Si sente
un
piccione
tubare

Pare
sovrasto
d'un filo
immenso

l'amore

viola sul petto
bagnarsi e
violentarsi di
rosso
nel vetro dell'occhio
solo

Negra
creatura

Cenere di
città

Verso di
universo
Digitalizzato
mi sento anello
didue lontane
metafisiche

LE CURIOSITA' PROIBITE DI SOPHIE

Siamo nella Londra puritana di fine anni '50. Sophie, una studentessa modello, carina e molto secchiona, si vede consegnare per strada da uno sconosciuto una specie di decalogo delle sconcezze o perversità. Attratta suo malgrado, si troverà sottoposta dallo stesso misterioso personaggio ad affrontare delle prove di iniziazione sessuale sempre più sfrenata. Alla fine lo studio forse ne risentirà, ma in compenso Sophie sarà diventata sicuramente molto più aperta e spigliata su certi argomenti.

di Erich Von Gotha

Internet
èra già
mio padre
Per un artista, che è l'ossessione d'un esteta, è comune soffrire per la propria produzione.
Questo lo spinge ad eliminare sistematicamente sè stesso.
L'unico modo per mantenersi eternamente artista.
Prendete un giornale. Prendete le forbici. Scegliete nel giornale un articolo della lunghezza che desiderate per la vostra poesia. Ritagliate l'articolo. Ritagliate poi accuratamente ognuna delle parole che compongono l'articolo e mettetele in un sacco. Agitate delicatamente. Tirate poi fuori un ritaglio dopo l'altro dispondendoli nell'ordine in cui sono usciti dal sacco. Copiate scrupolosamente. La poesia vi somiglierà. Ed eccovi divenuto uno scrittore infinitamente originale e di squisita sensibilità, benché incompresa dal volgo.

(Tristan Tzara, Per fare una poesia dadaista)

Di già?

“Gli uomini dovrebbero sperare che da nient’altro se non dal cervello derivino le gioie, i piaceri, le risa e gli svaghi, e i dispiaceri e le angosce, lo scoramento e le afflizioni. E grazie a ciò, in special modo, noi acquisiamo la saggezza e la conoscenza, e vediamo e udiamo e sappiamo ciò che è giusto e ciò che è infame, ciò che è buono e ciò che è cattivo, ciò che è dolce e ciò che è insipido… e per mezzo dello stesso organo diventiamo pazzi e deliriamo, e le paure e il terrore ci assalgono… Tutte queste cose sopportiamo dal cervello, quando esso non è in salute.”

( Ippocrate, traduzione del 1952, p. 159)

atteso tanto
non so più
chè voglio
Attendere
Sorgere
un
colosso
uno

di fuoco
incenerire
una mano, una
merviglia
Il gato
mecagnava
il còre

Puralui
mancava
na dona

deficiava in
coridoio na
desperazione
profunda

Unatesa
insovraumana
lontanansa

Un pèzo
di bacio

sarebbe stato
abbastanza
Non la conoscevo
la Morta

Il 26 Maggio
non piansi

Era preziosa

sulle dita
l'avevo contata
E c'avevo pure
giocato
con le dita:
Uno, due, tre
Sesta

