L’aumento del capitale di un mercato avviene a spese del resto del sistema. Scatta quindi la competizione fra le città – Stato per gli accessi, le informazioni, le rotte, le opportunità commerciali.
Un’immagine che ci rinvia al mito della caverna platonica. La stessa funzione spettava alla geometria, anch’essa incaricata di condurre l’anima alla verità, attraverso la presa di coscienza del principio delle concordanze e delle contrarietà che si equilibrano vicendevolmente nell’ordine armonioso del cosmo. Joost-Gaugier chiarisce che, per gli architetti di quelle opere, i numeri non erano freddi, erano una forma dinamica di energia che esercitava un decisivo impatto sulla vita e la morte dei singoli e della comunità.


Nella dottrina platonica gli enti molteplici e imperfetti si caratterizzano per la loro mutabilità che è tale che non sarebbero per noi conoscibili se non prendessimo come principio della loro intelligibilità il fatto che in realtà le cose non sono altro che copie che imitano la realtà perfetta delle idee che corrispondono ad esse. Vi è dunque una graduale perfezione anche delle cose sensibili a seconda dalla loro distanza dalle idee. Questa teoria del gradualismo ontologico trova corrispondenza nel Simposioplatonico dove il conoscere è assimilato ad un Eros intellegibile, ad un amore della conoscenza che non riguarda né gli dei, che tutto sanno e non desiderano quindi la sapienza, né gli ignoranti che non possono desiderare ciò che non conoscono. Solo i filosofi amano la sapienza di cui non sono del tutto privi ma che non possiedono interamente ma solo a differenti gradazioni. [2]

Un'impostazione gradualistica è anche nel sistema delle monadi di Leibniz. Tra la vita e la morte non vi è un netto distacco ma un'infinità di gradi che segnano la continua trasformazione di ciò che vive con un processo di generazione e corruzione ossia di composizione e scomposizione tra le monadi che entrano nei composti ma rimangono intatte, non toccate dai meccanismi del mutamento dei singoli organismi. Innumerevoli ma finite, le monadi infatti sono state create da Dio e quindi sono eterne. [3]
spirito capitalistico: creare problemi complessi, trovare soluzioni più complesse per risolverli.
questo origina un circolo dalle dinamiche propulsive. Esso è la base del progresso tecnologico, ovvero della superiore potenza offensiva occidentale. Continui gradi di difficoltà somministrati alla natura umana generano continui gradi di evoluzione della stessa, ciò che gli occidentali chiamano perfezionamento della natura.
Il capitalismo è la realizzazione culturale dello spirito gradualista insito nella natura.
Invece gli “inventori” del gotico furono tre amici: il vescovo Enrico di Sens, l’abate Sugerio di Saint-Denis e il vescovo Goffredo di Lèves, a Chartres. Erano accomunati dalla medesima ispirazione spirituale e culturale. Per loro, come per molti loro epigoni, la cattedrale gotica rimandava alla Città Celeste dell’Apocalisse, al Tempio di Salomone, alla scala di Giacobbe che congiunge la terra e il mondo ultraterreno, all’Arca di Noè che ha salvato e salverà l’umanità alla fine dei tempi, al cosmo nel suo complesso (Harries, 1977).


Nulla esiste finché non è misurato.

Niels Bohr, Nobel 1922.

Un elettrone è una potenzialità immateriale finché non viene osservato.

Max Born, Nobel 1954.

Se non sono disturbati dall’osservatore, gli elettroni non sono cose, non esistono nello spazio e nel tempo, la loro esistenza è meramente potenziale. Emergono in una condizione di esistenza reale ma provvisoria nell’atto di misurazione che è quindi un atto creativo.

Erwin Schrödinger, Nobel 1933.

Per ciò che riguarda le particelle che costituiscono la materia, non sembra esserci alcuno scopo nel considerarle come composte di qualche materiale. Sono, in un certo senso, pura forma, nient’altro che forma; ciò che si manifesta di volta in volta in osservazioni successive è questa forma, non uno specifico frammento di materia.

Erwin Schrödinger, Nobel 1933.

