a tessere fra loro scambi d’informazioni. Un pezzo di cera (metafora cartesiana, ripresa da Gaston Bachelard), un cristallo (Bravais a metà Ottocento ne mostra le strutture reticolari), una roccia metamorfica, una molecola di penicillina o la pagina su cui scrivo, sono tutti supporti oggettivi, che ricevono, conservano e restituiscono informazione.


La rete è modello eminente per il flusso comunicazionale: su di essa, annunciò Michel Serres negli anni Sessanta, transita Ermes, dio dei commerci e dei ladri, messaggero degli dei, angelos mediatore. Chi si pone “tra” e abita la soglia può consentire il passaggio ma può anche deviarlo e parassitarlo; nessuna comunicazione è ottimale, qualcosa lungo la rete si disperde, entropia delle piccole energie. La monadologia leibniziana è il primo esempio di un universo di comunicazioni; lì gli scambi sono regolati dalla mediazione onnisciente di Dio, dalla sua “armonia prestabilita”, emblema della complicazione più che della complessità, dato che l’ordine, pur non disponibile alla mente umana, rimane orizzonte di riferimento. La rete che diviene immagine eminente della contemporaneità, invece, non ha più gerarchie, non possiede più né centro né postazione dominante: labirinto a molteplicità di entrate, scorrere di fiumi che non sfociano in mare, il sistema di comunicazione di Ermes è politeista o multicentrato. «La rete, il labirinto …, rimpiazzano le catene lineari e segmentate: il “disordine” – a più entrate – è più fondamentale dell’ordine» (Michel Serres).


In principio è la relazione: non sono gli elementi, particelle o mattoni, a essere primari e decisivi, ma le connessioni che si creano fra essi, perché sono queste a produrre proprietà che le parti di per sé non possiedono. Proprietà “emergenti” si dirà, in virtù delle quali vale il noto principio per cui “il tutto è superiore alla somma delle parti”. Istruiti dagli sviluppi della cibernetica e da quell’altra scienza “trasversale” che è la teoria dell’informazione, si comincia a pensare che, in analogia alle macchine dotate di servomeccanismi, dove causalità circolari innescano processi di retroazione (feedback), anche gli organismi viventi siano intrecci di reti: sistemi auto-poietici, che si producono da sé, e si tengono in scarto all’equilibrio entropico grazie a scambi di energia e materia con l’esterno.


La catena, ha osservato Foucault, era figura del Medesimo. Prima che la modernità si affidasse a una lettura del mondo in termini d’identità e differenze, misura e ordine, a dominare erano le figure della somiglianza: «il mondo forma catena con sé medesimo. In ogni punto di contatto comincia e finisce un anello che somiglia al precedente e somiglia al seguente». Il mondo si avvolge su di sé, la terra replica il cielo, la rappresentazione si offre come ripresentazione, teatro della vita o specchio del mondo. Anche per questo l’immagine della Grande Catena dell’essere, governata dalla Mente divina, poteva ricordare il senso della comune appartenenza di tutte le creature a un unico destino, ricordava Gregory Bateson.


Nel diagramma a rete, da una pluralità di elementi si dipartono molteplici cammini verso ogni direzione; si formano così nodi, punti d’incrocio e connessioni, luoghi in cui s’intrecciano scambi e comunicazioni. E ogni cosiddetto elemento è a sua volta una rete: nello stagno formicolante di pesci, ogni pesce formicola di stagni (Leibniz).


La transizione dalla catena alla rete è traduzione in figura del passaggio da Cartesio a Leibniz: da un pensiero ancora dominato dall’ansia della reductio ad unum, al consapevole abbandono di ogni immagine lineare, troppo povera per dar conto dell’intrico della realtà.


quindi una rete interconnessa, policentrica e multilineare “entro la quale” – sono parole di Calvino – “si possono tracciare molteplici percorsi e ricavare conclusioni plurime e ramificate”.


I concetti si fanno nomadi, metodi e modelli entrano nel gioco di scambi, importazioni ed esportazioni; ogni scienza è complessione, luogo d’intersezioni e trasporti continuati, punto di vista prospettico da cui osservare il tutto.


Prima che siano gli uomini a comunicare, sono le cose stesse a tessere fra loro scambi d’informazioni. Un pezzo di cera (metafora cartesiana, ripresa da Gaston Bachelard), un cristallo (Bravais a metà Ottocento ne mostra le strutture reticolari), una roccia metamorfica, una molecola di penicillina o la pagina su cui scrivo, sono tutti supporti oggettivi, che ricevono, conservano e restituiscono informazione. Il mondo esiste sotto forma di rete comunicante, gioco continuato di testi che si traducono: ce ne darà conferma la doppia elica del DNA, rete di circolazioni, messaggi scritti e codici di decifrazione, che caratterizza il migliore spazio di comunicazione conosciuto, quello degli organismi. L’Ermes caro a Serres è il dio dei biochimici, la vita è comunicazione, e l’informazione si trasmette da oggetto ad oggetto; il soggetto umano non fa che intervenire in modo intermittente sulla continuità della relazione fra oggetti. Io sono uno scambiatore fra gli altri, momento intermittente, nodo d’emissione e di ricezione, assorbo e ridistribuisco la tonalità continua del Noi universale che pensa. Al posto dell’Io, l’antico sovrano del pensare, buco nero che assorbiva ogni altra realtà, per il quale il mondo era ciò che sta contro (ob-jectum, Gegen-stand), il nuovo soggetto è immerso nella rete universale degli oggetti, circondati e avvolti dall’altra rete, quella dei grafi dei nostri saperi.
L’uno si lega all’altro: il Deleuze sessantottino e il Deleuze metafisico fanno parte di un continuum coerente, disposti come sono sullo stesso piano d’immanenza. Ed è così che Ronchi sottolinea come la tesi dell’univocità dell’Essere sia a un tempo una tesi ontologica e politica dato che è stato proprio il 68 a rivolgere “uno sguardo indiscreto a questo piano di immanenza assoluta nel quale le gerarchie stabilite tra gli enti, i loro differenti gradi di partecipazione all’essere, i loro rapporti regolati da leggi immutabili (categorie) sono solo degli ‘effetti’ ottici, prodotti da dispositivi di potere che ‘striano’ il piano per renderlo governabile”. Oggi, che il 68 ha trovato i propri rinnegati, sia a destra sia a sinistra, sia in Francia sia in Italia, sarebbe bene ricordarsi di questo filosofo che solitario fino alla propria morte ha continuato a ribadire – contro tutte le opinioni correnti, che a partire dagli anni Ottanta a oggi sono solo aumentate – che quell’evento non è stato immaginario (l’anti-autoritarismo giovanilistico), né simbolico (la crisi dell’autorità paterna) come tutti vogliono farci credere: ma che ha invece visto introdursi nella storia “un reale puro”. Perché per credere ancora nonostante tutto al reale di questo mondo – e all’assenza di ogni trascendenza o come direbbe Lacan di ogni metalinguaggio – c’è bisogno di lucidità, disperazione e gioia. E forse anche dell’indifferenza disumana che solo un’ontologia dell’univocità può darci.
, l’infinito privativo: quell’infinito cioè che manca di un termine massimo così come di un termine minimo (in matematica si chiamerebbe un insieme infinito non ben ordinato, come quello dei numeri interi). Gli enti di questo mondo sono infiniti nel senso dell’inarrestabile proliferazione della loro finitudine. Si potrebbe dire che non cessano mai di finire: nascono, muoiono, scompaiono, e il mondo è l’eterna riproduzione della loro incessante esistenza. Tuttavia l’essere deleuziano non è la sostanza statica di questi enti (la loro ousia), né la loro infinita finitudine: è semmai al di là di ogni ente e di ogni determinazione finita. È infinito attuale, che come l’esperienza assoluta è sempre in atto: è processo in atto indifferente a ogni determinazione.
XVI tra empirismo inglese e razionalismo