Seta
i capelli
forse
Occhi blu

dicerto
intensi

Quel giovane sorriso
una voglia
sulla voce
aveva

la Sesta

Paolo CONTE: IL POETA DELLA MUSICA

Ho perso la dimensione del tempo nel piccolo teatro di Cittanova (R.C.) volando tra le note, la musica e le parole sublimate dalla voce dei sax, dei flauti, e delle trombe, dell'eccellente batteria e del dialogo con il pianoforte di Paolo Conte, di tutta la grande orchestra e della fisarmonica eccitante, quando � diventata la seconda voce dell'artista.
Dialogo colorato dalle note di Massimo Pitzianti, attento alle riflessioni della grande musica del maestro.
Un'eccellente orchestra lo ha accompagnato nella fantasia e nella genialit� musicale, penetrante come freccia soffiata da una cerbottana.
Poesia e musica condensate tra note che raccontano storie d'amore velate di malinconia. Mai musica e parole sono state cos� stechiometricamente combinate.
Ho incontrato Paolo Conte nella biblioteca comunale di Cittanova. � stato un breve dialogo il nostro. Non ho voluto fare un'intervista perch� ho pensato non fosse necessaria.
Le stesse domande poste all'autore come altri giornalisti mi sono sembrate ovvie e stonate. Abbiamo parlato d'altro e commentato brevemente una poesia in vernacolo di un autore calabrese di Africo Vecchia. La fine dell'intervista l'ho vissuta nel teatro pieno di vera musica che mi ha fatto volare sugli aquiloni della mia infanzia.
Paolo Conte � apparso forte e attento nella ricerca di una musica che si rende visibile e che fa vibrare le onde mentali. Non a torto il concerto � stato definito dal Sindaco di Cittanova un evento storico musicale; anch'io l'ho vissuto come momento importante che certamente ricorder� prima che il plotone di esecuzione (per dirla alla Marquez) spari la sua ultima musica.
Il piccolo teatro � stato un'oasi dove ho provato, tra la vera musica, "la nostalgia al gusto di Curacao", questa volta con la presenza dell'autore.
Le sue smorfie cantate diventano necessit� e fanno meglio comprendere l'arte del dire parole d'amore con la dolcezza e la timidezza dei tumulti del cuore.
Un artista con gli occhi da oceano, ricercato nei testi e nelle languide note che coinvolgono il corpo e la mente.

Mille e piu' volte ho ascoltato "Max", "Un gelato al limon" e tutte le altre sue poesie musicali. Mille altre volte ascolter� le sue note che raccontano la filosofia dell'amore e della vita.
Leggere ed ascoltare le poesie musicali di Paolo Conte � come entrare in una foresta tropicale, dove tutto diventa sogno, dove le forme ed i colori si trasformano in grande orchestra che accompagna e fa emergere ricordi ancestrali. "La grande musica frequenta l'anima, e non si sa perch�, e non si sa perch�".

di Franco LANUCARA
Poche foto
per
un uomo

Tinte bianco
nere

Cosmi
lontani

Da sinistra
in prima fila
un uomo

all'infinito

un ricordo

per qualcuno
una foto
Era già
medico
Stefano

Dai capelli
alle unghie
Lo era

Negli occhi
si tradiva
dove
la vita
glisilasciava
tutta suncolpo

Quando rideva
Stefano
più di tutti lo era

Sceso a patti con la vita

Ameiberica

La Carioca
_____non
vuol
dir __nulla

Senza volerlo, come spesso mi capita, ho pensato a qualcosa di già pensato da altri. E ora che sono consapevole della mia nuova categoria... sono anche Dadaista.
Ora son pure cosciente di quanto l'arte risieda nella giovinezza.

Coerenza

Una vecchia
voleva
nascondere
un
battito

La vecchia
voleva
vivere

Non appassire
Non diventare

Solo
vivere

Sempre scollato
Quel seno
è
Antipatico!

Un poeta
ruba
da una sfera
l'infinito

Alungo termine

Lei mi ustiona!
e come

Quando spiega Prima
Poi d'un ora fredda
l'arrivo
m'infrange
le piume delle dita
Un Battito

Mi ansia
spesso
quel carico
...sospeso...

Chel tempo preme
sulle mie
articolazioni
unacaustica
trepidazione

E
Cerino mi vedo

Uno
Acceso
Nutrito,
dell'ossigeno
Consumato

Un'esile figura
appassita
nel palmo
d'un uomo
innuvolato

Raccolta attraverso notti di Maggio

Se solo il vento
potesse
del Sole gonfiarti
un raggio infinito
Ecco
in quel sorriso elegante
si consumerebbe
la mia vita.

Ma

Non Vela

Lei

che non può
che a un filo tenersi
quella stella ormeggiata.

