Tangenziale che ti amo

Ora di ritorno a casa.
La luce a basso consumo dipinge la camera come pallida urina.
Il silenzio pervade la mente e profonde il desiderato momento.
Inizia il misterioso processo, intellettosensitivo, basato sul fedele e antico fantasticare.

Ora io veloce scorro sul piatto e statico fiume d’asfalto.
E le pupille dilatate già catturano il bagliore azzurro, sfumante,
nel notturno cielo.
Argini metallici, guidano questa serena marcia nell’inconscio.
Ricordi di piogge desiderose, versate sul lago del mio essere.
Intenso, eterogeneo, quadro occulto di insolite emozioni;
lambite ora delicatamente con dolce memoria.
D’autore ai miei occhi. Se potessi ancora impaginare di getto, sotto mistica ispirazione, tale era il miracolo di casuale bellezza.
Ma la strada corre troppo veloce, -qui non ti puoi fermare- dice la motocicletta.
Così la prudenza come il conformismo, el proseguire verso casa, col desiderio di poi.

Godere il quieto e sonnolento ripercorrere dei fotogrammi, ora accuratamente montati.
Ove la scena era dominata tra due, singolari e freddi, costrutti moderni; tutto penetrava nella calda notte calda, ed estiva. Dove non più freddi, non più costrutti, ma intelletive parti dell’opera in sublimazione.

Infine gli attori si avvicinano e lasciano precipitare le maschere.
Come tutti, osservatori, della natura impermanente e schiva della magia.

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