«lo scrittore gode di una irresistibile salute precaria che deriva dall’aver visto e sentito cose troppo grandi, troppo forti per lui, irrespirabili, il cui passaggio lo sfinisce, ma gli apre dei divenire che una buona salute dominante renderebbe impossibili» 3 . 2 Gilles Deleuze, Critica e Clinica, cit., p. 13.

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