UnaTrama
invisibile
afona
rotta di
cielo

Non Scudo

a tener riparo d'un pezzo
di cielo

Non Àncora

immobile, paterna
di mare.

Non tu a
scendere
inafferrabile strappando
agli occhi
un'attenzione,
oramai sommersa.

Non Falce

Al muro d'inchiostro poggiata.
Strumento del grano, freddo

non tu a
recidere la vena
col profilo molato
Sfiorando
abbandonando
il colo
a fiotti di passione
dal cuore

Non Arco

Chel tempo decomporrà
il legno giallo

mentre sul letto
d'un fiume di sogno
mi scoccherà
al tuo seno

Luna
A Dio:

Salve, sono l'Ipocrita che desidera
il sommo riconoscimento.

Crisantemo

Lucide lacrime
versa
l'uomo in veglia.

E desidera sul corpo
stendersi lo
velo profondo
della notte.

Uomo pensoso
ti sei disidratato.

Ascoltando le chiacchiere del cielo
e confidando alle stelle
i sogni
i segni, le sembianze...

...della notte inzuppato
ti sei disidrato.

Uomo

sanza posa
nèluogo

Riposa

Questo merita un post come la candelina sulla torta, Giovani Parole.

La poesia è un piacere
immediato
come indossare un bel
vestito.
Per un artista non c'è nozione
ma mitizzazione.