CriIa Platone tre età del storia ideale dei eroi primi ordini civili ispirato virtu eroi istituzioni aristocratiche e città uomini ragione dispiegata in cui popolo partecipa governo stato non regressivo ma progressivo 
Dimensione del diritto
Rapporto forza e legge forza e violenza controllata dalla legge

Machiavelli Uomo politico volpe leone
Vico dalla dimensione interesse personale alla universale connessione è il diritto dialettica mondo vita storia forza e legge

Centro storia Roma antica lotta patrizi plebei dove nasce il diritto
Passaggio mondo ferini a fase civile attraverso Repubblica e regni costutuisce mondo politica e storia 
Filosofia critica è moderna continua separazione falso dal vero ricerca del vero assoluto

Antichi risalto alla Topica capacità di indagare non verità assolute ma il mondo del probabile dell'eventuale il mondo effettivo della vita e della storia . Gian Battista Vico

Uomini conoscono le verità che essi stessi hanno fatto la vita stessa con movimento contraddizioni con i suoi passaggi , critica separazione mente corpo corpi collettivi moltitudini masse che hanno fatto la storia. Soggetto umano non autosufficiente fa capo a Dio e alla comunità degli uomini nel quale pensa


Ebbene, noi viviamo in un’epoca scientifica; è la scienza oggi che domina nella cultura; si dovrebbe concluderne che viviamo in un’epoca religiosa…

No, perché oggi trionfa l’applicazione della scienza, cioè la tecnica, non la scienza. Il razionalismo borghese, che vede solo l’utilizzazione pratica delle cose, non ha nulla a che vedere con il vero spirito scientifico.
Così tu pensi che la forza vitale della storia sia di natura religiosa e che la ragione sia lo strumento col quale le classi al potere piegano e utilizzano queste forze. Per un marxista è un’affermazione direi un po’ eterodossa. E la scienza?
Anche la scienza appartiene, nella sua essenza, più al mondo religioso che a quello della razionalità. Guarda lo scienziato. È un uomo religioso, non ha senso pratico, è disinteressato; è a suo modo un mistico, che supera, con l’intuito, con la fantasia, con la totalità del suo potere conoscitivo, la semplice ragione. L’errore della borghesia è di identificare l’intelligenza con la ragione, mentre essa è qualcosa di più.

La ragione, il culto della ragione è borghese.
Joyce, Lawrence, Proust, Kafka, Freud, Eliot, Eluard, Rilke, Trakl, Heidegger, Jaspers
Quando un eone chiamato Sophia emanò senza il suo eone partner, il risultato fu il Demiurgo, o mezzo-creatore (nei testi gnostici a volte chiamato Yalda Baoth), una creatura che non sarebbe mai dovuta esistere. Questa creatura non apparteneva al pleroma, e l'Uno emanò due eoni, Cristo e lo Spirito Santo, per salvare l'umanità dal Demiurgo. Cristo prese poi la forma della creatura umana Gesù in modo da poter insegnare all'umanità la via per raggiungere la gnosi: il ritorno al pleroma.
Gli eoni, nel loro insieme, costituivano il pleroma, la "regione della luce." Le regioni più basse del pleroma erano anche quelle più vicine all'oscurità, ovvero al mondo fisico.
Quindi anche lo scienziato ebreo di oggi non si pone più il problema dell’Ebraismo: se fa il medico o il fisico (scienze più o meno esatte), o è professionista di questo o quell’altro campo del sapere, non si interroga sul suo ruolo nel mondo ebraico: fa lo scienziato o fa il tecnico, cura il malato, studia l’anatomia, non si interroga sulla sacralità della vita e del corpo umano vivo o morto. Normalmente avviene così. Questo comporta delle scissioni non positive dal punto di vista di tutti gli aspetti quotidiani del vivere, perché si sono creati dei campi non comunicanti tra di loro, in quasi tutto il mondo occidentale, specialmente nello Stato di Israele e in Europa, per cui si è creata una netta dicotomia tra il mondo dei religiosi e quello dei laici. Quindi, anche fra gli ebrei, i religiosi sono quelli che si occupano di religione e dello studio della Toràh, alcuni non lavorano, perché è un peccato (peccato sia nel senso di spreco del tempo, sia nel senso dell’importanza del sacro) perdere tempo per lavorare: è giusto che altri, che non sono in grado di studiare a un certo livello, mantengano coloro che devono impiegare tutto il tempo e le energie disponibili nello studio e nell’insegnamento della scienza divina.
Il Talmùd, il libro più importante della tradizione ebraica, è composto praticamente da una serie continua di discussioni tra due o più Maestri, tra due o più scuole, tra due o più correnti di pensiero, spesso in netta opposizione tra di loro. La tradizione ci insegna che tutte le opinioni sono lecite, e quando c’è anche un conflitto tra scuole di pensiero si dice, con espressione talmudica, che entrambe sono espressione del Dio vivente, un’espressione classica per dire che i Maestri, quando parlano o quando insegnano, sono ispirati (anche se non in maniera trascendentale, altrimenti sarebbero dei profeti). TOLLERANZA

tutte le opinioni sono lecite, come sono lecite anche tutte le opinioni contrarie. Quando però ci troviamo a definire che cosa è la prassi da seguire, allora ci si conta. Ai tempi del Sommo Sinedrio era questo organo a emanare legge, le opinioni venivano discusse e quindi si votava. L’opinione di minoranza non veniva scartata, non era proibita, mentre l’opinione di maggioranza diventava vincolante


il mondo biblico, diversamente dalla concezione greco-occidentale, non possedeva alcuna visione teorica della temporalità, quale oggetto di riflessione a sé stante. Piuttosto, essa veniva a coincidere, di fatto, con lo svolgersi stesso degli eventi.
Johannes Pedersen, 4 nel mondo biblico sarebbe presente la coscienza della temporalità solo nella misura in cui essa diviene racconto di eventi accaduti nel tempo.


La storia come creazione del genio ebraico (Mircea Eliade) Successivamente, attorno alla metà del secolo scorso, il grande studioso di storia e di fenomenologia delle religioni, Mircea Eliade, 5 ha difeso la tesi secondo cui il concetto di storia che l’occidente ha fatto proprio è, sostanzialmente, creazione del genio ebraico. Si passa così da una “concezione ciclica” del tempo, tipica del mito, ad una “concezione lineare” di eventi collegati tra loro e progressivamente rivolti ad un futuro. L’apporto del filone profetico nella storia di Israele e di Giuda ha contribuito in modo decisivo a qualificare un concetto preciso di storia, tesa verso un compimento e tale da articolare entro una logica finalistica, la scansione degli avvenimenti. Da qui la notorietà del tradizionale luogo comune della visione ciclica o lineare della storia confluita in tutti i manuali di storia e di filosofia antica: «Per mezzo dei profeti che interpretavano gli avvenimenti contemporanei alla luce di una fede rigorosa, questi avvenimenti si trasformavano in “teofanie negative”, in “collera”di Jahhvè”. In questo modo non soltanto acquistavano senso, ma essi svelavano anche la loro intima coerenza, rivelandosi come l’espressione concreata di una medesima, unica volontà divina. Così per la prima volta i profeti valorizzano la storia, giungono a superare la visione tradizionale del ciclo – concezione che assicura a ogni cosa un’eterna ripetizione – e scoprono un tempo a senso unico. Questa scoperta non sarà immediatamente e totalmente accettata dalla coscienza di tutto il popolo giudaico, e le antiche concezioni sopravvissero ancora per molto tempo. Ma per la prima volta vediamo affermarsi e progredire l’idea che gli avvenimenti storici hanno un valore in se stessi, nella misura in cui vengono determinati dalla volontà di Dio. Questo Dio del popolo giudaico non è più una divinità orientale creatrice di gesti archetipici, ma una personalità che interviene continuamente nella storia, che rivela la sua volontà attraverso gli avvenimenti (invasioni, assedi, battaglia, ecc.). I fatti storici divengono così “situazioni” dell’uomo di fronte a Dio, e come tali acquistano un valore religioso che nulla fino ad allora poteva attribuire loro. E’ anche vero dire che gli ebrei per primi scoprirono il significato della storia come epifania di Dio, e questa concezione, come bisogna aspettarsi, fu ripresa e ampliata dal cristianesimo […] Il significato acquisito dalla “storia” nel quadro delle diverse civiltà arcaiche non ci è mai rivelato così chiaramente come nella teoria del “grande tempo”, cioè dei grandi cicli cosmici. E si precisano due orientamenti distinti: l’uno tradizionale, presentito (senza mai essere stato formulato con chiarezza) in tutte le culture “primitive”, quello del tempo ciclico che si rigenera periodicamente ad infinitum (sebbene se ciclico anche’esso) tra due infiniti temporali».6


