In primavera il cielo si rompe lontano,
ne odo il rumore di nuvole infrante.
E vedo i cocci plumbei, avanzare adagio,
e sgretolare il cereo sereno.
Luce migra di notturno sui muri delle case,
pingendo di buio una mano severa.
D'un titano che si leva in cielo,
a scagliare lampi come preamboli d'onnipotenza,
a rompere il suo artefatto notturno,
a permettere una gloria d'esser pronunciata.
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