Nella prima fase, sovrapponibile a quella dell’MRI di Palo Alto, il modello era basato su una visione di casualità circolare, il sintomo persisteva all’interno di un contesto relazionale dove i tentativi di soluzione diventavano il problema e si trattava di rompere i pattern ripetitivi e rigidi cui il sintomo era connesso, l’attenzione era posta sugli aspetti pragmatici e comportamentali (si prescrivevano comportamenti per rompere altri comportamenti), sulla cibernetica di primo ordine. In quel periodo il gruppo di Milano ebbe il privilegio di avere la supervisione diretta di Paul Watzlawick.
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