L'esempio aristotelico dell'ircocervo viene magnificato da Boezio nelle sue glosse al De Interpretatione, dove sottolinea come la scelta di una parola provvista di significato, benché riferita a una cosa inesistente, permette di ragionare sull'inesistenza dellecategorie di vero e falso quando applicate alla parola nella sua assolutezza e non al suo essere priva di senso[2].

Per contro Guglielmo di Ockham nei suoiScritti Filosofici utilizza l'immagine dell'ircocervo per simboleggiare la necessità di rivolgere le proprie attenzioni al concreto e non all'astratto, cercando di spiegare la realtà con semplicità e immediatezza.

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