Triplette
Cos’è il limite è complicato, lasciami pensare … in altre parole l’alcolizzato è colui che non smette mai di smettere di bere.” In questa definizione vi è una straordinaria evocazione del pensiero di Bateson a proposito dell’alcolista. La sfida simmetrica con la bottiglia, di cui parla Bateson, viene così descritta da Deleuze: “Non smette mai di essere all’ultimo bicchiere. Cosa vuol dire … E’ un po’ come nella magica formula di Péguy: non è l’ultima ninfea che ripete la prima ma è la prima che ripete tutte le altre e l’ultima. Allora, il primo bicchiere ripete l’ultimo. L’ultimo è quello che conta. Allora, cosa vuol dire l’ultimo bicchiere per un alcolizzato. Mettiamo che si alzi la mattina, se è un alcolizzato della mattina - ce ne sono di tutti i tipi - ed è interamente proteso verso il momento in cui arriverà l’ultimo bicchiere. Non è il primo, il secondo, il terzo a interessarlo, è molto di più …” (Deleuze, in Parnet, 2005).
…il doppio non è mai una proiezione dell'interiore, è al contrario un'interiorizzazione del fuori. Non uno sdoppiamento dell'Uno, ma un raddoppiamento dell'Altro. Non una riproduzione dello Stesso, ma una ripetizione del Differente. Non l'emanazione di un Io, ma la immanentizzazione di un sempre altro e di un Non-io.
dalla lenta evanescenza che indica una frattura tanto grande quanto inavvertita è la necessità di un'anestetizzazione del pensiero. Questa visione della fuga (per certi aspetti apocalittica se non fosse per l'assuefazione cui la nostra percettività è in parte condannata) minaccia un senso della permanenza che non esiste più, che è ormai dilatato assieme ai confini della Polis.
gli strutturalisti preferivano trattare il mondo umano come un qualsiasi altro campo di ricerca indagato dalle scienze naturali e scoprire dall'esterno quali relazioni sistematiche e costanti (o strutture) intercorressero tra i fenomeni socio-culturali e dunque entro quali limiti, spesso inconsci, fosse costretta l'azione degli individui.