La percezione infatti, per Bergson come per Uexküll, senza ridursi ad un'astratta riproduzione o duplicazione interna di un oggetto esterno secondo una determinata conformazione spaziale corrispondente alle strutture spaziali delle reti nervose, si gioca nelle cose stesse, in quanto è selezione, costruzione e processo di significazione del reale: l'oggettività del reale è il prodotto di una costruzione che ha il suo radicamento nei processi sensibili e corporei legati agli organi delle diverse specie animali, anche laddove la conoscenza scientifica degli organi percettivi degli animali sia limitata o, come ricorda l'autore, «si ignori quanto del corpo del soggetto passi nel suo mondo individuale»

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