Con la sua moderna "teoria della cognizione", Oresme dimostrò che non esistono al di fuori della coscienza umana categorie, termini, qualità e quantità. Per esempio, Oresme svelò le cosiddette "qualità primarie" come misura, posizione, forma, moto, riposo, ecc. (trattate dagli scienziati del XVII secolo, Galilei, John Locke etc.) e sostenne che esse non erano presenti in modo "oggettivo" nel mondo esterno, bensì dovevano essere considerate come delle complesse costruzioni cognitive della psiche formulate nelle condizioni individuali del corpo e dell'anima dell'uomo.
Poiché la realtà è solo in un momento privo d'estensione (instantia), Oresme argomentò che nessuna azione può esistere eccetto che a livello della coscienza. Ciò significa che l'azione è un risultato della percezione e della memoria, nel senso dell'attiva composizione del "prima" e del "dopo". Questa ingegnosa teoria si rende plausibile nel campo del suono. Oresme scrisse: «Se una creatura esistesse senza memoria, non potrebbe mai sentire un suono...». Il suono, dunque, è un costrutto umano e niente altro. Oresme risolse il problema del dualismo mondo fisico/mondo psichico ricorrendo allo schema tripartito species - materia - qualitas sensibilis (in termini moderni: informazione - mezzo - significato). La species (l'informazione) trasportabile come un'onda sonora, muta il mezzo che attraversa (legno, aria, acqua, sistema nervoso, etc.) e il sensus interior da essa trae per mezzo di conclusioni inconsce un significato soggettivo.
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