Nella dottrina platonica gli enti molteplici e imperfetti si caratterizzano per la loro mutabilità che è tale che non sarebbero per noi conoscibili se non prendessimo come principio della loro intelligibilità il fatto che in realtà le cose non sono altro che copie che imitano la realtà perfetta delle idee che corrispondono ad esse. Vi è dunque una graduale perfezione anche delle cose sensibili a seconda dalla loro distanza dalle idee. Questa teoria del gradualismo ontologico trova corrispondenza nel Simposioplatonico dove il conoscere è assimilato ad un Eros intellegibile, ad un amore della conoscenza che non riguarda né gli dei, che tutto sanno e non desiderano quindi la sapienza, né gli ignoranti che non possono desiderare ciò che non conoscono. Solo i filosofi amano la sapienza di cui non sono del tutto privi ma che non possiedono interamente ma solo a differenti gradazioni. [2]

Un'impostazione gradualistica è anche nel sistema delle monadi di Leibniz. Tra la vita e la morte non vi è un netto distacco ma un'infinità di gradi che segnano la continua trasformazione di ciò che vive con un processo di generazione e corruzione ossia di composizione e scomposizione tra le monadi che entrano nei composti ma rimangono intatte, non toccate dai meccanismi del mutamento dei singoli organismi. Innumerevoli ma finite, le monadi infatti sono state create da Dio e quindi sono eterne. [3]

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