Quante cose vorrei dirti amico
Che non posso

perché devi stare lontano

solo e così smontato
e debole
che la vita mi comanda

un sacro
silenzio

Gioverà certo a uno di noi
Soffrire

Max Scheler: meccanismo senza soggettività una cosa solo un animale sociale la persona vive come una cosa in mezzo agli altri un meccanismo senza soggettività una cosa sostituibile. Nell'amore ciascuno è veramente se stesso e l'io diventa persona. Riconoscersi come entità finita. Costruire esistenza profonda, aprirsi agli altri, convivenza profonda che soddisfa profondamente. Dio luogo dei valori. oggetto amore e fondamento.

Così trasformo
La mia sostanza e
Divengo il silenzioso fumo degli uccelli
Le nuvole mi accolgono come madri estese
E consumo nel cielo
Calmi sguardi
Lontano dalle onde della solitudine

Il cielo fisica senza imprevisti moto circolare non rettilineo quindi incompleto

Il cielo fisica senza imprevisti moto circolare non rettilineo quindi incompleto

ci sono piu cose nel passato di quanto i filosofi siano riusciti ad immaginare Paolo rossi  (Urbino30 dicembre 1923 – Firenze14 gennaio 2012)
  • Le uniche cose che possiamo conoscere con certezza sono i contenuti della nostra coscienza (pensieri, emozioni, percezioni, etc.).
  • Le esperienze sono fatti interni e privati.
  • Non è possibile derivare necessariamente un legame fra gli stati mentali ed il mondo fisico.
Spinoza, il quale, come Bruno, concepisce Dio come essenza infinita nella quale libertà e necessità coincidono

Dipendenza da routine

facendolo morto al volgo, alla moltitudine, sciolto dalli nodi de li perturbati sensi, libero dal carnal carcere della materia, onde più non vegga come per forami e per foreste la sua Diana ma, avendo gittate le muraglie a terra, è tutto occhio a l'aspetto de tutto l'orizonte. Di sorte che tutto vede come uno, non vede più distinzioni e numeri, che [...] fanno vedere e apprendere in confusione. Vede l'Anfitrite, il fonte de tutti numeri, de tutte specie, de tutte ragioni, che è la monade, vera essenza de l'essere de tutti; e se no la vede in sua essenza, in absoluta luce, la vede ne la sua genitura, che gli è simile, che è la sua imagine: perché dalla monade che è la divinitade, procede questa monade che è la natura, l'universo, il mondo

Lavoro predicato specifico homo per Hegel

rapporto fra memoria e il numero immagini di cui si ciba la ragione
la scrittura
sm. [dal nome di Alessandro d'Afrodisia]. Indirizzo filosofico, ispirato all'interpretazione che Alessandro d'Afrodisiadava del pensiero di Aristotele: Dio, in quanto atto puro, è trascendente e s'identifica con l'intelletto agente; nel mondo invece agisce un principio a esso immanente, causa del suo divenire; unica realtà concreta sono gli individui e di conseguenza gli universali non hanno valore alcuno; l'anima umana è corruttibile. 


l'intelletto passivo (cioè dell'uomo) è corporeo e simpliciter mortalis, perciò la vita umana si esprime tutta nel mondo naturale e la sua moralità consiste nell'esercizio della virtù come premio a se stessa; poiché l'immortalità dell'anima non è provabile per mezzo della ragione, diventa oggetto di un atto di fede. Sono i principi che stanno alla base dell'umanesimo rinascimentale e che porteranno a una sempre più decisa affermazione di un monismo immanentistico, dal quale scomparirà ogni ombra di trascendenza.

Durante la lettura di un libro è capitato che nel filtrare erotico della luce attraverso il velo di una tenda, si evochino come vento annunciante il temporale, insolite sensazioni di intima estraneità. Di vite vissute come fantasmi. Sono i diversi punti di vista.

Poesia è singola e cieca vetta
Solitudine e
Sofferenza e
Morte del conosciuto e
Responsabilità che ne comporta

(…) la totalità divina è legata alla trasgressione della legge che fonda l’ordine degli esseri frammentari. Gli esseri frammentari che sono gli uomini si sforzano di perseverare nella frammentarietà. Ma la morte, o almeno la contemplazione di essa, li riconduce all’esperienza della totalità.

La verità si dà proprio in ciò che eccede il sistema, in un flusso emotivo che può passare da un uomo all’altro connettendoli in una «comunicazione intensa», come ad esempio fanno l’ilarità, l’angoscia, l’eccitazione erotica.