Le più piccole unità di materia non sono, di fatto, oggetti fisici nel senso ordinario della parola; sono forme, strutture o, nell’accezione platonica, Idee, di cui si può parlare in modo non ambiguo solo nel linguaggio della matematica.

Werner Heisenberg, Nobel 1932.

La gente pensa sempre che, quando si dice “realtà”, si sta parlando di qualcosa di chiaramente noto a tutti, mentre invece per me il più importante e più arduo compito del nostro tempo è lavorare alla costruzione di una nuova idea di realtà.

Wolfgang Pauli, Nobel 1945, lettera a Markus Fierz, 1948.

Gli elementi costitutivi del mondo fisico sono quelli che chiamiamo eventi. Un evento non persiste e non si sposta come un pezzo di materia tradizionale: esiste semplicemente per un suo breve attimo e poi cessa.

Bertrand Russell, “L’ABC della relatività”.

Se si era inizialmente creduto che nel corso del progresso delle scienze tutto ciò che è ‘trascendentale’ sarebbe stato progressivamente soppresso, perché in ultima analisi si poteva ricondurre tutto ad una spiegazione razionale, si dovette poi ammettere che il mondo materiale che per noi è così tangibile, si dimostra invece sempre più simile ad apparenza e si dissolve in una realtà che non è fatta di cose e di materia, ma di forme che predominano. […] La fisica quantistica ci ha confermato ancora una volta che la nostra esperienza scientifica, la nostra conoscenza del mondo, non rappresenta la realtà ultima ed intrinseca, qualunque significato si voglia attribuire a queste espressioni.

Hans-Peter Dürr, fisico nucleare e quantistico tedesco, 1986.

Ora sappiamo che l’immagine del mondo offerta dai nostri organi di senso, che pure funziona perfettamente nella vita di ogni giorno, ha poco a che fare con la realtà. Ciò che ci sembra solido e impenetrabile è perlopiù vuoto […]. Di conseguenza, la nostra definizione intuitiva della materia è completamente distorta dai filtri che i nostri organi di senso interpongono fra un oggetto e noi. Si tratta di una definizione essenzialmente pragmatica, basata sul genere di informazioni che si sono rivelate più utili nella ricerca del cibo, nella lotta contro i predatori e per il successo riproduttivo. Come strumenti di conoscenza, queste informazioni sono quasi prive di valore.

Christian De Duve, biochimico belga, Nobel per la medicina nel 1974 (2002).

Se l’universo è vivo, le emozioni possono avere un significato cosmologico.

Shimon Malin, fisico teorico, Colgate University, 2012.
I non molti istituti che sono sopravvissuti di proprietà collettive che si denominano tuttora comunalia vedono la loro collocazione con una certa fatica nell'ambito del diritto moderno, tutto basato sulla proprietà. Una interessante sentenza della Corte Costituzionale[2]ha negato l'incostituzionalità della norma che assoggettava ad imposta i communalia a differenza dei demani comunali, sottolineando, perciò la differenza tra i due istituti.


Il capitalismo non può nascere come "figlio legittimo o naturale" di un sistema pre-capitalistico in decomposizione; o meglio, perché nasca con una patente di legittimità o di naturalità, occorre che venga elaborata un'ideologia specifica che s'incarichi di far sembrare bianco il nero e viceversa.

Occorre un'ideologia che s'insinui nei punti più deboli delle strutture dominanti, politicamente ancora forti, ma largamente sofferenti di una certa incoerenza tra valori, affermati in sede teorica, e realtà concreta.