Boman studia in particolare il sistema verbale ebraico e giunge alla conclusione che la visione ebraica del tempo è costituita, in modo puntuale, dall’immagine di un “ritmo” che fa scorrere il tempo, cadenzandolo. Respingendo le classiche raffigurazioni che hanno caratterizzato la concezione del tempo come un cerchio o una linea retta - immagini utilizzate per contrapporre la visione ebraica del tempo alla visione mitica - Boman assume invece l’immagine del battito cardiaco. Ma la più eloquente raffigurazione, che offre in massima sintesi il senso della posizione dell’ebreo di fronte al tempo è, più precisamente, quella del rematore. Invece di concepire il tempo nella scansione tra passato, presente e futuro, in una linea retta verso una meta, l’immagine del rematore attira l’attenzione sulla direzione dello sguardo rivolto indietro, cioè verso il passato, proprio quando, coi colpi di remi, egli tende la barca in avanti, cioè in direzione del futuro, voltando le spalle alla rotta della barca. C’è una traiettoria verso la quale si va «di spalle» mentre il volto guarda alle radici, alle fonti, al passato. Detto diversamente, l’atteggiamento dell’ermeneutica ebraica dei testi sacri mette in atto tale concetto di storia quando si rivolta alla Torah e dirige gli stessi testi profetici, per essere compresi, verso quel passato di una storia originaria, raccontata appunto dal testo di Mosè.


Ciò che il Nuovo Testamento chiama kairós, diviene così una specie di tempo puntuale ed eccezionale che accade nella vita del popolo e del singolo: «Ora se Israele ignorava la concezione del tempo quale a priori assoluto e lineare si può anche dire che esso non era in grado di astrarre il tempo dai singoli avvenimenti. Israele non sapeva immaginarsi un tempo senza un evento determinato; conosceva cioè soltanto un ‘tempo pieno’. Per indicare il nostro concetto occidentale di ‘tempo’ l’ebraico non possiede alcun vocabolo. Se si prescinde da ‘ôlam che designa il remoto passato o futuro, il termine più cospicuo attinente alla sfera del tempo è ‘et che significa però ‘tempo’ nel senso di punctum temporis, di momento, periodo o lasso di tempo».9


Per Von Rad l’esperienza cultuale e liturgica di Israele postula anzitutto l’evento celebrativo della festa come luogo del «tempo riempito» per eccellenza che ha come contenuto il memoriale di eventi storici posti a fondamento della tradizione credente. La scansione annuale delle feste, intesa come memoria delle tappe più importanti della storia di Israele, pone in sé un problema di comprensione: come tenere insieme due modelli diversi di storicità? L’uno liturgico e annualmente reiterato, l’altro, legato allo svolgersi della storia come puntuale evento salvifico, collocato in una prospettiva di continuità e di successione di interventi divini nel tempo. La comprensione profonda dell’esperienza di una «storia della salvezza» fu per Israele la condizione positiva per svincolarsi dalle concezioni comuni del culto e del tempo del vicino Oriente antico


Il primo movimento di originalità ebraica della storia consiste, dunque, nella separazione tra concezione cultica degli eventi, dipendente da un’idea ciclica del tempo e nell’assunzione dell’evento come punto di un processo della «storia della salvezza» guidata e scandita dall’intervento divino.


bisogna mettere in conto anche quella che si chiama la concezione dualistica della storia, l’idea cioè dei due eoni separati da una frattura prima della quale sta l’azione distruttrice di Jahvé e oltre la quale si colloca la nuova realtà che Jahvé chiama ad essere».11


modello di opposizione tra pensiero greco e pensiero ebraico prodotto dagli studi a lui precedenti (il contrasto tra statico e dinamico; la contemplazione o l’azione; l’astratto o il concreto, da cui deriva la distinzione tra soggetto e oggetto tipica del pensiero greco; la visione dualistica o unitaria dell’antropologia)


entro una prospettiva tesa a difendere un’immagine isomorfa della relazione tra le dimensioni del linguaggio, del pensiero e della realtà.


Barr mostra, in coerenza con gli studi linguistici e filosofici, quanto tali sistemi, pur in relazione tra loro, non possano essere ricondotti ad una reciproca causalità e dipendenza: «Anche affrontando il problema nella maniera più astratta, è evidente che, se si ammette l’esistenza di un rapporto fra lo schema mentale di un popolo che parla una certa lingua e la struttura della sua lingua, non si può evitare di ammettere anche le seguenti semplici relazioni: a) che lo schema mentale è determinato dalla struttura linguistica; b) che la struttura linguistica è determinata dallo schema mentale; c) che la struttura della lingua e lo schema mentale infuiscono reciprocamente uno sull’altra. A quest’ultimo caso c) si potrebbe aggiungere un’alternativa d), cioè che questo fenomeno della interazione non sia costante e uniforme, ma che si riveli solo casualmente, ora in un punto ora in un altro; in questo caso bisogna ammettere che esso sia prodotto da cause e circostanze che devono essere stabilite, una per una, volta per volta».15


la pretesa originalità ebraica dell’idea di «tempo» e di «storia» era cresciuta in simbiosi con una coscienza realistica che i racconti biblici documentassero ciò che storicamente sarebbe avvenuto.
modalità di scrittura della storia


«L’idea di “storia”, come successione di avvenimenti tra loro in qualche modo collegati, presuppone necessariamente uno schema mentale in cui esistano un “prima” e un “dopo”, cioè, in altri termini, una concezione del tempo di tipo “lineare”. Gli eventi si collocano l’uno dopo l’altro lungo una linea che non è possibile ripercorrere all’indietro, e non importa se la linea sia retta, curva o addirittura a spirale – l’essenziale è che si eviti la chiusura del cerchio. Se il cerchio si chiude non ci sono più un “prima” e un “dopo”, perché girando in circolo ogni “prima” viene a trovarsi inevitabilmente dietro a un “dopo” che diventa così, automaticamente, “prima”: è questo tempo “ciclico”, quello che non conosce e annulla la storia. […] Il tempo ciclico, in cui tutto si ripete esattamente, non esiste nella nostra realtà, esiste solo nel mito: si tratti del mito delle società primitive o di quello creato da filosofi come Crisippo e Nietzsche. Il “tempo mitico” non è soltanto astorico, ma una “rivolta contro il tempo concreto, storico”, una “volontà… di rifiutare il tempo concreto…. Ostilità a ogni tentativo di ‘storia’ autonoma; queste parole che Mircea Eliade riferisce alle “società tradizionali” non valgono solo per queste».18


L’esito di questi studi è quello di far emergere non tanto un’idea astratta di «tempo» e di «storia» decontestualizzata dalla logica del racconto biblico, bensì intercettarne l’intenzionalità retorica che va a configurare ideologie storiografiche precise o, altrimenti dette, «teologie della storia» al plurale: «Dal punto di vista storico non è dunque possibile parlare di una concezione storica biblica (vetero-testamentaria) o di una idea centrale del pensiero storico ebraico; dobbiamo parlare piuttosto della visione storica di un singolo libro o di un gruppo di libri che, nella forma attuale, sono stati chiaramente concepiti come un complesso unitario».20


