La nozione di “ricettacolo” è invece quella di una realtà sempre identica che accoglie le immagini delle realtà eterne.
Essa è un contenitore, una struttura amorfa che assume le forme che ospita, ma mai in via definita.
Se infatti esso avesse una forma simile a qualche altra forma, questo sarebbe un limite per le forme con caratteristiche opposte a quella.
Esso risulta partecipe in modo assai complesso dell’intelleggibile, e essendo amorfo non può nemmeno essere colto dai sensi, da qui il fatto che è invisibile.
Se l’essere è padre e il generato-copia è figlio, il ricettacolo è madre.
Il ricettacolo è però anche spazialità: mentre l’essere è immobile e non ammette altra cosa all’infuori di se stesso; e il generato è sempre in continuo movimento a causa della trasformazione delle forme; il ricettacolo, immobile e amorfo, è la sede delle cose generate, che sono le uniche che occupano spazio.
Esso quindi, non essendo né essere né generato, non si può cogliere né con Intelligenza né coi sensi, ma con un “ragionamento spurio”, intendendo con questa espressione che lo si può cogliere come elemento necessario alla realizzazione della forma sensibile.
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