La Masturbazione

Lei comincia a divincolarsi ma i suoi sforzi rendono più sensibile la sua debolezza e nello stesso tempo fanno ondulare il suo corpo contro il mio. Ora la trascino verso la camera, ma strada facendo mi fermo un po’ per obbligarla a strigersi di nuovo contro di me in modo da sentire bene il tenero strofinio dei suoi seni attraverso la seta sgualcita della camicia. Poi, sempre tenendola, costringo la piccina ad inginocchiarsi sul copriletto. Le immobilizzo i polsi dietro la schiena con una sola mano che preme contro l'incavatura della vita e la schiaffeggio più volte, senza fretta. Lei sa che ha bisogno di una punizione. Dopo le accarezzo con le mani la bocca, e anche le labbra, ma, siccome non si dimostra compiacente quanto voglio, la schiaffeggio ancora, senza spiegazioni. Punita per la seconda volta mi bacia senza reticenze. Allora la faccio stendere servile, sottomessa a pancia in giù – è la posizione che preferisco – ferma, cara, indifesa. Le faccio risalire la camicia e le spingo giù i pantaloni, dolcemente. Con la punta delle cinque dita sfioro la pelle nei punti in cui è più delicata, non tanto per interessare la prigioniera... Non tanto per interessare la prigioniera...
Questo pensiero rischia di farmi sfumare l'immagine.
Non tanto per interessare la prigioniera...
Accendo la luce e guardo il cuscino... la prigioniera.
Ecco, cosa c'è di bello nella masturbazione. Non c'è alcun bisogno di preoccuparsi per l'altra persona. Però guai a distrarsi, eh, guai! Devi essere un tutto unico... testa e... tutto.
I ragionamenti intermedi sono fallimentari. Fra la tensione del pensiero e il corpo non deve esistere niente. La masturbazione… è la prima forma di interezza. E non solo quello. Nessuno ha mai parlato di questo modo di amare. Ma ti rendi conto? In due, sempre in due… oppure in tanti, che stronzata in tanti! L'amore in uno è il più perfetto. Non ha mai sfasature. È l'unico amore in cui una persona faccia veramente i conti con il proprio sesso. Purtroppo non lo si può raccontare a nessuno, il proprio sesso, diciamolo. Quanto sia acuto, profondo, illimitatamente libero... si deve andare fino in fondo, fino alle oasi più vergognose, che sono quelle più vere. Mi fanno ridere quelli che la chiamano “disperata solitudine”... È una scienza privata e universale, dài. È il rilancio dell'individuo. Ti libera dall'untuosa ideologia del sociale. Ti libera dei sofismi della conservazione della specie e ti porta verso l'immagine pura. È il più alto dovere dei poeti. O la capisci o non la capisci, o ce l'hai o non ce l'hai. Non ci si può accedere con la logica. È una verità del cuore. Come la mamma, come la Patria!…
Mi sono esaltato, eh! E ho perso la concentrazione.
Va be', fumiamo va. Guarda che casino c'è in giro… cicche, cartacce, camicie sporche, lenzuola... che disastro.
Però è bello tornarsene a casa da soli. Infilarsi sotto le coperte… e sapere già come andrà a finire. Ritardare. I piaceri vanno sempre ritardati. Quasi quasi questa sera resisto. Così domani è anche più bello.
Dicono che faccia male. Anche quella lí non l'ho mai capita.
Ma chissà quanti saranno quelli che a quarant'anni, da soli…
Non lo saprò mai!
E chi te lo racconta, dài… da piccoli sì, ma a quarant’anni SSS…
Non so se dormire o se tornare ai miei filmini.
Dunque: lei era prigioniera. Era prigioniera con le mani incatenate dietro la schiena, no, le catene non c’erano… ecco a me sono i dettagli che mi fregano!... L’ho persa, non la vedo più, la Lucianina non mi... non mi va più bene. Che cose strane! Probabilmente è il pensiero che diventa debole, e quando il pensiero si indebolisce…
Ma chissà quanti saranno quelli che a quarant'anni... No, sarei curioso di sapere che tipo di tecnica... Secondo me esistono due tendenze, sì. Quelli della donna astratta, stupenda, completamente inventata, piena di fianchi, di cosce, di tette... No, no, io sono più realista. Sì, non importa che sia bellissima… deve essere vera. Ecco, la devi capire… psicologicamente. Eh sì, perché cos'è poi un culo se non si conosce profondamente il proprietario?... Non è niente, dài. Non è niente, è un oggettone.
Le donne che scelgo per… se lo sapessero!… voglio dire, le mie donne, insomma, sono quelle che incontro tutti i giorni, sì, quelle di cui conosco la madre, il fratello, il cugino, il marito... quelle sposate... le mogli degli amici, stupendo!... Le faccio parlare proprio con la loro voce, sono precisissimo nell'immaginare i gesti. Ognuna ha il suo carattere. Mai, mai far fare le cose che loro non farebbero, mai! Magari che non hanno mai fatto… ma che io so che farebbero... con me le farebbero! Guarda la Barbara, per esempio... come la odio, la Barbara! Dice che è timida. Tipico. Dice che ha vergogna del suo corpo. Tipico… Ha vergogna del suo corpo e mette su delle gonne che s'incollano al culo! Va bene, ha il culo piccolo, lo ammetto... ma si vede di più, eh!!! Che fai, t'incazzi? Sì, m’incazzo. M'incazzo perché sono realista. E intanto la Barbara mi va via, mi svapora, mi si indebolisce il pensiero, mi s'intreccia con la Cornelia… La Cornelia?... La Cornelia è tutto un altro tipo, è isterica, fredda come il ghiaccio, aristocratica, mai un gesto fuori di posto… tutta dentro, tutta dentro bisognerebbe smuoverla, bisognerebbe smuoverla, tutta controllata, piena di dignità. Sarebbe bello vederla fondere, la sua dignità. Sarebbe bello vederla fondere. Ti scavo nel cervello, Cornelia. Te lo tirannizzo, così, così!
Basta. Basta.
È come uno schifoso guazzabuglio di pensieri che si scioglie. È una cascata di sintomi di delirio che gocciolano da tutte le parti. Basta, che miseria.
Ora bisogna abbandonarsi e dormire più che si può. Dormire?...
Si crede sempre che sia il fondo dello squallore quello che si è toccato. Chissà se esistono delle forze per andare più giù. Delle strane forze, e la prossima volta scendere più in basso. C'è un momento in cui si è veramente soli. Quando si arriva in fondo a ciò che siamo di orrendo, di squallido. Ma in fondo, proprio in fondo in fondo.
Il dolore stesso non vi risponde più. Gli occhi sono asciutti perché lí c'è il deserto. Strano, non c’è neanche il dolore nella solitudine, quella vera. Gli occhi sono asciutti. E Allora bisogna risalire da quel fondo... piano piano bisogna ritornare tra gli uomini.
Non c'è niente da fare. Bisogna ritornare con gli uomini... anche per piangere.