. Il «tempo del racconto» non corrisponde al funzionamento del «tempo cronologico» o «storico», ma risponde alle leggi stesse della narrazione. Con analessi e prolessi e molteplici altre variazioni rispetto alla fenomenologia del temporalità cronologica, il tempo narrativo non sottostà né alle regole del tempo mitico né a quelle della successione ordinata degli eventi nella storia: la creatività narrativa esercita una forza trasformante la stessa realtà. 21 In questi ultimi decenni, il contributo offerto dagli studi letterari e da quelli direttamente rivolti al testo biblico è amplissimo e ha provocato il nascere di una formulazione alternativa dell’idea di «tempo» e di «storia» all’interno della letteratura biblica. Tra tutti, chi ha maggiormente contribuito ed influenzato gli studi biblici in questa direzione è stato Paul Ricoeur


La volontà di stabilire una connessione diretta e causale tra strutture della lingua e strutture del pensiero è apparsa da subito come un’impresa tanto avvincente quanto pericolosamente fuorviante. La divaricazione provocata tra la riflessione operata sul lessico appartenente al campo semantico del «tempo» e della «storia» e l’articolazione di un pensiero sistematico, richiede una rinnovata via d’uscita dall’impasse che ha visto nell’opera di J. Barr la più radicale denuncia, quella di una teologia biblica autoreferenziale in quanto fondata sulla struttura dei significati teologico-lessicali pregiudizialmente veicolati.


e studia la forma del discorso narrativo come naturalmente atta a postulare e a strutturare, in actu exercitu, le concezioni della temporalità e della stessa storia. La narrazione è, per eccellenza, la forma di discorso che meglio rappresenta l’esperienza del flusso degli eventi lungo la storia. Mimesis della scena storica, il racconto narrativo appare così il luogo più idoneo per studiare tali concezioni. Considerando che la sezione testuale più ampia, sia dell’Antico come del Nuovo Testamento, è rappresentata da testi narrativi e che i restanti prevedono, per la loro comprensione, riferimenti che si fondano per lo più su quei racconti, è allora possibile ipotizzare una teoria del «tempo» e della «storia» anzitutto a partire dalla dimensione narrativa biblicamente configurata.


relazione più stretta tra la modalità tipica del narrare la storia in racconto e un approccio più sintetico e riflessivo, rappresentato dagli stessi testi dei discorsi profetici e sapienziali.


La forma narrativa diventa in questo senso la matrice fondamentale del pensare il «tempo» e la «storia» nella Bibbia.


In tale prospettiva viene meglio definito anche l’oggetto della ricerca: invece di focalizzare l’obiettivo sull’Israele storico o sulle culture del vicino oriente o, ancora, sul cristianesimo del primo Autore: don Silvio Barbaglia – Copyright, All rights reserved © Pag. 15 secolo, l’attenzione viene portata sui significati di «tempo» e di «storia» prodotti, descritti e documentati da quei testi che una tradizione credente ha riconosciuto come sacri e canonici.


Sovente, nel mondo accademico, si apre una discussione, si dibattono posizioni, ci si confronta, ci si copia, ci si cita... Così facendo, nasce un «gergo» tipico della disciplina, il «gergo esegetico»; tale fenomeno abbraccia non solo i termini tipici o tecnici di settore, bensì la «forma mentis». Tale «forma mentis» stabilisce un contesto di discussione, di confronto, apre tradizioni di ricerche esegetiche.

D’altro canto, l’utopia di un progresso concreto guidato dallo sviluppo delle reti di informazione è costretta a fronteggiare giorno dopo giorno i colpi di forze ostili. Forze subdole, che operano con la ragione dei numeri (diluendo il composto potenzialmente esplosivo dell’informazione in una miscela innocua, omogeneizzato pronto all’uso per le nostre menti, nepente per la nostra rabbia), oppure con il diritto della ragion di Stato.
dal gradualismo che conduce al socialismo al riformismo che accetta il sistema capitalistico
Ciò che è veramente attuale è effimero 
La felicità risiede nel contrasto fra unicità e ripetizione


Infine, di qualcuno che non vediamo da molto tempo, diciamo che non dà più segni di vita.




I modi di dire che contengono la parola segno sono numerosi: andare a segno o colpire nel segno significa indovinare, raggiungere uno scopo, e quando si esagera si è passato il segno.




I segni di questo tipo esistono a prescindere dal loro significato, e diventano veri segni soltanto se qualcuno li interpreta, ma quelli più comuni e numerosi sono i segni intenzionali, che ricordano per imitazione o per associazione di idee ciò che rappresentano.




Si ha un segno ogni volta che qualcosa può essere interpretato come rappresentazione di un'altra cosa, e in questo senso il termine segno è strettamente collegato alla parola simbolo.




semeiotica - la disciplina medica che insegna a interpretare i sintomi delle malattie


La parola latina signum era probabilmente collegata al verbo secare, cioè tagliare: il signum poteva quindi essere in origine l'effetto, ilprodotto di un taglio.

Altri termini che appartengono alla sfera di segno avevano anticamente un valore materiale e pratico, come scrivere e leggere, che significavano rispettivamente graffiare e raccogliere.

Il latino signum, da cui deriva l'italiano segno, è entrato con varie accezioni anche in altre lingue, come l'inglese sign.

Il significato di segno presenta una grande varietà di sfumature.

Si ha un segno ogni volta che qualcosa può essere interpretato come rappresentazione di un'altra cosa, e in questo senso il termine segno è strettamente collegato alla parola simbolo.

Tra il segno e la cosa rappresentata può esistere un rapporto naturale di causa ed effetto: se vedi fumo è segno che c'è fuoco o, la muffa è segno di umidità.

In questa accezione sono segni le impronte degli animali: come i segni del gatto sul parabrezza.

I segni riguardano anche il rapporto tra una causa presente e un effetto futuro: in questo caso, il segno è un indizio di ciò che accadrà: le rondini volano basso, è segno che pioverà.

Ma può riguardare anche eventi eccezionali, come la cometa che fu il segno della nascita di Gesù.

Alcuni segni sono involontari: non sono prodotti infatti per comunicare qualcosa, e spesso si manifestano contro la nostra volontà.

Se si arrossisce è segno che si prova un sentimento.

I segni di questo tipo esistono a prescindere dal loro significato, e diventano veri segni soltanto se qualcuno li interpreta, ma quelli più comuni e numerosi sono i segni intenzionali, che ricordano per imitazione o per associazione di idee ciò che rappresentano.

Di solito il rapporto tra il segno e ciò che questo rappresenta non ha un valore universale, ma varia a seconda delle culture e delle tradizioni: il bianco in Occidente è segno di pace, in Giappone è segno di lutto o lo scettro anticamente era il segno del potere.

Le lingue sono i sistemi di segni più raffinati e potenti: sono segni le parole, le lettere dell'alfabeto e i caratteri dei vari tipi di scrittura.

Per riprodurre nello scritto l'intonazione del parlato usiamo i segni di interpunzione, che sono virgole, virgolette e punti di tutti i tipi.

Ci sono poi segni particolarmente preziosi: pensiamo in questo senso all'importanza di tutti i segni o tracce dell'evoluzione umana su cui si fondano gli studi di antropologia, come le pitture rupestri di epoche preistoriche.

Alcuni segni, come i numeri e i simboli della matematica sono soprattutto convenzioni - il segno della moltiplicazione è ad esempio un puntino o una piccola x , mentre espressioni come di segno positivo o negativo sono passate ormai dall'algebra alla vita quotidiana.

I modi di dire che contengono la parola segno sono numerosi: andare a segno o colpire nel segno significa indovinare, raggiungere uno scopo, e quando si esagera si è passato il segno.

Sulla carta d'identità si indicano i segni particolari, cioè le eventuali caratteristiche fisiche fuori del comune, e in alcuni giochi di carte è consentito fare segni al compagno.