Questa ideologia alternativa può cercare il compromesso con le istituzioni dominanti, ma deve comunque essere disposta, in caso di necessità, a trasformare i propri ideali in una lotta politica vera e propria.
Una trasformazione così repentina della "ricchezza popolare" in "ricchezza capitalistica" andava spiegata con un'analisi dei processi culturali che in qualche modo l'avevano favorita. Marx peraltro non dice nulla sulla nascita e lo sviluppo del capitalismo in Olanda e sui rapporti di questo capitalismo con quello inglese prima dell'iniziativa drammatica delle enclosures. Sarebbe stato interessante verificare il motivo per cui il capitalismo trovò in Olanda un terreno così favorevole e uno sviluppo così potente da mettere a repentaglio un sistema produttivo, come quello inglese, ove la ricchezza era "popolare".
la nuova nobiltà, invece, "era figlia del proprio tempo per il quale il denaro era il potere dei poteri"
Marx dice espressamente che mentre la vecchia nobiltà feudale era stata inghiottita dalle grandi guerre feudali (qui si devono presumere quella esterna dei Cento Anni con la Francia [1337-1453] e quella interna delle Due Rose [1455-1485]), la nuova nobiltà, invece, "era figlia del proprio tempo per il quale il denaro era il potere dei poteri"(p. 10): di qui l'esigenza di trasformare i campi in pascoli per le pecore.
l'impulso immediato allo scioglimento dei seguiti feudali, determinato dalla "fioritura della manifattura laniera fiamminga e dal corrispondente aumento dei prezzi della lana"(pp. 9-10). In pratica i contadini non sufficientemente ricchi per trasformarsi in fittavoli o per mettersi in proprio furono sfrattati dalle terre in cui lavoravano perché in esubero: l'arativo andava convertito in pascolo, che per essere gestito necessitava di molti meno lavoratori.
Seconda cosa: pur essendo stata la prima a svilupparsi in senso capitalistico (commerciale), perché l'Italia, dopo la scoperta dell'America, che rende l'Atlantico più importante del Mediterraneo, torna a livelli para-feudali? E' possibile spiegare questa inversione di rotta soltanto con l'analisi economica?
l'Italia ha sviluppato per prima la produzione capitalistica. Perché? Perché qui -risponde Marx- il servaggio era stato abolito prima che altrove. Ma perché proprio in Italia prima che altrove Marx non lo dice.
trasformare il servaggio in una contrattazione salariale
"i cavalieri dell'industria riuscirono a soppiantare i cavalieri della spada soltanto sfruttando avvenimenti dei quali erano del tutto innocenti"(p. 7)


Il capitalismo -si era detto- nasce là dove esistono sia un certo volume di capitali circolanti, sia la presenza sul mercato di una certa disponibilità di forza-lavoro, separata dai mezzi produttivi.




il processo di circolazione del capitale che determina quello produttivo.

Ora, nel II° volume Marx sembra aver accentuato il fatto che, per la formazione del capitalismo, la determinante in ultima istanza è una forte e massiccia presenza di capitale monetario. Laddove esiste ciò è impossibile che ad un certo punto non nasca il capitalismo.



Col che Marx continua a dibattersi in un problema che non trova soddisfacente soluzione. La differenza principale tra capitalismo commerciale e quella industriale può essere di tipo meramente "quantitativo", come p.es. il volume delle merci o del capitale monetario circolante?

In realtà il capitalismo non ha bisogno solo di capitali circolanti e di manodopera salariata, ma anche, prima di tutto, della presenza culturale di un'ideologia di vita, che ne legittimi la nascita o che comunque ponga le basi, anche senza volerlo, per la sua gestazione.

Il capitalismo non può nascere come "figlio legittimo o naturale" di un sistema pre-capitalistico in decomposizione; o meglio, perché nasca con una patente di legittimità o di naturalità, occorre che venga elaborata un'ideologia specifica che s'incarichi di far sembrare bianco il nero e viceversa.

Occorre un'ideologia che s'insinui nei punti più deboli delle strutture dominanti, politicamente ancora forti, ma largamente sofferenti di una certa incoerenza tra valori, affermati in sede teorica, e realtà concreta.

Questa ideologia alternativa può cercare il compromesso con le istituzioni dominanti, ma deve comunque essere disposta, in caso di necessità, a trasformare i propri ideali in una lotta politica vera e propria.
precapitale commerciale, capitale indrustriale
è il processo di circolazione del capitale che determina quello produttivo


Interessante l'osservazione secondo cui il capitalismo nasce nel XVI con la nascita della manifattura - fenomeno che appunto in Italia, rimasta ferma al livello dei commerci, non è avvenuto e che avverrà in particolar modo laddove s'imporrà una qualche riforma protestante, cioè una forma di emancipazione dal dominio o culturale o politico della chiesa romana.

