Sebbene il concetto di “forza lavoro” sia stato spesso considerato (e gettato in discredito) come “economicistico”, ritengo che sottolinearne le dimensioni “biopolitica” e “potenziale” possa consentirci di sviluppare e approfondire ulteriormente l’analisi delle tensioni, della violenza e delle linee di antagonismo e conflitto che emergono dall’iscrizione della vita nel concetto di capitale. L’opposizione stessa tra approcci “economicisti” e “culturalisti” dovrebbe risultare superata una volta riconosciuta la cattura sulla vita, nonché il comando su di essa, nella sua forma potenziale, come trama essenziale su cui si distendono i rapporti sociali all’interno del capitalismo. E la produzione di soggettività potrebbe emergere come terreno privilegiato per le indagini critiche sul capitalismo, tanto dal punto di vista storico quanto da quello del nostro presente. L’opposizione tra denaro e forza lavoro è per Marx, come sappiamo, l’opposizione tra due modalità di soggettivazione interamente differenti: quella in cui la relazione del soggetto con il mondo è mediata dal “potere sociale” accumulato nella forma del denaro e quella in cui la relazione del soggetto con il mondo dipende dalla sua “potenza”. Considerati sotto questa luce denaro e forza lavoro, il confine stesso tra economia e cultura sembra vacillare[54].

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