Tutti poi conosciamo il nostro segno zodiacale, anche se non crediamo agli oroscopi.

Infine, di qualcuno che non vediamo da molto tempo, diciamo che non dà più segni di vita.

Molti termini che hanno una relazione con segno sono formati dalla parola di origine greca -sema, cioè segno: ad esempio, vocaboli scientifici come semeiotica - la disciplina medica che insegna a interpretare i sintomi delle malattie - o semiologia - la scienza generale dei segni -, ma anche termini quotidiani come semaforo, che secondo l'etimologia significa portatore di segni.
Sulla San Giorgio schiavoni alla scuola di Sant'Orsola carpaccio
Occidente dominio mio unenti e rapporto natura cultura

Giappone tema natura domata
Occidente dominio mio unenti e rapporto natura cultura

Giappone tema natura domata
Zen non teoria ma pratica per l'azione 
arte greca europea universo visto dall'uomogiappone uomo visto dall'universo
antropologia fisica e culturale, studio scientifico positivo

socilogia strutture sociali modo organizzarsi industia e delle forme potere

antropologia studio società umane livello più gnerale e vasto come se fossero organismi naturali

antropologia come società iverse individuali
antropologia come studio costanti di base

singole culture autoinomne o costanti

formula matematica riconoscere omologie fra sistemi diversi

descrivendo culture sulla base nature rapporti strutture profonde regolano rapporto elementi
psicanalista-stregone-artisti che rapprenstano sulla scena funzione medesima nel sistema cultura

positivisti costanti antropologiche identitche strutturalmente, positivismo, appaioni diverse ma STESSO SOFTWARE struttura base algegricamente descrivibili assegnazioni lettere

stessi elementi algebrici cambiati di posizione determinano diverse realizzazioni


il tutto è il vero heghel , collocato ambito struttura complessiva, es parola

struttura è totalità e regola

struttura legge riproduce in totalità qualitativamente diverse anche il diverse totalità qualità diverse, composizione letteraria musicale. strutture simili in fenomeni diversi fra di loro. struttura sociale OMOLOGIE ugualianze profonde strutturale fenomeni diversi

parte coerente se insieme al tutto

Marx ideologia falsa se non fa parte ed è funzione della società o indipendente, verità in relazione al concreto storico

schema algebrico vederlo realizzato in fenomeni qualititivamente diversi ma ricondubili al meccanismo


studiare segni possbilità che ci danno per conoscere mondo

900 dopo stoici e locke, FIORITURA MEZZI COMUNICAZIONE riconoscibilità segni ( pubblicità) possibilità di previsioni superata dagli stoici

libertà e verità guide operative per la vita PRAGMATISMO vero non astratto e oggetto contemplazione, può earricchire potenziare aumentare bene comunE VERSIONE POITVA OTTIMISTICA SPERANZOSA vs nietsche sapere volontà potenza non verità insè, IDENTITà SAPERE E POTERE IN FOCAULT

verità utilità positiva pgramantisimsti vs verità stumento dominio pensatori negativi eurpei, due faaccie stewssa medaglia verità comport ENTRAMBE LE DIMENSIONI

sembra prevalere la verità negativa dissolubile dapere poitere, lezione grande impegno civile IDENTITà NAZIOANLE CULTURA FILSOFICA SPIRITO AMRICANo


perice


narrazioni storie punto focale

tutto ciò che nella nostra esperienza produce senso ha forma di sotria, senso se inquadrato in storia PERSONAGGIO

scopo forze resistenti

trasformar eprocessi di senso in fenomeni narrativi

1contratto scopo oggetto di valore ottenimento
2 chi lo deve fare eroe
3competenza gira raccogliendo strumenti intelletuali fisici per raggiungere obbiettivo
4performanza la costruizione arriva allo scontro
5premio o punizione

semiotica generativa spiegare senso attraverso schema narrativo

non narrazione e fatti ma altro livello passioni
amore sensibilizzazione
relazione
giudizio o moralizzazione

ministorie
ipotesimodo in cui senso funziona grado ercepire rweealtà che ci circonda come sensata

congitivi logici semiotici CONOSCENZA per peirce teroria conoscenza scienza logica e studio segni stessa disciplina vista diverse angolature

percezione scala segni diversi natura DIVERSA ANTURA

rifiuto modello dualistico conoscenza: nega coppia uomo natura, uomo segno fra gli altri immerso in un processo complessivo e infinito che corrisponde concetto di relatà. Ne intruizioni oggetti interni ed esterni , conoscenza mondo interno esterno, elaborazione che si basa su informazioni oprecedenti,
Immainare auoscoceinza non come qualcosa a contattto dentro, PERCEZIONI SENSIBILI O INTERNE rivelarsi errate IPOTESI, owercw
narrazione modo capire senso comunica
oggi società visiva, circondatri da schermi immagini

SEMOOTICA IMMAGINI funzionamento comunicazioni immagini, interrgoazione offesa eccitamento credenza ICONE trati somilgianza con l'oggetto. effetto somiglianza. risolutato azione che immagine svolge su di noi. interazione estetica psicologia teoria percezioni. DISTINGUIRE LIVVELI AZIOE ORGANIZZAZIONE IMMAGINI immagine sistema stimoli visivi. punti di colore texture organizzazione, la struttura, ORGANIZZAIONE CATEGORIA FORMA DISPOSIZIONE SPAZIALE insieme produce effetti.

giochi di sguardo effetto guardsarci in faccia, immagine intrattenimento pubblico, studio modo ocncrto OGNI SINGOLO TESTO SCGLI LAVORARE CON SPETTATORI producendo effetti.

mostrare oer generi di testo, effetti sentiti dal pubblico effetti RISULTASTI CERTE SCELTE ORGANIZZAZIOEN TESTO. persuasione adesione influenza EMOTIVA COGNITIVA produrre in esso effetti persuasione adesione divertimento gioco

influenzare i soggetti dalla forma oggeti, capacità interfacciamento INTERSOGGETIVITà, interoggettività  oggetti cambiano interfacciati uni con gli altri.
 interfaccie
controllate senza sapere come sono fatte

tutto ciò che era statico è dinamico e mobile, immagini oggetti, protagonista attivo possibile DI COMUNICAZIONE grammatiche funzionamento interattività generale, SECONDO MONDO NON FATTO DI COSE INERTI MA IN CONTINUO MOVIMNETO INTERAZIONE ADATTA INTERAGISCE AGISCE, SECONDA NATUTA SEGNATA DALLA COMUNIZIONE TUTTA SEGNO, muoversi attorno ad un senso attivo che continuamente cambia peirce e stimola nuovo senso trasforma ANALISI NON TECNICA NON MORALE MA SEMIOTICA



effetti dispositivi comunicativi che lavorano a diverso livello USO CHE IL TESTO FA DEI SUOI DISPOSITIVI, contribuiscono successo innovativo significativo, o banale ma capace di mobilitare come telenovela o musica popolare. NOZIONE CAMPO SEMIOTICO interesse comunicazione e suoi effetti efficacia e modo di influire sul pèubblico




no dominio ne limiti spazio ne tempo

pacifiche leggi

cessate le guerre il secolo feroce mite diventerà


simmetria acrhitettura

arabesco debussy bach melodia non definibile abbellimento è melodia non struttura soggiacente che viene fiorita parte stessa melodia
universo comunicazione semiotica
narrazioni , storie

le cose hanno senso se si riescono a inquadrare in storia, capire è saperle raccontare sistemarle quadro narrativo , scopo proposto gli avversari se si aariva o no etcc
filtro fondamentale per rendere sensata esistenza

spesso ripetizione non siginificante, storia con obbiettivi sforzi etc..
semiotica anlisi testi come storia o storie potenziali o concentrati di storia.

semiotica sviluppo in narratologia, decifrare processi disenso in processi narrativi, riferimento teorie narrazione aristotele, principi cotruttivi tragedia di una storia, formalismo russo: schema unico struttura unica ditro storie analisi fiabe di vladimir prop, 4 passi ogni storia contratto , oggetto di valore, chi lo fa eroe, competenza raccogli truenti intellettuali fisici per raggiungere obbiettivo, struttura unica diversi schemi e culture

27


esperienza per sorpresa segno
il il lunguaggio è la somma di se stessi, l'uomo è il pensiero
BARTHES CONCETTO CAMPO SEMIOTICO

non modo in cui  mondo in senso indifferenziato acquista senso, ma i modi concreti in cui noi diamo sensos e siamo influenzati dal senso di diversi tipi di comunicazione

corpo sociale , effetti 

da noziaone generale sengo a singoli sistemi di segni , dentro  a questo struttura singoli testi usano loro sistema comunicazione rovesciandolo infrangendolo, rottura cambiamenti , EFFETTI DI SENSO significativi importanti  innovativi affascinanti capaci di mobilitaizone sociale interesse intelletuale piacere estetico NON SOLO TEORIA CONOSCENZA E LOGICIA O LIGNUISTICA PEIRCE SAUSSURE, MA VICINO ESTETITCA SMONTANDO LA MACCHINA.