Senza manifattura non è neppure il caso di parlare di espropriazione dei contadini. La prima industrializzazione della vita sociale è costituita dalla manifattura ed è con questa che la borghesia distrugge l'artigianato e subordina l'agricoltura.

Cosa ha impedito alla borghesia italiana di compiere questo passaggio? E' stata appunto la religione cattolica, che, nonostante tutti i suoi palesi abusi, costituiva allora un'idealità più alta della religione protestante.

La borghesia italiana, nel complesso, non era ancora sufficientemente cinica e individualista.


Il vero motivo che impedì all'Italia di trasformarsi nella prima nazione industriale d'Europa o comunque in una nazione capitalistica non meno importante dell'Inghilterra, fu laControriforma.

Nel momento in cui la borghesia italiana accettò, seppur malvolentieri, la Controriforma (e fu un'accettazione più politica che culturale), tolse a se stessa la possibilità di diventare "capitana d'industria" e impedì al popolo italiano di realizzare l'unificazione nazionale e di costituire uno Stato indipendente dalla chiesa.
Tuttavia è davvero strano che la prima potenza europea sul piano del capitalismo commerciale si fosse lasciata superare in così poco tempo da nazioni economicamente molto più arretrate. Gramsci addebitò l'involuzione alla mancata realizzazione dell'unità nazionale. Ma questa causa fu in realtà una conseguenza della mancata trasformazione del capitalismo da commerciale a industriale.
Il passaggio dal capitalismo commerciale a quello industriale viene considerato da Marx inevitabile, salvo imprevisti esterni che ne impediscono forzatamente la realizzazione. E qui calza a pennello -dice nella nota 189 di p. 951- l'esempio dell'Italia, la cui improvvisa involuzione storica viene fatta risalire alla scoperta dell'America, che impose il primato dell'Atlantico sul Mediterraneo.
Tutti i protagonisti delle vicende storico-sociali, non essendo consapevoli delle cause di fondo che generano i mutamenti dei processi storici, non sono considerati in alcun modo "responsabili"; o meglio, si può esser consapevoli delle dinamiche di un processo ma non responsabili della sua nascita, in quanto le generazioni ereditano sempre delle condizioni già date.

[strutturalismo]
una produzione davvero sociale e consapevole, scientificamente organizzata.
Marx plaude al superamento della formazione feudale in nome del fatto che è preferibile una produzione sociale, di operai collettivizzati, in mano a singoli capitalisti, piuttosto che una produzione individuale (il servaggio viene considerato tale) in mano a singoli contadini tra loro separati e dipendenti da un signore analfabeta sul piano economico, e quando critica che tale transizione sia avvenuta con "metodi violenti", in ultima istanza la giustifica in nome della "necessità storica". Questo perché dolori e sofferenze inenarrabili saranno redenti dalla stessa storia, che si preoccuperà di espropriare i capitalisti, dando origine, per la prima volta nella storia del genere umano, a una produzione davvero sociale e consapevole, scientificamente organizzata.
La concezione della storia di Marx, per quanto concerne l'idea della "necessità storica", è tutta di derivazione hegeliana: vi è stata solo una sostituzione di categorie, che da filosofiche son divenute economiche.
mezzi di produzione [il modello di produzione
Esso non si sviluppa che entro un ambito ristretto e assolutamente spontaneo della produzione [da notare l'equiparazione che Marx pone tra "spontaneismo" e "sviluppo secondo ritmi naturali"] e della società"(p. 1014, ed. Newton Compton).
il soggiogamento e la regolarizzazione della natura da parte della società
la natura "culturale" della merce, cioè la sua origine "religiosa"


Che Marx sia voluto partire dalla fenomenologia del capitalismo (l'analisi economica della merce) e non dall'ontologia (il nesso culturale tra religione ed economia), pare sia stata una scelta dettata dal lato "deterministico" del suo pensiero, che tende a privilegiare, della realtà sociale, l'aspetto economico.