Giorgio Gaber
Sole, non svanire
non lasciare il Grigio
sulle case governare.

Accendi ancora
una piastrella
un quanto
un quanto di luce
per l'anima.

Di luce per la luce
accendi i miei tessuti!

Abbisogno,
occorro di te!
Della tua acqua,
della carezza l'invisibile bacio.
Del cieco riflesso
lo sguardo
dipendo.

Cosicchè l'iride, ancor
verde brilli e accechi
come squame di pesce
librate leggere
come
granelli di specchio,
a colpire un pezzo di
sole
a rubarlo al mare,
uno nell'universo.

Non ti chiedo molto
solo non svanire,
ancora
io ti aspetto, seduto
e ti osservo l'opera
in silenzio, nell'ombra.
Nel cesso
ho gettato
un'altro
feticcio.

Il tessuto
di un
ricordo.
Un'appendice
del lobo
mio
perverso.

Giace ancora, però
fra le mie mani
l'ombra.

Un cadavere di colomba
in volo, cucita
cristallizata
nel vetro dell'occhio...

l'ombra.

Freccia irrimediabile.

Del pallido
feticcio
ancora
ficcata
rimani:

Ricordo
Pudore
Paura
Fame

Della bestia
annidata, acuta
nel foro
a corrodere
dentro
il corno
ricco d'avorio.

Freccia irrimediabile
rimani
ficcata.


Differenza
fra una bimba e una donna,
è che la seconda

che l'uomo ragiona
col cazzo.
Lacrima di Sole
coci
lontana dalla tua oasi
coci

Adesa a te è la paura
sul derma di cuore, tua
come pietra nella pietra
cristallo nel cristallo

Sei scrigno
di Lacrima
al Sole

Superficie lunare
Riflessione di stella
Ritratto di cielo
Lente di fuoco
Fusione di Sfera

Pura
attendi
il Notturno
a mitigare il calore,
nascosto nella Terra,
profondo.
E attendi
il soffio della neve
scendere da ghiacci
lontani, infiniti.

Come un bruco in farfalla,
di brina in rugiada
domani al sole tornerai
Lacrima.

Una foglia

Mi trafigge
una freccia
nel foro
della bocca

E svuota la voce
E incalza
l'elettrodo
del cuore

Poi smette
e mi pensa
sul piatto
Serpente di pietra
il tuo capo genera
un fiume per la coda.
E nutre di
un fluido metallico
un riflesso, che entra
nello specchio dei timpani
nello specchio
della pelle
entra
e
travolge.

Trabocca un'eccesso
di sazietà
e smonta l'atmosfera
di confusione.
Dove spiriti negri
danzano antichi
e cantano
nelle sacre tempie
una preghiera.

Luogo dell'artista
morte dell'infinito
estorci ancora
una nota
dalla mente.
Gomma straniera
Torna ancora!
Gemma!

Torna a gonfiarmi
d'amore.
Torna
altalena.

Sono il tuo molo, barca
che mi oscilli l'anima
mentre il soffio
ti segue lontano
tornare
lontano.

Oh riflesso dell'orgoglio,
mi sveli una tempesta
di corpi celesti.
Che si sfocano le parti
e fondono un sole
di agoniata malinconia.

Torna
a rubare l'ombra
a sradicare pianeti
a tramontare la notte.

Ti prego torna.