È lo stesso ciò che si può pensare e ciò di cui c'è pensiero
(Táutón d'ésti noéin te kai hóuneken ésti nóema),
perché senza l'ente, in cui è espresso, non
troverai il pensare: infatti null'altro è o sarà
all'infuori dell'ente, poiché il Fato lo vincolò
ad essere intero e immobile. Perciò saranno solo nomi
che i mortali posero confidando che fossero veri:
nascere e morire, essere e non essere,
mutare luogo e cambiare per il colore luminoso (DK 28 B 8,34-41).


[2] Né è divisibile, perché è tutto quanto uguale:
non c'è qua un di più, che gli può impedire di essere continuo,
né un di meno, ma tutto è pieno di ente.
Perciò è tutto continuo, perché l'ente s'accosta all'ente (DK 28 B 8,22-25).


[1] Né mai era né sarà, poiché è ora tutto assieme,
uno solo, continuo. Quale mai nascita cercherai di esso?
Cresciuto come? e da dove? Né del non ente te lo lascerò
affermare né pensare, perché non è né dicibile né pensabile
che non è. E quale necessità l'avrebbe spinto
dopo piuttosto che prima, a nascere cominciando da niente?
Così bisogna o che esista del tutto o che non sia.
Né mai la forza della credenza ammetterà che dal non ente
nasca qualcosa di diverso. Per questo né nascere
né morire gli permise Giustizia sciogliendo le catene,
ma lo trattiene, e il giudizio su queste cose è in questo:
è o non è. Dunque è giudicato, come è necessario,
di lasciare una strada come impensabile e anonima (perché
non è vera), e che l'altra esiste ed è vera strada.
E come potrebbe morire l'ente? Come potrebbe nascere?
Se infatti nacque o se un giorno verrà ad essere, non è.
Così la nascita è spenta e di morte non si ha notizia (DK 28 B 8,5-21).

mi perdevo
a guardare
di tutto

ero ebbro di meraviglia e stupore
ero bambino
Secondo Roger Penrose questa (presunta) differenza tra "ciò che può meccanicamente essere dimostrato" e "ciò che può essere riconosciuto come vero dagli uomini" mostra che l'intelligenza umana non ha una natura algoritmica. Questa convinzione è sottoscritta anche da JR Lucas in Minds, Machines and Gödel.
Questa opinione non è generalmente condivisa perché, come ha sostenuto Marvin Minsky, l'intelligenza umana può commettere errori e può comprendere affermazioni che sono in realtà incoerenti o false. Ciò nonostante, Marvin Minsky ha raccontato che Kurt Gödel gli disse personalmente della sua convinzione nel fatto che gli esseri umani possiedono una modalità intuitiva, non solo computazionale, per arrivare alla verità e che quindi il suo teorema non pone limiti a ciò che può essere riconosciuto come vero dall'uomo.
D'altro canto, da un punto di vista strettamente formalista, questa parafrasi dovrebbe essere considerata priva di senso, perché presuppone che la "verità" e la "falsità" matematiche siano concetti ben definiti in senso assoluto, e non concetti relativi a ciascun specifico sistema formale.
Prendo consapevolezza dei miei occhi
Sono ricordi perduti
La gomma del mio viso è diversa allo specchio
è lo specchio della caducità
Sono sempre così turbato
Mi aggrappo al quotidiano
con tale forza
che mi manca il  respiro del tempo
 l'utopia di Bloch potrebbe essere assimilata a un programma politico a lunghissima scadenza.

Abbastanza semplice sulla base del materialismo storico opporre qui a Bloch l'obiezione che queste manifestazioni "spirituali" della vita dell'uomo, di cui egli rivendica l'importanza primaria, non sono alla fine che semplici sovrastrutture della strutture economiche materiali, infingimenti che alterano l'essenzialità del reale.
l'amore non è solo contemplazione, è azione slegata dal funzionale, dal ritorno. L'amore è assurdo. È passione senza domani, creazione che sfugge all'eternità. L'uomo assurdo sfugge anch'egli all'eternità, rifugge l'unità... Tutto è bene.
"Il faut imaginer Sisyphe heureux"
 " l'assurdo è il peccato senza Dio" Camus
Chi ha mai visto le sue pallide braccia uncinargli le corna,
le cosce attanagliate nella robusta cavalcata,
guardato, nel sibilo della schiuma esaurita,
la carne bianca costellare in fosforescenza
mentre nell’oscurità salata la bestia e la donna vengono?
Null’altro c’è, come non c’è mai stato,
se non il cuneo di schiuma alla luce dell’orizzonte,
poi, sottile come un filo, l’armatura borchiata,
come gocce ancora tremanti sul pelo maculato,
gli zoccoli e le corna acute anagrammate in stelle.