IL Crititoco tradizonale vede effetti sublimi, il semiotico vede macchina complessa, serie effetti e edispositivi comunicativi che lavorano adiverso livello, SFORZO SMONTARE E MOSTRARE uso singolo testo di dispotivi
semiotica due correnti:

comprensione nozioni di segni più elementari più discreti più piccoli e unitari . interpretativa peirce mondo fatto di segni il problema processo interpretazione traduce segni in altri segni che vengono tradotti in altri segni

studio unità grandi individuali , generativa o strutturale influenza sausuriana greimas comunicazione e significazione processo per dare senso realtà in termini strutturali , come griglia applicata al mondo, grammatica logiche opposizione e organizzazione interna. Strutturata attorno ad ananalisi non del concetto ASTRATTO DI SEGNO MA DI TESTI, testo è pezzetto comunicazione : letterario frase detta quadro scena televisiva o opera autore, pezzo  comunicazione pertinente rispetto ad una lettura ciò che leggiamo studiamo riceviamo, o ciò che un semiotico decide di ritagliare per poter studiare meglio.

no contrapposizione radicale fra testi e segni, i testi sono segni,

quadro composto molti segni , discorso di tanti segni, segni entità elementari

differenza nelle dimensioni oggetto studio

unità grandi individuali generativa strutturale sinfonia

interpretativa occupa segni più elementari discreti piccoli unitari


testi e diversi livelli di organizzazione e leggi funzionamento,
gli interpretative di tipologie di segni, ptodotti realizzati e funzionano singoli segni







il 6x6: il formato quadrato consente di circoscrivere dei microcosmi che hanno il loro significato compiuto, la loro perfezione interna
ragionamento per congetture che si aprono alla possibilità di essere confutate
mettere insieme fatti non necessariamente collegati
ragionamento creativo che produce interpretazione capace di comprendere realtà
studiare uno stato di lingue non la causa nella storia di un certo fenomeno, congelamento
segni forte mutabilità mobilità nel tempo
limiti confini interfacce
si segni linguistici si sviluppano in sistemi linguistici
semiotica saussure peirce
tutto nella realtà è segno peirce
Locke, le idee  rappresentazioni che ci facciamo degli oggetti sono segni, le parole sono segni delle rappresentazioni, sono segni di secondo grado , segni di segni , concatenamento
segno mondo greco distinto linguaggio parola, sta per altro come il fumo per il fuoco

Apollo di Delfi , non dice non nega non fa discorsi ma accenna semanei
ebraico ot lettera alfabeto segno miracolo
Immagine è produzione di segni
CONTA LA CIRCOLAZIONE DI SEGNI COSTRUISCONO ABITI (ABITUDINI) RIMANDI E COMPLESSI DI SEGNI
il filosofo deve capire il funzionamento dei segni classificarli e studiarli e il tipo di rapporto fra i segni

REALTà COME CATENA DI SEGNI SUCCESSIVA GERMINAZIONE SEGNI NUOVI DAI VECCHI

non differenza fra me essere pensante e una fotografia

Peirce
fotografia se:
ha certe caratteristiche materiali
rappresenta qualcosa o qualcuno
la riconosco come fotografia produce pensiero ovvero un segno, suscita altri pensieri collegati alla fotografia
rapporto fra segni non relazione diretta ma inferenziale e frutto ragionamento riconoscimento e costruzione
roland barthes padre semiotica contemporanea sensibilità e finezza interpretativa

semiotica non modo in cui mondo in senso indifferenziato acquista senso ma modi concreti che infkluenzano senso e tipi di comunicazione, comunicazione televisiva sport spettacolo, moda
effetti imitazione coirpo sociale

da nozione generale segno a singoli sistemi di segni e funzionamento singoli testi che usano illoro sistema di comunicazione rovesciandolo infrangendolo cambiandolo per attrare attenzione d effeti di senso significativi importanti innovativi MOBILITAZIONE SCOAILE

semiotica non piu vicina teoria conoscenza o linguistica ma vicino all'estetica, li risolve smontando la macchina, il semiotico vede macchina complessa non effeto sublime effetti e dispositivi comunicativi che lavorano a diverso livellouso ogni singolo testo contribuisce al successo
Correnti semiotica due correnti

La interpretativa mondo di segni e processo interpretazione che radice segni in segni di segni dj segni 

Generativa o sttrutturale greimas cerca di comprendere comunicazione e significazione i termini strutturali come una griglia che applichiamo al mondo logiche organizzazione interna opposizione interna . Strutturata intorno non al concetto astratto  di segno ma al testo o ovvero pezzetto di comunicazione : testo letterario frase detta o quadro o scena televisiva o tutta l'opera dell'autore pezzo di comunicazione pertinente rispetto ad una certa lettura che si ritaglia per potere stidiare meglio . I segni sono sempre unità elementari ritagliate a loro volta dal flusso della comunicazione testi segni particolari non ncontrpposione radicale. Ritagliato dal mondo della comunicazione. segnio unità elementari come segbnali stradali.

dimensioni di quel chge si studia: la generativa struttural eunità grandi individuali gioconda leonardo o promessi sposi o articolo giornale
semiotica intepretariva di pierce: si occupa segni ele,mmentari più discreti piccoli e unitari

c'è chi studia testi e diversi LIVELLI ORGANIZZAZIONE TESTI e individuare leggi funzionamento

gli interpretativi di tipologie di segni nodi diversi di produzione funzionamento dei singoli


Il significato di qualsiasi cos a é legato alla sua rilevanza pratica questa è la massima pragmatica di pierce 

Al centro il ruolo della prassi e dell'azione contrapposta alla contemplazione della realtà 


Morris 
Propri e grandi paradigmi scienze umane in ambito positivistico

Classificazione segni o analitica
Icone segni somiglianti al loro oggetto
Indici che frecciano indicano oggetti per continuità fisica
Simboli ovvero segni arbitrari che sono legati solo concettualmente al oggetto
Semitica due padri saussure e peirce 


Strutturalismo al suo centro tentativo trovare strutture ovvero sistemi di elementi in cui quello che contano sono le relazioni. Sistemi diversi es dei parlanti diversi. Non questione sibilo suono mandi tutto il sistema . Tutte le attività umane sistemi interdipendenti legato a rapporti di opposizione , . Anni 50 trovare le grammatiche le stritture che funzionano analogamente al sistema linguistico . 
Due categorie argomentazione logica deduzione induzione

Date certe premesse conclusione certa per ragionamento 

Procedimento logico basato sulla probabilità 

Per pierce ipotetico per abduzione movimento stesso della conoscenza r interpretazione segni 

Congettura che si aprono alla possibilità di essere confutate 

Mettere insieme fatto non necessariamente collegato ragionamento creativo che produce interpretazione che lo rende capace di comprende La realtà 


