Il 13 di Antesterione era il giorno delle pentole, nelle quali si mettevano cereali e miele cotti insieme. Vi è qui un'associazione fra cibo primitivo e cibo dei morti, nel senso di cibo consumato dagli antenati. Ai morti viene infatti offerta la cosiddetta panspermìa (πανσπερμία), una torta impastata col seme di ogni pianta (che è appunto il significato letterale della parola greca). Una sorta di equivalente cristiano della panspermìa sarebbero da considerarsi i kòllyba (neutro plurale greco, κόλλυβα, "pasticcetti"). Il nome deriva dalla parola kòllybos (κόλλυβος) che era il chicco di grano utilizzato per pesare l'oro, e più tardi questa parola veniva utilizzata per definire una moneta che equivaleva ad 1/4 delle monete di bronzo. Gli ingredienti di questi cibi sono ricchi di simbologia. Le mandorle rappresenterebbero le ossa nude; la melagrana simboleggerebbe il ritorno del corpo nella terra; l'uva passa, l'idea che dopo la morte e la resurrezione di Cristo, la morte non è così amara. Il grano, invece, è il simbolo della resurrezione. La kòllyba non manca mai in tutte le cerimonie funebri della Grecia odierna, dove c'è l'abitudine di ricoprirla con zucchero a velo. Si sacrificava infine ad Ermes "ctonio" per amore dei morti e si mangiava dai pentoloni nella speranza di una vita riconquistata. Questa nuova vita iniziava con degli agoni. Il giorno della contaminazione finiva dunque in questo modo e così divenne proverbiale l'esclamazione "fuori, o Cari, le Antesterie sono finite".
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