Derek Walcott
intelletto esistenzialismo storia come dialettica come ragione sintesi da nazismo a ratio di comunismo e scientismo anglofono supremazia liberismo
Tali versioni testimoniano di una visione armoniosa del rapporto tra umano, divino e animale, dove “ratto” non ha il significato di una violenza, ma di rapimento amoroso basato su un comune consenso.
il primato storico conferisce eternità nell'arte (complesso delle concrete possibilità oggettive)

Riprendendo alcuni testi di Marx dove il concetto di materia non è inteso meccanicisticamente, ma è visto come «impulso vitale, forza espansiva...tormento della materia»[5] Bloch risale al concetto aristotelico di materia come potenza rilevandovi due connotazioni:
  • quella per cui viene definita come il complesso delle concrete possibilità oggettive,
  • quella per cui può essere identificata come l'insieme delle potenzialità che si agitano, vivono in embrione in tutto ciò che ancora non è nato, realizzato.

Negli scorsi decenni, nella psicologia cognitiva sono state individuate diverse euristiche, tra cui le più conosciute e studiate sono:
  • Euristica della rappresentatività: si tende ad attribuire caratteristiche simili a oggetti simili, spesso ignorando informazioni che dovrebbero far pensare il contrario.
  • Euristica della disponibilità: si tende a stimare la probabilità di un evento sulla base della vividezza e dell'impatto emotivo di un ricordo, piuttosto che sulla probabilità oggettiva.
  • Euristica dell'ancoraggio: se si deve dare una stima di probabilità di un evento, essa è sistematicamente influenzata da un termine di paragone.

In linguistica si parla di "formulazione di inferenze" nello schema di Roman Jakobson sulla lingua intesa come sistema di segni utili alla comunicazione. Si tratta di un procedimento che non prevede nessun emittente volontario ma solo la presenza di un oggetto che viene interpretato come messaggio. Esempio:
  • oggetto: "case dai tetti spioventi" → messaggio interpretato: "qui nevica spesso".
Inoltre nessun sistema deduttivo tenta di dire "che cosa sono" i termini che esso impiega, nel senso che si è rinunciato al tentativo millenario (da cui aveva preso le mosse la costruzione della metafisica) di dare una definizione esplicitadi quei termini, e ci si limita a mettere assieme un sistema di enunciati che impiegano quei termini e dai quali si possano ricavare delle dimostrazioni, ritenendo in questo modo di aver dato una definizione implicita di quei termini.

Si è dunque rinunciato del tutto alle premesse che gli antichi consideravano "necessarie", cioè le definizioni e gli assiomi, e si sono mantenute solo le premesse "non necessarie", che sono i postulati e le ipotesi. Se poi si considera che la distinzione fra postulato e ipotesi ha più che altro un valore "polemico" nell'ambito dello scambio dialettico fra interlocutori, ci si rende conto che l'atteggiamento "neutro" che vorrebbe assumere la logica contemporanea è ben reso da ciò che viene semplicemente assunto come vero senza nessuna pretesa di conferma e di smentita, e questo concetto coincide esattamente con quello di postulato.

Sebbene - come si diceva - nessun enunciato possa essere considerato necessario o evidente, gli enunciati logici, essendo presenti in ogni sistema deduttivo, risultano quanto meno "universali". Di conseguenza fra tutte le premesse su cui si fonda un sistema deduttivo quelle logiche sono quelle che maggiormente si prestano a conservare l'appellativo diassiomi, mentre quelle specifiche si possono considerare dei postulati.

http://it.wikipedia.org/wiki/Assioma
 Gli assiomi e i postulati, proprio per loro natura, non sono mai dimostrati.

Gli assiomi erano invece considerati necessari in quanto enunciavano delle verità evidenti a chiunque, non dimostrabili ma nondimeno indubitabili. In quanto verità note a tutti, essi venivano anche considerati delle nozioni comuni (gr. plur. koinai ennoiai), ed è così che gli assiomi vengono chiamati da Euclide nei suoi Elementi.

