Così sola e sterile,
fa peccato

Che mi spaventa talvolta la sua immobilità
Conserva di putrefe illusioni
Grano di ghiaccio, emaciato nello spazio

Vorrei
che irrompessero cavalli a travolgere
di onde in polvere rossa e bianca, l'acciaio.
Che spuma marina gemmasse, quà e là,
della rugine, come l'abbandono...

Vorrei
camici imbevuti d'amore, e
volti deflagrati in spasmi

Vorrei
chel vento montano vociasse
greve sulle fiamme, sui capelli raccolti
E sbrigliasse dalle bocche
l'amore
dai fiori del corpo
l'amore

Vorrei
che piangessero
tutti

Vorrei
un giorno
la resurrezione di un uomo
Ho perso un altro filo, un dito
un gomito, o gomitolo di parole.

Perchè uno spirito m'ha voluto dislocare
le ossa in serrature
le ha volute a scombinarle,

Ah proprio lui!

E poi mi chiedono perchè ho voluto
gravitare nel vuoto della carta
e ho voluto
scemare l'attenzione
e sciogliere il capo

Com'è dolce e sospeso lievitare, inutile!
Com'è dolce, sospeso a lievitare inutile!

Perchè non m'appartiene
ecco perchè
questo capo in furiosa gravitazione spaziale.

Manifesto del mio ateismo

«Ciò che ci divide non è il fatto che noi non troviamo nessun Dio, né nella storia, né nella natura, né dietro la natura, - ma che quello che è stato adorato come Dio noi non lo troviamo affatto "divino", ma al contrario pietoso, assurdo, dannoso, non solo perché è un errore, ma perché è un crimine contro la vita... »

Friedrich Nietzsche
Selciato padovano, pietre antiche
Ti sgorgano colonne e si piegano in
portici
simulacri per la Luna

Sono ercoli rosa sfumanti silenti
Placati di quei gessi ocri e bruni
scarichi poi
nel mare del cielo

Amo quei bei balconi appesi
miei
come spianate coppie di tasti
Che adornano le pareti
di pastelli
rosso sipario
verde bacchiglione

Talvolta schiusi come farfalle
s'affacciano e concedono uno sguardo
Indiscreto labile sogno in volo
suggellato nella cicatrizzione del muro

E le pupille come salgono!
Fino ai piani alti e sfasati
Fra nere grondaie si spezzano
e tagliano lungo la linea celeste
in spicchio in screzio in perfezione
l'infinito

Padova di pochi disegni
rettangoli lavorati di pietra e albero
Battuti nelle vie nelle piazze
Dove riflessi mi cadono e si perdono in
sguardi
rotondi come lune
giù per i labirinti fitti
dei miei amati cubi latini

Eterna sfingie
il sole ti saluta
ti regala una gemma accesa fra tetti innuvolati
Mentre la notte piove
dai rampicanti stanchi
anch'io mi lascio
la malinconia nel cuore
Un giorno si incotrarono tre uomini, che sulla vita avevano diverse idee.
Uno ne aveva una sola, sua come la testa, che mai aveva scambiata.
Allora i due dopo essersi incontrati felici le proprie, notarono chel cocciuto era ancora fiero sulla sua. Gli diedero dello stolto, e si congedarono ancor più compiaciuti.
Questo poco dopo non si sentì più coerente e virtuoso com'era, e pianse molto e solo.
Financhè passò uno sconosciuto e gli disse:
"Non sei forse tu meno stolto di chi sostiene già più idee di te?"
"22/04/2007, Bangkok, monaco buddista si evira dopo una erezione involontaria..."

Dov'è lo spirito?!
Non c'è più religione!
Dove sono i fondamentalisti cristiani?!
Dove la spada, e la croce rossa sullo scudo?

Chiesa fantoccio, corrotta, globalizzata!
Chiesa consumismo! Chiesa e comunismo!
Chiese come banche, chiese televisive!
Chiese radiopreghiera!
Chiesa e copisterie, chiesa carta da cesso!
Chiesa e carton gesso!
Chiesa come aspirina e tavor!
Chiesa come lavastoviglie, lavatrice, e lavatutto!
Chiesa dei cittadini, clienti, credenti e creditori!
Chiesa del diritto d'esser raggirato in santa pace!
Chiesa di satire e avvocati!
Chiesa dei vecchi puzzolenti dell'ultima speranza!
Chiesa dell'italia del nord, che è emigrata!
Chiesa della guerra, della natura, chiesa d'una realtà di giostra!