Non contano i singoli termini ma la relazione il mondo i cui si contrappongono e si uniscono è lo strutturalismo
Segni linguistiche i sistemi per saussure
Due lati significante ovvero aspetto materiale del segno
E significato che non è oggetto che il segno rigira a ma la sua immagine mentale

Segni linguaggio o o arbitrari nessuna ragione speciale per dire cane in un altra maniera

Segni si influenzano l'un l'altro 

Blu e verde unito in Giappone 

Segni caratterizzati uso sociale è maniera struttura in cui sono concatenanti interfacciati l'un l'altro per esprimere sognificati 

Forte mutabilità mobilità nel tempo

Studiarli congelandoli

Lutto è il bianco 


Pensiero come processo di intervento attivo sulla realtà è il pragmatismo 

Democrazia e progresso
Lincoln interessi industriali operai neri
Immigrati operai 
Metropoli operaie
I segni producono uno stimolo potente nel pensiero
Hit lettera segno miracolo

Eraclito Apollo non dice non nega non fa discorsi ma accenna semanein il divino da segni accenni mista in ia velata le coseno segno ciò che non è esplicito e feb è essere completato 

Segno distinto parola è ciò che sta per altro come il fumo per il fuoco

Concatenazione di segni
Percezione senso

Conoscenza segno

Rapporto realtà rapporto segnico 
Non diretta inferenza le ragionamento corruzione come umanità interpretiamo il mondo come segni

Segno tre dimensioni prima realtà qualità fisica la seconda é che erosione un oggetto mettendosi in relazione come la foto terzo un segno dve produrre un altro segno ovvero essere riconosciuta come fotografia produrre uN Pensiero che a sua volta è un altro segno.

Proliferazione segni io stesso sono un segno differenza fa me e produzione di segni ovvero immagine non conta ma conta circolazione segni condivisi che costituiscono serie abitudini abiti e complessi di segni il filosofo deve capire questo commesso di segni il rapporto dei segni fa di loro

But come catena i segni remi azione segni nuove a partire dai vecchi

Semiotica peirce


goethe quartetto raffinata conversazione, dialogo com emusica da camera
legame musica testo non indissolubile per Rossini, tanti modi differenti
sarto manichino il testo


italiani parlano in settenari ed endecasillabi


importante processo risorgimentale fatto  identità ritmi sentiti nei teatri , i cori cantati da un amalitutudine da una massa, " un volgo disperso che nome non ha " non vale più, le poesie manzoniane, KOINE LINGUISTICA POSSIBILITà CONDIVIDERE
scrivere abbellimenti coloriture ornamentazioni

musica da bambini buon cantante buon compositore

non c'è la giusta ma la possibile, variare con pertinenza

corrispondenza tra metri poetici
ossesione bello equilibrato forme proporzioni
bello non violento non agressivo
Ansimai alle cose stesse

Autonomia del reale principi degli oggetti

Autonomia espressiva che viene verso di noi ricchezza intrinseca mondo intrinseca 

Non riusciremo a fare filosofia come scienza rigorosa.

Scienze progressivamente distaccate mondo della vita a tecniche che non hanno niente a che fare con l'oggetto essere nel mondo degli uomini 
Non é la mente che proietta forme e organizza il mondo . Le cose che ci rovinano hanno una loro identità che noi dobbiamo scoprire belle cose stesse . Non è la nostra mente che proietta forme che organizza il mondo ,  il mondo è organizzato dall'interno perché è a volta a vita costantemente in rapporto con noi e la nostra azione e con i nostri movimenti e scopi. Ma in quanto non forgiato da i nostri scopi, ma si oppone come realtà con cui dobbiamo dar conto e pone a noi degli standard di adeguatezza si all'azione che al pensiero. Husserl non idealista. Rimanda all eidos stanno nelle cose stesse non nel cielo , è idealista perché peggio è ridursi a uomini di fatto senza rispondere alla giurisdizione della ragione che è l'interrogativo socratico il chiedere perché o il mettere in dubbio la decisione appena presa o chiedere ragione della tua . Socrate chiedeva ragioni su quel che si fa .pensare in concreto e in funzione al nostro essere animali non a direttive date ma soggetto a interrogazioni dubbi e dal esigenza posta alla cosa stessa artigiano che usa mattone non come la paglia. Definire il falso avere un senso sogiacere a vincoli , non posto ma dato dalle cose stesse . Motto alle cose stesse .
Husserl filosofo essenze. Idee stanno nelle cose perché sono le loro strutture ilodo i. Cui le cose godono di essere percepite perché contengono le varianti delle loro identità . Vale per oggetti artificiali naturali istituzionali.
Corpo vivente o leib. 
Ragione disponibilità a mettere in questione le proprie posizioni. Ragione è disposizione , uomo assoggettò liberamente giurisdizione ragione. Esigenza è l'elemento normativo dato in ogni cosa . Es regole d'arte date da il vincolo che al nostro agire pone la natura lega il nostro agire materiale. La ragione é pratica e inscritta nel nostro rapporto con il mondo. La nostra possibilità di rispondere adeguatamente o rifiutarci a questo . Parlare e agire irrazionalmente o agire irrazionalmente. La libertà è elemento costitutivo nostra vita di coscienza. Teoria persona e della sua libertà . Non esiste teoria coscienza senza teoria persona e libertà . 
E un possibile dubbio un interrogativo possibile un interrogativo critico possibile cioè ogni atto di coscienza è sottoposto dicevo sarà la giurisdizione della ragione è confrontato con una possibile norma quando io dico ma è giusto pensare così oppure io chiedo è giusto prendere questa decisione o è giusta questa percezione del senso di veridica Prendere posizione è dubbio critico autocritico , ragione è disponibilità oltre che disposizione . Io liberamente mi assoggettò alla giurisdizione della ragione alle esigenze che le cose e le persone mi pongono. Rinapindere ocn giustezza alle esigenze che la realtà mi pone. Falso o anche sul approssimativo una decisione può essere erronea e qualunque qualunque stato di coscienza comporta una presa di posizione. Mi sottopongo una questione normativa l'uomo è animale normativo questa differenza per cui l'uomo non agisce come un animale guidato semplicemente dalle circostanze del mondo e dagli stenti ma ha il potere dell'interrogativo perché sta sotto la giurisdizione della ragione ecco questo è quello che possiamo chiamare l'elemento posizionale nel concetto serliana di intenzionalità cioè cioè la relazione all'oggetto ce la posizione del soggetto la posizione quel . Possibilità mettere in questione il giudizio sul mondo
Giudizio sul mondo e potenziale messa in discussione . Ragione è disponibilità a mettere in questione le proprie posizioni . Tutta la vita è prendere posizione
Potere del interrogativo perché sotto giurisdizione della ragione
Sottoporsi al giudizio normativo uomo animale normativo 
l'essere sul non essere, il detto sul non detto
mi ha mostrato immagini già intaccate dal muschio del tempo liberate dalla bugia che aveva prolungato momenti inghiottiti dalla spirale
ultimo stadio prima della scomparsa della intensità delle cose
lavoro famiglia patria è l'anticamera dell'età adulta
è un potere delle isole designare le donne dome depositarie della memoria?
si canta ancora ma si è perso il senso
l'infelicità che scopre gli è inaccessibile
rinunciare ai propri privilegi ma non potere nulla contro il privilegio di averlo scelto
terzomondista del tempo
una memoria totale è una memoria anestetizzata
l'uomo non ha pèerso la memoria , ha perso l'oblio
la vertigine dello spazio è la vertigine del tempo
Vita socratica dubbio critico autocritico prendere posizione aprirsi alla possibilità della verifica con la riflessione. Ragione è disponibilità non solo riflessione lievramente rispondo e raffi di giudizio ragione ed esigenze adeguatamente con giustezza normativamente alle difende che la realtà mi pone. Concetto esigenza. Vincoli che ala agire pone la natura del materiale.


