
Turchi a Berlino. Verso la compaginazione multietnica? Forse.
Lui 40enne, affoga le sue origini nell'alcol, nel "duro rock"
che fa male alla salute. Lei 20enne, come l'acqua scorre fino a
tagliarsi, lasciarsi perdere il sangue, l'identità.
I due quando si incontrano all'ospedale psichiatrico, non poterono che ironizzare delle loro suqallide vite. E poi lui, Cahit, caduto nella compassione per quel giovane volto di Sibel, riflesso nei suoi occhi lucidi, così simile al suo.
Ridere e piagere sembrano faccie della stessa medaglia, della vita. Questo è il destino per i due turchi che soffrono nella gabbia aperta di Berlino.
Dove del loro matrimonio orientale, rimarrà solo il congome, poi l'occidente, l'indefinito.
Poichè prima solo di interessi è stato l'unione (lei alla ricerca di un passaporto famigliare per "vivere" la sua vita, lui per evadere dai sensi di colpa procurategli dalla ambizione di lei) il rapporto coniugale è veramente esasperato e insolito, al limite del ridicolo. Ma i due si innamorano, perchè è tutta pazza la passione, e Caith e Sibel si sentono meno soli insieme, quando si guardano e non si sfiorano, si desiderano.
Cosa rimane del turco a Berlino, quando ama? Cosa rimane dell'uomo?
Nel sangue di Kaith, della sua Sibel, dell'amico Seref, di Birsen la madre di lei, Selma l'amante di lui. Che differenza fa? l'amore ci rende più vicini e universali!
Anche dove la modernità sembra non lasciare più spazio alle antiche canzoni
d'amore... sbocciano i fiori. Dove la memoria sembra sfumare come la sabbia del deserto dalle labbra del cielo, un uomo canta l'antico granello.
La sposa turca è una poetica fotografia dell'attuale fusione
occidorientale, del rapporto che ha l'uomo emigrato con il suo nuovo
grande mondo. Ccondannato alla cittadinanza quanto contraddittoriamente all'alienzaione.
"...svuota e ribalta il più accreditato dei «nuovi» generi cinematografici: la commedia etnica del matrimonio coatto."
Da L’Unità, 15 ottobre 2004
Dario Zonta
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