Centrale anche il passo che precede questo (p. 50); «Quando Heidegger evoca la Zwiefalt come il differente della differenza, vuol dire innanzitutto che la differenziazione non rinvia ad un indifferenziato precostituito, ma a una differenza che non smette di spiegarsi e ripiegarsi su ciascuno dei due lati. Non si spiega l’uno se non ripiegando l’altro, in una coestensività dello svelamento e del velamento dell’essere, della presenza e del ritrarsi dell’essente». Questo richiamo ad Heidegger ci sarà funzionale in seguito per cogliere lo statuto della spaziatura della contrada (Gegend), dell’Aperto e della libera vastità in relazione alla lettura derridiana del frammezzo mallarmeano

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