La Lilith ebraica non deriva da un unico corrispondente: altre figure concorrono a formarne il simbolo. Lamassu è il demone mezza donna e mezza vacca, la controparte femminile del Lamashtu, il famoso bue alato con volto umano barbuto dell'iconografia assira. La Lamassu diventa la Lamia greca[9]. La sua sola presenza significava distruzione e l'immagine veniva utilizzata come simbolo apotropaico, per incutere terrore e a protezione delle città e degli edifici. Ma la caratteristica di irresistibilità del fascino femminile viene da Ishtar (sumera Inanna) conosciuta agli ebrei attraverso la Astarte siriana (altrove Astariel o Astaroth) per la quale si praticava la cosiddettaprostituzione sacra. Così come la cananea Asheráh, venerata in un primo tempo come dea dagli stessi ebrei[5]. È in questo passaggio, nel divieto imposto dell'adorazione di una divinità femminile, che possiamo leggere la componente di femminilità ribelle in Lilith, dove l'immaginario di bellezza, fecondità e femminilità confluiscono a ravvivare una figura fino allora solo simbolo di morte e devastazione.

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