A saziare la carta
bianca
del tuo silenzio
infinito.
Trash nipponico N
Trash nipponico O MO
Trash nipponico N
Trash nipponico C
Trash nipponico I
Trash nipponico S ESSUALITà
Trash nipponico I
Trash nipponico A
Trash nipponico M ASoCHISMO
Trash nipponico O
Trash nipponico C ULTURA
Trash nipponico A
Trash nipponico P ERVERSIONE
Trash nipponico I
Trash nipponico T
Trash nipponico I O E IL TRASH NIPPONICO
L'arte è l'antiscienza, faccia
di una bella medaglia.
Un ritratto
di me stesso:

Un bruto
corpo oscillante
e quieto.
Oh, come soffro per questo foglio
mi spaventa la mano!
che teme la vita, e la tiene.

Ho paura di sentirmi l'unto adosso,
del condimento oleoso della mia
espressione.
Di sentirmi l'olio del sazio, sul
ruguso volto
della mano.
Che sempre ha parlato e afferrato
la bellezza,
strappandola
dalla terra.

Ho paura della vita
che ho sentito udire.
Che mi lasci spoglio
come un tronco a riva
fra la sabbia el mare.

Sono felice e temo
già
la vita.

L'albatro

Spesso, per divertirsi, gli uomini d’equipaggio
catturano degli albatri, grandi uccelli di mare,
che seguono, indolenti compagni di viaggio,
la nave che scivola sugli abissi amari.
Appena li hanno deposti sul ponte,
questi re dell’azzurro, maldestri e vergognosi,
lasciano cadere miseramente le grandi ali bianche
come remi inerti trascinati ai loro fianchi.

Quel viaggiatore alato, com’è sgraziato e remissivo!
Lui, poco fa così bello, com’è comico e brutto!
Uno gli stuzzica il becco con la pipa,
un altro imita, zoppicando, l’infermo che volava!

Il Poeta è come lui, principe delle nuvole
che sfida la tempesta e se la ride dell’arciere;
fra le grida di scherno esule in terra,
le sue ali di gigante non gli permettono di camminare.

Charles Baudelaire, trad. Lorenzo De Ninis


In verità mi puzza come di triste sogno,
di debolezza
"Per viver meglio dovremmo farci talvolta
una nuotata"

Una nuotata?
Quale meglio? Perchè?
Sono forse un pesce?
Ma poi un pesce, perchè?
Un artista è
un pescatore di numeri
nell'infinito
I miei appunti
sono la convalescenza
di un malato di volontà.
«Non essere amati è una semplice sfortuna; la vera disgrazia è non amare»

Albert Camus
In primavera il cielo si rompe lontano,
ne odo il rumore di nuvole infrante.
E vedo i cocci plumbei, avanzare adagio,
e sgretolare il cereo sereno.
Luce migra di notturno sui muri delle case,
pingendo di buio una mano severa.
D'un titano che si leva in cielo,
a scagliare lampi come preamboli d'onnipotenza,
a rompere il suo artefatto notturno,
a permettere una gloria d'esser pronunciata.
L'ho catturato in casa, e si è incattivito.
Ha le mani nelle morse, e se le tolglie, le strappa.
Volesse un giorno, imprudentemente, sottrarle a questo destino;
sono certo che ancor prima si consiglierà il contrario.
"Ne cresceranno di nuove, saranno poi libere, le accetterò?"
Così l'animaletto è prigioniero, di sè stesso.
- Sà cosa stavo pensando? Io stavo pensando una cosa molto triste, cioè che io, anche in una società più decente di questa, mi troverò sempre con una minoranza di persone. Ma non nel senso di quei film dove c'è un uomo e una donna che si odiano, si sbranano su un'isola deserta perché il regista non crede nelle persone. Io credo nelle persone, però non credo nella maggioranza delle persone. Mi sà che mi troverò sempre a mio agio e d'accordo con una minoranza...e quindi..."

