Ciò che rende il concetto di forza lavoro particolarmente importante nel contesto della nostra riflessione sulla costituzione del soggetto è il fatto che essa illumina ulteriormente il necessario processo di separazione (di astrazione) delle “capacità fisiche e mentali” dal loro “contenitore” (il “corpo vivente”) che logicamente precede il rapporto capitalistico di produzione. Questo processo di separazione taglia ed attraversa i corpi umani e le “anime” (“cervello, nervi, muscoli, organi sensoriali, ecc. umani”, per citare ancora Marx)[55] nella scena della cosiddetta “accumulazione originaria”. Tuttavia una lettura “non-storicista” di questa scena ci ha già condotti a rinvenire le tracce della sua continua ripetizione lungo l’intero corso dello sviluppo capitalistico. Per quanto la tensione tra vita e morte (con il “lavoro morto” accumulato nella forma del capitale che impone la propria norma astratta per “vampirizzare” il vivente) risulti ora incorporata nel concetto di forza lavoro, il lavoro vivo continua comunque a porsi come necessario eccesso – come un fuori costitutivo del rapporto di capitale stesso, si potrebbe forse dire.

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