Selciato padovano, pietre antiche
Ti sgorgano colonne e si piegano in
portici
simulacri per la Luna

Sono ercoli rosa sfumanti silenti
Placati di quei gessi ocri e bruni
scarichi poi
nel mare del cielo

Amo quei bei balconi appesi
miei
come spianate coppie di tasti
Che adornano le pareti
di pastelli
rosso sipario
verde bacchiglione

Talvolta schiusi come farfalle
s'affacciano e concedono uno sguardo
Indiscreto labile sogno in volo
suggellato nella cicatrizzione del muro

E le pupille come salgono!
Fino ai piani alti e sfasati
Fra nere grondaie si spezzano
e tagliano lungo la linea celeste
in spicchio in screzio in perfezione
l'infinito

Padova di pochi disegni
rettangoli lavorati di pietra e albero
Battuti nelle vie nelle piazze
Dove riflessi mi cadono e si perdono in
sguardi
rotondi come lune
giù per i labirinti fitti
dei miei amati cubi latini

Eterna sfingie
il sole ti saluta
ti regala una gemma accesa fra tetti innuvolati
Mentre la notte piove
dai rampicanti stanchi
anch'io mi lascio
la malinconia nel cuore

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