"Mio caro diario"
Nanni Moretti

- Io non lo sò, però senz'altro lei ha un matrimonio alle spalle a pezzi.
- Che dice?
- Forse ho toccato un argomento che non...
- No...no...è l'espressione. Non è l'argomento, non è l'argomento, non è l'argomento...è l'espressione. Matrimonio a pezzi. Ma come parla...
- Preferisce "rapporto in crisi" ma è così kitch...
- Kitch! Dove le andate a prendere queste espressioni, dove le andate a prendere...
- Io non sono alle prime armi.
- Alle prime armi...ma come parla?
- Anche se il mio ambiente è molto "cheap"
- Il suo ambiente è molto...?
- E' molto "cheap".
- Ma come parla?
- Senta, ma lei è fuori di testa!
- E due. Come parla! Come parla! Le parole sono importanti. Come parla!

"Palombella rossa"
Nanni Moretti
Lullababy


spy something begining with S.......

On candystripe legs the spiderman comes
Softly through the shadow of the evening sun
Stealing past the windows of the blissfully dead
Looking for the victim shivering in bed
Searching out fear in the gathering gloom and
Suddenly!
A movement in the corner of the room!
And there is nothing I can do
And I realise with fright
That the spiderman is having me for dinner tonight!

Quietly he laughs and shaking his head
Creeps closer now
Closer to the foot of the bed
And softer than shadow and quicker than flies
His arms are around me and his tongue in my eyes
"Be still be calm be quiet now my precious boy
Don't struggle like that or I will only love you more"
But it's much too late to get away or turn on the light
The spiderman is having you for dinner tonight

And I feel like I'm being eaten
By a thousand million shivering furry holes
And I know that in the morning I will wake up
In the shivering cold

The spiderman is always hungry...

The cure
Sono comica, una maschera
dietro
un'insicurezza, così ancora una
presunzione, forse una foto, e
poi uno specchio,e...
e come un olezzo, mi tiene lontana,
da qualcosa, una putrefazione.
Poi che differenza fa dietro? o davanti?

Una critica

La mia tastiera è un pianoforte!
Io le corde
Iol compositore

E la musica suona
a mio piacimento,
s'intona e stona.

Ma
quando cambia l'orchestra
chè rimane dell'artista?
Confesso che mi vedo sempre alla stessa maniera,
ed è una cattiva abitudine.
Perchè, proprio così:
piccolo, e grande? Fa male!
Mai quello che sono, mai!
Mai una pallida certezza,
che tutto và in falsificato!

E se fossi un satellite, un vero
gregario di volti e parole.
Cosa rimarrebbe?
Un'informe orbitare? Un passaggio?
Una scia di qualcosa? Indefinita.

"Mi pesa la storia, e la mia.
Mi esalta la storia, e la mia.
Mi esalta la mia. Mi deprime la mia."

Così discorrendo, come una giostra.
E forse
una preghiera.

Sono solo questo,
un movimento di parole
di volti estranei,
una castigazione.
Riguardo al successo:
"ne ho avuto anch'io...
successo da camera da letto!"

"Intervista a me stesso"
"Il bello è che zero commenti non voleva essere un'ironia,
e adesso è così vera.
Che mi ci sto affezionando, quasi come la verginità e la masturbazione."

"Intervista a me stesso"

La Defenestrazione

Confesso che mi capita spesso
di voler
saltare sotto
proprio cadere
giù dalla terrazza

Di camera mia, delle camere altrui, della cucina
di tutte le terrazze che ispirano

Un'atletica ossessione

Gli occhi quando sognano sono seri
Contemplano
ma non lasciano trasparire riflesso alcuno
Del didentro
come del difuori

Sono sempre neri
pesanti
impenetrabili finestre oscure

Quando assumono quella posa misteriosa ed equivoca
quell' espressione contigua all'immaginazione
tutto è possibile
tutto

Come di perdersi nel vuoto delle membra
fino all'esplosivo contrasto con la superfice

Lo so
sono giochi adolescenti per antonomasia
sposare cose lontane
l'immaginazione e la realtà

Nel mio caso c'è sempre una ringhiera di mezzo