Libertà o disponibilità 
Continuità fra logica e esistenza

Scienze di fatto non producono che uomini di fatto

Concetto di intenzionalità per brenta no distingue fenomeno coscienza dai fisico che hanno intenzionalità direzione verso un soggetto o relazione 

Per husserl relazione struttura cosci era percezione immaginazione giudizio desiderio

Uomo animale normativo non si può percepire senza potenziale dubbio che la percezione sia illusoria, capacità interrogativo è valida per ialini e stato coscienza : emozione può essere o non essere appropriata gelosi senza ragione e spaventati giudizi possono essere falsi p approssimativi e le decisioni erronee qualunque stato presuppone una presa  di posizione e un possibile dubbio critico ogni atto sottoposto giurisdizione della ragione confrontato possibile norma : è giusta questa percezione ? È giusta la decisone p il pensiero? Sott oporsi  a Interrogativo  a normative critico possibile  


Uomo non agisce come animale guidato istinto e circostanze uomo ma ha potere interrogativo perché sotto giurisdizione ragione 
elemento posizionale relazione alloggerò e posizione del soggetto ogni posizione implicitamente ha un giudizio sul mondo che però poi ha la possibilità di mettere in questione il giudizio , questo conta la potenzialità interrogativo la posiziona lita  è alla base di una teoria della ragione

La ragione è disponibilità mettere in questione le proprie posizioni
 Tutta la vita é prendere posizione

Dagli anni venti parte il Disagio della società contemporanea e fondo tragico che essa cela è che ben presto verrà alla luce
Confutazione scortico pratico tutto é permesso niente é dovuto ma sesso sosta impegnando a non seguire alcuna norma seguite la norma di non fare alcuna norma. Senso pragmatico di inibire  possibilità di vivere senso che toglie senso alle stesse premesse sostanziali e quindi di porsi come persona che nega

Generalizzazione al normarlo sfocia in una sorta di grande affresco di husserl di storia della ragione intreccio religione ed etica. Ogni proprietà logica Chiarezza consequenzialità logica precisione é una proprietà di valore priorità dell'essere conoscenti rispetto ad essere ignoranti ragionare bene è non fare errori ragionare bene.

Primo momento mondo greco teoria verità Aristotele prima grande confutazione dello scetticismo . Pina grande eidetica del vero, mancava teoria dei vincoli del fare come aspetto teoria ragione pratica eidetica del bene


Dagli anni venti parte il Disagio della società contemporanea e fondo tragico che essa cela è che ben presto verrà alla luce
Parlare è una grana del fare
Costanti logici operatori logici 
Variare per ottenere verità logiche
Ma vincoli dati necessari a conservare equivalenza logica

Sostituire il contenuto conquista ualclunque proposizione con qualunque lingua

La logica è teoria della verità o teoria delle essenze ovvero la prima verità primo derlle verità non empiriche eides 
È una teoria dei in lo posti a usare parole lingue perché ciò che diciamo preservi verità delle premesse da cui partiamo 

Vinci dati perché il linguaggio possa  comunicare
Vincoli ordine sintattico samantico pragmatico

Nessuno mette Imola le parole a caso o inventa qualcosa nel linguaggio é evidente la datita dei vincoli che trasgredendoli proviamo il linguaggio del suo valore senso e contenuto 

Difficile confutare scettico logico che dice che la verità non riarse ma nello stesso tempo si impegna a una tesi è una contraddizione pragmatica

Essendo il linguaggio struttura attività umana ogni in lo semantico ha una implicazione pragmatica vuole dire che ogni legge del pensiero e una legge del fare cose con le parole . Ogni legge del pensiero é una legge del fare coscia parole. Vuol dire gogni legge del pensiero  nel vicolo di senso già data la norma per tutto quello quello che vorremmo porre come limite guida direttiva del nostro agire . Parlare non è che una forma del fare.
Vinocoli non inventati r prodotti dall'uomo ma vincoli dati dalla logica 
Razionalità capacità di vincolassi ovvero parte limiti ai nostri desideri pulsioni ed egoismo
Il nuovo sta nel fatto che i vincoli non lo inventiamo noi non sono opera soggettività ma dato nelle cose
Studi linguaggio e scienza razionalizzazione e disumanità 
Ritorno necessità umane prassi concreta uomini significato autentico del uomo 
Filosofia natura e cultura 

Natura particelle ultime

Cultura é postmodernismo relativismo postmoderno nulla è dato fuori linguaggio  culture interpretazioni

Due modi riduttivo uno relativistico l'altro 
Naturalismo e storicismo ovvero forma datata postmodernismo 

Ogni riflessione modo conoscenza linguaggio logico non sono altro che studio di tipo fattuale psicologico scienze cognitive

Naturalismo e storicismo implicano forma di scetticismo che è a sua volta assurdo 
Nel contenuto che pone vincoli alle variazioni possibili c'è una norma un idea in dover essere così può variare infinitamente entro i limiti 

Principio essenza ovvero di variazione limitata nelle cose che fa essere le cose contenuti concreti non riducibili a polvere 

Il vincolo interno é una norma

Ogni cosa reale diventa fonte normatività 

Mondo disseminato eides strutture forme nella concretezza del reale il fondamento stesso della normatività 
Sono vincoli dono essenze
Vincoli variazione e covatiazione possibile
Follia protegge come la febbre 
La sua zona gioca con i segni dei suoi ricordi l'inchioda li decora come insetti volati aldilà del tempo perché lui dice contemplare in un punto fuori dal tempo la sola eternità che ci resta
Le tende nascono dal bisogno di decifrare l' indecifrabile
La memoria ciò che la storia per l'altro. Un'impossibilità
Cercare la sublimazione del propria immagine
mi parlava della luce di gennaio sulle scale della stazione
mi diceva che questa città doveva essere decifrata come uno spartito,
che ci si poteva perdere tra le masse orchestrali
e l'accumulo dei dettagli
Ciò aveva creato l'immagine volgare di Tokyo:
sovrappopolata, megalomane, disumana.
Lui riteneva di intravedere cicli più impercettibili, ritmi,
insiemi di visi catturati al volo, diversi e precisi come un gruppo di strumenti.
A volte il paragone musicale coincideva con la realtà stessa:
la scala della Sony a Ginza, era proprio uno strumento musicale:
ogni scalino una nota.
Tutto legava bene, come le voci di una fuga un po' complessa,
ma bastava afferrarne una e non lasciarsela scappare.
Gli schermi televisivi, ad esempio:
da soli tracciavano un itinerario
che a volte si concludeva in loop inaspettati.
Mi scriveva: perfino tra i mercatini di componenti elettronici,
che qualche matto usa per farne dei gioielli, c'è nella partitura di Tokyo
una pentagramma particolare tale da condannare noi europei a un vero
e proprio esilio sonoro.
E' la musica dei videogiochi"
mare divinità naturale eterna già visto tutto conosce tutto parte vicenda agisce nella storia degli uomini ma è natura indifferente ai destini degli uomini entrando pur in contatto empatico con essi. peter grimes benjamin britten

mare non soggetto contemplazione ma soggetto azione in quanto non umano, mare personaggio al pari degli altri
Una struttura è un insieme di vincoli alle variazioni possibili degli elementi che permetta di conservare l'identità di quella cosa. Dono dei vincoli o essenza ( eidos ) vincoli alla variazione o co variazione possibile. Sedibilita è il limite dell'assenza sedia delimita i modi in cui una sera rimane tale variando . Modo d'essere contenuto che pone vincoli alla variazione possibile . C'è un contenuto c'è una norma un idea dice husserl idea ovvero dover essere . Principio essenza o variazione limitate nelle cose eh fa a essere alle cose contenuti concreti non ridicoli agli ultimi elementi di io sono fatto vincolo interno è una norma. Ogni cosa reale è una fonte di normatività , mondo husserl umano é disseminato di essenze
Di idee eides strutture forme ordine nelle cose reali non da un altro mondo. Fondamento stesso della normatività è la risposta allo certicp