Già giovani parole?

"Noi vogliamo combattere accanitamente la religione fanatica, incosciente e snobbistica del passato, alimentata dall'esistenza nefasta dei musei. Ci ribelliamo alla suprema ammirazione delle vecchie tele, delle vecchie statue, degli oggetti vecchi e dell'entusiasmo per tutto ciò che è tarlato, sudicio, corroso dal tempo, e giudichiamo ingiusto, delittuoso, l'abituale disdegno per tutto ciò che è giovane, nuovo e palpitante di vita."

Unberto Boccioni "Il manifesto dei pittori futuristi"

Oltre il profetismo? tutto, nulla

"Non avete mai sentito parlare di quell'uomo pazzo che, in pieno mattino, accesa una lanterna, si recò al mercato e incominciò a gridare senza posa: "Cerco Dio! Cerco Dio!" Trovandosi sulla piazza molti uomini non credenti in Dio, egli suscitò in loro grande ilarità. Uno disse: "L'hai forse perduto?", e altri: "S'è smarrito come un fanciullo? Si è nascosto in qualche luogo? Ha forse paura di noi? Si è imbarcato? Ha emigrato?". Così gridavano, ridendo fra di loro.L'uomo pazzo corse in mezzo a loro e fulminandoli con lo sguardo gridò: "Che ne è di Dio? Io ve lo dirò. Noi l'abbiamo ucciso - io e voi! Noi siamo i suoi assassini! Ma come potemmo farlo? Come potemmo bere il mare? Chi ci diede la spugna per cancellare l'intero orizzonte? Che facemmo sciogliendo la terra dal suo sole? Dove va essa, ora? Dove andiamo noi, lontani da ogni sole? Non continuiamo a precipitare: e indietro e dai lati e in avanti? C'è ancora un alto e un basso? Non andiamo forse errando in un infinito nulla? Non ci culla forse lo spazio vuoto? Non fa sempre più freddo? Non è sempre notte, e sempre più notte? Non occorrono lanterne in pieno giorno? Non sentiamo nulla del rumore dei becchini che stanno seppellendo Dio? Non sentiamo l'odore della putrefazione di Dio? Eppure gli Dei stanno decomponendosi! Dio è morto! Dio resta morto! E noi l'abbiamo ucciso! Come troveremo pace, noi più assassini di ogni assassino? Ciò che vi era di più sacro e di più potente, il padrone del mondo, ha perso tutto il suo sangue sotto i nostri coltelli. Chi ci monderà di questo sangue? Con quale acqua potremo rendercene puri? Quale festa sacrificale, quale rito purificatore dovremo istituire? La grandezza di questa cosa non è forse troppo grande per noi? Non dovremmo divenire Dei noi stessi per esserne all'altezza? Mai ci fu fatto più grande, e chiunque nascerà dopo di noi apparterrà per ciò stesso a una storia più alta di ogni altra trascorsa". A questo punto l'uomo pazzo tacque e fissò nuovamente i suoi ascoltatori; anch'essi tacevano e lo guardavano stupiti. Quindi gettò a terra la sua lanterna che andò in pezzi spegnendosi. "Vengo troppo presto, disse, non è ancora il mio tempo. Questo evento mostruoso è tuttora in corso e non è ancor giunto alle orecchie degli uomini. Per esser visti e riconosciuti lampo e tuono hanno bisogno di tempo, la luce delle stelle ha bisogno di tempo, i fatti hanno bisogno di tempo anche dopo esser stati compiuti. Questo fatto è per loro ancor più lontano della più lontana delle stelle e tuttavia sono loro stessi ad averlo compiuto! " Si racconta anche che l'uomo pazzo, in quel medesimo giorno, entrò in molte chiese per recitarvi il suo Requiem aeternam Deo. Condotto fuori e interrogato non fece che rispondere: "Che sono ormai più le chiese se non le tombe e i sepolcri di Dio?"