ebraismo
Il vero artefice della rivoluzione culturale borghese, colui che decisamente unì il protestantesimo all'attività economica borghese fu Calvino, che non a caso riuscì a trovare ampi consensi in Svizzera, Olanda, Francia, Inghilterra e soprattutto Stati Uniti.
Il motivo è che in Germania la riforma protestante fu una rivoluzione tradita dallo stesso fondatore, che invece di allearsi con la classe borghese si alleò con quella latifondista contro le masse contadine in rivolta. Lutero si accontentò di due cose: 1) aver spezzato l'egemonia politica del cattolicesimo-romano; 2) aver posto le basiculturali per un rinnovamento del pensiero teologico.
raggiunto un certo livello, ha appunto generato il capitalismo. In pratica il ragionamento del Marx maturo è di tipo hegeliano: da una serie di determinazioni quantitative ad un certo punto sorge una nuova qualità.
"L'allargamento del mercato, l'accumulazione dei capitali, i mutamenti intervenuti nella posizione delle classi sociali..."
In Miseria della filosofia Marx dice: "Una delle condizioni più indispensabili per la formazione dell'industria manifatturiera era l'accumulazione dei capitali, facilitata dalla scoperta dell'America e dall'introduzione dei suoi metalli preziosi... e dall'aumento delle merci messe in circolazione dal momento in cui il commercio penetrò nelle Indie orientali per la via del Capo di Buona Speranza, dal regime coloniale, dallo sviluppo del commercio marittimo... dal licenziamento dei numerosi seguiti dei signori feudali, i cui membri subalterni divennero dei vagabondi prima di entrare nell'officina... molti contadini, cacciati di continuo dalle campagne in seguito alla trasformazione dei campi in praterie o in seguito al fatto che i lavori agricoli richiedevano meno braccia per la coltivazione della terra, affluirono nelle città per secoli interi".
s'interpretava il concetto di transizione come un processo naturale e inevitabile
poiché di fronte alle sue contraddizioni l'uomo deve sempre decidere se accettarle o contrastarle.
tentativo di costruire un'alternativa, tale soggetto non cercò delle soluzioni convincenti (valide per tutta la collettività) ma delle soluzioni parziali (valide solo per poche categorie di persone). Sia il capitalismo che il protestantesimo sono infatti il frutto di una scelta a favore del singolo individuo, contro gli interessi dell'intera società.
ma nei fatti (cioè indipendentemente dalla sua volontà) è avvenuto proprio così (anche la Germania, in questo senso, ha dovuto adeguarsi e l'averlo fatto per ultima le comporterà dei problemi eccezionali, per la soluzione dei quali sarà costretta a far scoppiare due guerre
Benché l'uomo nasca in una formazione sociale che lo precede, ad un certo punto deve decidere se accettare le fondamenta di tale formazione o se lottare per distruggerle. Questa possibilità è a disposizione di ogni essere umano della storia. I fatti, in tal senso, hanno dimostrato che l'uomo di religione protestante, situato nell'Europa occidentale, ha deciso che le fondamenta della società feudale andavano distrutte o comunque ha deciso che l'ideologia religiosa del cattolicesimo-romano andava profondamente modificata - il che portava ad accettare meglio l'opera di distruzione del feudalesimo.

XVI
è l'uomo a fare l'economia, in ultima istanza: l'uomo con i suoi rapporti sociali, con i suoi pensieri, con il suo rapporto con l'ambiente... Quando il marxismo dice che l'essere sociale è superiore alla coscienza non può restringere il campo ontologico a quello economico.
Se non si vanno a ricercare le ragioni della “combinazione” degli elementi nell'ambito della sovrastruttura, il marxismo sarà costretto ad affermare che il capitalismo è nato nel XVI sec., ovvero non è nato nei secoli precedenti, solo per un puro caso: il che contraddice nettamente la tesi di un passaggio “naturale”, inevitabile, da una formazione sociale all'altra.
Per il post umanesimo la regola concreta di una prudenza estrema é nel tempo
Contemplazione del caos
Osservazione dell'ordine 
Il dolore è per un bene più grande
La vita limita se stessa e si sostiene di ritmi