Fin qui si sono utilizzate esclusivamente nozioni sintattiche, ovvero non si è fatto riferimento alcuno alla nozione di verità. Intuitivamente, le formule ben formate rappresentano affermazioni che hanno un senso, e gli assiomi sono affermazioni da considerare vere. Se si suppone che le regole di inferenza portino affermazioni vere in altre affermazioni vere, allora tutti i teoremi sono veri.
È comunque da notare che la definizione di sistema formale (e, quindi, la definizione di dimostrazione) possono essere date indipendentemente dalla nozione di verità.
Anche la nozione di verità può comunque essere formalizzata costruendo una semantica per il sistema formale, ovvero assegnando ad ogni sottoinsieme dell'insieme dei simboli una classe di strutture (o modelli), insieme ad una nozione di soddisfacibilità, che dice quando una formula è vera o falsa in un dato modello.
Assegnare una semantica non è comunque semplice, e non sempre è possibile, se si vuole che vi sia una corrispondenza esatta fra gli enunciati dimostrabili e gli enunciati veri, cioè quelli veri in ogni modello (teorema di completezza), e se si vuole che la definizione di sistema formale continui ad essere ricorsiva.

"È necessario un atteggiamento ben artificiale e complicato per udire un puro e semplice rumore"


"La comunicazione delle possibilità esistenziali del trovarsi , ossia lo schiudi mento d'esistenza , può diventare il fine proprio del parlare poetante"

Noi siamo ombre profonde che rispecchiano dio e veritá

Se la verità supera le condizioni di ogni proposizione, prendere un postulato conosciuto come verità impedisce ai suoi criteri di avere la capacità di pensare.

 È dunque cruciale che T consenta di codificare formule autoreferenziali, che parlano cioè di sé stesse: questa richiesta è garantita dal fatto che T è espressiva almeno quanto l'aritmetica o più in generale che T sia in grado di rappresentare tutte le funzioni ricorsive primitive.


 Il caso di indecisione è detto ipotesi e, come l'assioma, non è dimostrabile, ma diversamente da questo, può essere accettato o meno; la distinzione fra assioma e ipotesi dipende dal fatto che la non-accettazione di un assioma impone subito di arrestare l'analisi, mentre l'accettazione è feconda di conseguenze e teoremi. Invece, l'accettazione o meno di un'ipotesi possono essere entrambe feconde di conseguenze.
L'uomo si merita la morte?
 la coerenza di un sistema è tale proprio perché non può essere dimostrata

I due teoremi, il primo in particolare, furono da Gödel interpretati come una conferma del platonismo, corrente filosofica che affermava l'esistenza di formule vere non dimostrabili, e dunque l'irriducibilità della nozione di verità a quella di dimostrabilità. In accordo con questa filosofia, la sua convinzione era che la verità, essendo qualcosa di oggettivo (cioè di indipendente dalle costruzioni effettuate nelle dimostrazioni dei teoremi), non può essere posta a conclusione di alcuna sequenza dimostrativa, ma solo all'origine.

Il bisogno preme e molesta, la cura lo trattiene e ostruisce. La  necessità è medietas.

"Il giusto starci dentro"

"Il senso non è ricercato allusivamente profondo, ne escogita alcunché dietro essere, ma chiede essere stesso , nella misura in cui esso si fa avanti nella comprensibilità dell esserci." hm

L'uomo è abile costruttore di ricordi
Questi sono la sovrastruttura dell'essere
E si nutrono dell'immensa totalità delle possibilità  negandole nell'identità
Il dolore è il risultato dell'elisione di enormi sfere contenitive della possibilità
Questo è saggio della morte e di nuove nascite

Sono io qui
A ricevere la pace di una morte
Il passato è ricordo che nasce dalle mie ceneri
Il canto del mio essere è pianto e fiume
Terrore e verità
Eterna

Verità sempre fluttuante risposta sempre parziale rapporto di coppia uno di più difficili e fragili che esistano

Verità sempre fluttuante risposta sempre parziale rapporto di coppia uno di più difficili e fragili che esistano

Il tragico della vita e che tutti hanno le loro ragioni Renoir

La luce di quella persona

Lascio il mio corpo
Morto
Dove il suono è degli alberi
E il fiume fra le rocce
Vola come i pesci

ho trovato una poesia
era nel libro
quell'effimero contenitore di pagine
aveva
la mia poesia
che nell'immenso mare dell'essere
il poeta
aveva cercato
E quanto più la p. umana è consapevole del mondo in cui essa si attua, tanto più essa è in grado di umanizzare questo mondo