Friedrich Nietzsche
(Aforisma 125 - L'uomo pazzo)

La mia è quando spesso è una parola a caso, quà e là,
per compiacere il cuore.
Come vibra
una donna
in somma atmosferica

Eleganza d'abbraccio
in pienezza di vaso

Stordisce la volontà
nel desiderio
Didio

Perchè se così posso
Dio mio, o Bestemmia
della vita, del momento
evocarti

Comel torna e torna
delle stagioni, vola
Come un debito
a trascinare
la pelle
nelle fontane del cielo
nel salice piangente della terra

Neosessismo

Quando una vagina è utero erotico,
e un pene cazzo pornografico.
Cosa posso dire riguardo l'arte?

che la donna è un'eccesso d'equilibrio
Talvolta le donne non vogliono rifiutare l'uomo
ma legarlo con l'acciaio per sgozzarlo.
Intagliatore di cuori di palma
Artigiano di legni concentrici

Col temprino della penna
penetri i sacri pori
stelle vegetali

E posandoti giacendoti
col metallo delle dita
nello spazio
scarti l'universo
infinito

E bagni
della tua anima
negra

La Bianca
carta bianca
Distesa di sale al sole
bianca vergine
al matrimonio

Nell'insula nera
una parola
cade
nell'imperfezione

A sporcare per noi
d'emozioni
la carta

«Non c’è mai fine. Ci sono sempre dei suoni nuovi da immaginare, nuovi sentimenti da sperimentare. E c’è la necessità di purificare sempre più questi sentimenti, questi suoni, per arrivare ad immaginare allo stato puro ciò che abbiamo scoperto. In modo da riuscire a vedere con maggior chiarezza ciò che siamo. Solo così riusciamo a dare a chi ci ascolta l’essenza, il meglio di ciò che siamo.»

John Coltrane

Ansia da prestazione?

"Per poco che amiate con passione una donna o che la vostra immaginazione non sia esaurita, se ella è incauta al punto di dirvi una sera con aria tenera e interdetta: "venite domani a mezzogiorno, non riceverò nessuno" non dormirete la notte per l'agitazione nervosa. In mille forme immaginiamo la felicità che ci aspetta, la mattinata è un supplizio; finalmente l'ora suona, e pare che ogni colpo dell'orologio vi batta sul diaframma. Vi avviate verso quella via palpitando, non avete la forza di fare un passo: intravedete dietro la persiana la donna che vi attende: salite facendovi coraggio� e fate fiasco"
Stendhal (De l'amour, 1822)

Sembra che la prima volta sia solo quando si ama,
il resto è masturbazione.
Immobile
Frattura
di Cielo
e Terra
Corona della valle
Cusotode delle semenze
Guardiana della roccia

Segreto severo,e
Immobile
Scontro nello sguardo,
che sblilancia la
Parola

Terra, sacra
come, quando
riempi gli orizzonti
della tua sostanza
Vita nella morte
Centro del cerchio
Cuore nella verde pietra

Quando penetrano dal tuo guscio,
materni raggi come aureii respiri
Mi si incendiano gli occhi, e
ruotano nella terra, ruotano

Girovaga quercia, e
pendolare di stelle
Medicina antica, che
svuota la corrosione
del mio carico sospeso

Con arte lo frantumi
e lo rimponi come frutta
in solido cassetto

Sporcami tutta l'anima
nella terra, nel cielo
nella tua immobilità

Fortezza della passione

Inebri i petali delle palpebre
che palpitando
e semischiudono
da fessure
raggi di
godimento

La tua stanza è cieca
el calore della mano
percorre
un brivido nella notte
la provocazione
dell'intreccio di
pelle

Giaci sul letto
fiume d'emozione

Clessidra nel torace
riversata
come un volo di vino
nel calice della bocca

Emigrata rossa

Auromerica Street

Quella gente di strada,
parvenza americana.

Cruda come l'asfalto,
girigia quanto il cielo d'inverno.
Con l'alito sotto il cappuccio
come nuvole vuote.

Noce di povertà e
adolescenze rapite.
Di gente dura come l'unione,
racconti
comel muro el ferro battuto.

Popolo di ruggine e cemento.
Nato sotto la corrente
abbondante,
corroso nel fondo dei quartieri.

Sei foresta sintetica, tetro polmone,
lacrime di metropoli in fiamme.