 L'azione politica rivoluzionaria, la prassi, per Gramsci è anchecatarsi che segna «il passaggio dal momento meramente economico (o egoistico-passionale) al momento etico-politico cioè l'elaborazione superiore della struttura in superstruttura nella coscienza degli uomini. Ciò significa anche il passaggio dall'oggettivo al soggettivo e dalla necessità alla libertà. La struttura, da forza esteriore che schiaccia l'uomo, lo assimila a sé, lo rende passivo, si trasforma in mezzo di libertà, in strumento per creare una nuova forma etico-politica, in origine di nuove iniziative. La fissazione del momentocatartico diventa così, mi pare, il punto di partenza di tutta la filosofia della prassi; il processo catartico coincide con la catena di sintesi che sono risultate dallo svolgimento dialettico».


Marx scriveva: “... come la società... produce l’uomo in quanto uomo, così essa è prodotta da lui


Scienze dell’uomo, tra loro distinte, e anche scienze della natura trovano al di là della loro indipendenza un momento di unità, diventando politica. Gramsci sintetizza ciò nei termini che seguono: «La filosofia della prassi è lo “storicismo” assoluto, la mondanizzazione e terrestritá assoluta del pensiero, un umanesimo assoluto della storia» (Ivi). Per intendere questa ultima affermazione, il lettore dovrà richiamare la tesi sopra riportata sulla verità come corrispondenza a una realtá dall’uomo stesso oggettivata. 


Gramsci definisce «l’uomo come una serie di rapporti attivi (un processo)», tali che esso «non entra in rapporto colla natura semplicemente per il fatto di essere egli stesso natura, ma attivamente, per mezzo del lavoro e della tecnica» (Ivi). In altre parole ogni individuo «non solo è la sintesi dei rapporti esistenti, ma anche della storia di questi rapporti, cioè è il riassunto di tutto il passato» (Ivi)

nuovo modo di vivere a superiori livelli di civiltà». 

 «Tutto è politica, anche la filosofia o le filosofie... e la sola filosofia è la storia in atto, cioè è la vita stessa».


 Se noi conosciamo la realtà in quanto uomini, ed essendo noi stessi un divenire storico, anche la conoscenza e la realtà stessa sono un divenire.
vita è
ciò che chiamiamo natura
era
indistinta parola pensiero sguardo

lo sciamano curava l'essere
senza il coltello
lo premeva sul legno

l'uomo era grato del mistero
In Kant, di ciò che appartiene alla forma intesa come espressione e attività dello spirito; con altra accezione, morale f., la morale kantiana, in quanto fa consistere l’esser morali nella forma del volere, nel fatto cioè che la volontà si pone nella propria legge autonoma e non si lascia determinare da un fine oggettivo o da una legge esteriore. 

A questo atteggiamento visivo si aggiungeva, secondo la teoria di Calogero, la credenza per i greci arcaici, che solo ciò che può essere pensato può essere nominato.
Il nome, cioè, non ha ancora un significato simbolico e convenzionale ma è ciò che attribuisce realtà alla cosa esistente: la cosa ha quindi il nome che le è proprio e questo è l'unico che possa avere.
Da ciò deriva la difficoltà a dare nome a realtà come quella di un fiume, che cambiano continuamente.
Sarà Eraclito che stabilirà che "tutto muta, meno la legge del mutamento" e cioè che tutto muta meno la legge intesa come logos, la "parola" che acquista il suo valore simbolico e che quindi ci darà stabilità in una realtà concepita in continuo mutamento.
La sopravvivenza della convinzione che il nome renda reali gli eventi permane per molto tempo nei riti sacerdotali e magici dove la "formula", che deve essere pronunziata nella sua esattezza nominale, realizza l'avvenimento invocato.
« Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch'io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com'egli l'ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai! » - Il Padre - Sei personaggi in cerca d'autore - Pirandello.
"evidentemente dobbiamo affermare che il linguaggio nella vita di tutti i giorni appare come un mezzo per comprenderci ed è usato nelle questioni ordinarie della vita come un mezzo. Ma ci sono altre relazioni con il linguaggio oltre a quella comune, "le più profonde". Nella vita quotidiana il linguaggio è appena sufficiente a capirsi, poiché con esso indichiamo solo relazioni superficiali. Non appena si parla di relazioni più profonde, allora emerge improvvisamente un altro linguaggio, quello poetico." Heideggher
il cielo è mare, e mare solo e immobile
le nuvole isole sopra le montagne, muovono nella corrente
coalescenti verità in divenire
ci sono sempre due versioni
anche per il peccato originale

quella di Dio è che l'uomo ha rubato la conoscenza presumendo di potersi sostituire a Lui, fallendo miseramente.
quella dell'Uomo è che dio ha proibito la coscienza all'uomo per sopravvivere e continuare a dominarlo, morendo.

un sostrato originario (proton iupokeimenon), la materia "prima" sempre presente all'interno nel divenire di ogni ente.[6]
Quindi il mutamento dalla privazione (ignorante) alla forma (sapiente) avviene perché vi è un sostrato comune che accompagna il mutamento: la materia (uomo). L'uomo è a sua volta costituito da elementi corporei (sangue, ossa ecc.) che a loro volta derivano dagli elementi fondamentali come l'acqua e il fuoco per cui, procedendo a ritroso, si deve logicamente arrivare ad una materia prima iniziale, informe, che è difficile definire proprio perché assolutamente priva di forma: se ne dà quindi una definizione "negativa" affermando che è ciò «di cui non si dice più che è fatto di qualche altra cosa»[7]
 Il mondo sensibile, soggetto al divenire e generato, deve necessariamente discendere da un principio, giacché non vi è generazione senza una causa. Il Demiurgo, essendo legato imprescindibilmente all'idea di Bene, non può che creare il migliore dei mondi possibili. Pur avendo come modelli eterni le idee iperuraniche, il Demiurgo è legato alla "minorità ontologica" del mondo sensibile. Il Demiurgo quindi non crea affatto ex nihilo, dal nulla, ma è costretto ad operare trasmettendo la forma ideale ad una materia preesistente.
 Il Mito Gnostico prosegue dicendo come la controparte femminile dell'eone Saggezza, Sophia si separò dal Pleroma per generare ilDemiurgo, partorendo così il mondo materiale.
"Ma la fonte del pensiero è anche il limite del pensiero, il punto in cui questo si annichila: la sorgente della razionalità non può essere a sua volta razionalizzata, essendo realtà e ragione l'una il negativo dell'altra. La filosofia pertanto, nel ricercare la realtà ultima da cui ha origine, deve riconoscere di non essere la verità, ma solo un'emanazione di questa, e deve quindi cancellarsi negando se stessa fino a quando, uscendo da sé, ci si trovi in estasi. La filosofia culmina così nella religione; l'estasi è l'identificazione dell'anima individuale con Dio, il quale può essere posseduto solo lasciandosi possedere da Lui."
In verità le civiltà sono meravigliosi coaguli umani attorno a banalissime idee, non altro che mezzi della manifestazione, strutture di pari peso ai singoli e inferiore alla massa, alla moltitudine.
oculata ossessiva compilazione degli spazi
piccoli comparti stagni
strutture mattone del progresso

causa persistente del ronzio irrequieto
stillicidio del mare

la progressione naturale delle strutture vitali è silenziosa e muta senza mutare
l'uomo che riproduce sé stesso è felice
l'uomo ride e gioisce quando ferisce
l'uomo è cattivo
l'uomo è felice
è l'occhio
valvola esistenziale
che apre ai luminosi flussi
l'estremo è l'universale atratto
il molteplice è il concreto fattuale
"evidentemente dobbiamo affermare che il linguaggio nella vita di tutti i giorni appare come un mezzo per comprenderci ed è usato nelle questioni ordinarie della vita come un mezzo. Ma ci sono altre relazioni con il linguaggio oltre a quella comune, "le più profonde". Nella vita quotidiana il linguaggio è appena sufficiente a capirsi, poiché con esso indichiamo solo relazioni superficiali. Non appena si parla di relazioni più profonde, allora emerge improvvisamente un altro linguaggio, quello poetico."
burattini
uomini su uomini
dei su dei

tu uomo che gioca coi fili dell'uomo
non hai nessun diritto solo
potere

ora che il cosmo hai deviato
scappa o muori

gli dei abbiamo pietà della tua miseria
e giochino piuttosto e
ridano forte

poiché ciò che merita l'uomo è
d'esser divino o
sparire
l'universo è sacro e luminoso intorno alla madre
luce nel tempo

guai a chi osi spegnerla
nel bambino
il cosmo scosterebbe tanto
da cambiare la storia dell'uomo

abbiate cura delle madri che crescono poiché loro sono
la misura e
tutto il fondamento

Riminiscenze:

costeggio la sponda del mare
il canto dei grilli è quasi silenzio
le piante sono macchie
verde scuro e brillante

tutto è pigro
tutto è accecato

il profumo degli ulivi
secco
mitigato