La tecnica del bonsai impone una forza contraria e costante al corso naturale del vivente, esaltando la capacità vitale come sopravvivenza: flessibilità, adattamento, superamento.
La tecnica, cultura-progresso del dominio, manifesta , attraverso il dialogo con il suo oggetto, nell'osservatore un sentimento inconscio di conforto e vitalità per "immedesimazione". Questo è risultante dalla tensione fra la cosa morta, l'azione coercitiva degli strumenti tecnici, e la vita, il fusto deformato in sviluppo attorno e oltre la soglia a lui contraria.
Il piacere è quindi apprezzabile sotto due aspetti: nella capacità positiva di controllo sulla natura, percepito come progresso culturale umano; nel sentimento di stupore-comprensione-immedesimazione per lo spirito vitale vegetale, fondamentalmente parente dell'animale, gratificante solo se incontrovertibilmente florido.
La tecnica, cultura-progresso del dominio, manifesta , attraverso il dialogo con il suo oggetto, nell'osservatore un sentimento inconscio di conforto e vitalità per "immedesimazione". Questo è risultante dalla tensione fra la cosa morta, l'azione coercitiva degli strumenti tecnici, e la vita, il fusto deformato in sviluppo attorno e oltre la soglia a lui contraria.
Il piacere è quindi apprezzabile sotto due aspetti: nella capacità positiva di controllo sulla natura, percepito come progresso culturale umano; nel sentimento di stupore-comprensione-immedesimazione per lo spirito vitale vegetale, fondamentalmente parente dell'animale, gratificante solo se incontrovertibilmente florido.
Dal punto di vista fisico i nostri confini sono definiti dalla
pelle, o tutt'al più dai vestiti. Non così dal punto di vista psicologico. In questo caso
essi vanno al di là sia della pelle che dei vestiti e formano una sorta di "bolla" che ci
circonda e ci segue continuamente, regolando silenziosamente i nostri rapporti con gli
altri.
Dunque ogni attività, compresa quella filosofica, devono essere determinati dall'arte. Ne deriva che al posto del filosofo moralista e nichilista, che guarda al cosiddetto mondo superiore, deve essere collocata la figura del filosofo-artista, il filosofo del contromovimento che operando sull'ente decide anche della verità di quest'ultimo.
Dire che per N. nell'arte si decide della verità, può apparire in contrasto con il fatto che egli definisce l'arte come volontà di parvenza che si oppone alla "volontà di verità". Ma per N. la volontà di parvenza è volontà del sensibile e della sua ricchezza, mentre la "volontà di verità", corrisponde alla volontà del "mondo vero" di Platone e del cristianesimo. La volontà di un "vero" siffatto è, in realtà, un dire no a questo nostro mondo, dove l'arte è di casa. In vista di un "mondo vero", la sottomissione, la compassione, l'umiltà diventano valori autentici, mentre ogni elevazione creatrice, e ogni orgoglio della vita non sono che abbaglio e peccato. Da ciò si ricava la tesi:
5) L'arte vale di più della "verità".
Sulla scorta di queste cinque tesi va ricordata l'affermazione di N. secondo cui l'arte è il massimo stimolante della vita; stimolante è ciò che potenzia, che "eleva al di là di sè", ossia è volontà di potenza. L'affermazione quindi che l'arte è il massimo stimolante della vita significa che l'arte è volontà di potenza, ed è la tesi capitale di N., che viene delucidata dalle altre cinque.
1) La grande arte greca è priva di una corrispondente riflessione concettuale che la pensi. Ciò non significa che tale arte sia solo "vissuta". Piuttosto, essa si manifesta in un contesto di lucido sapere, così da non avere bisogno di un'estetica.
2) L'estetica nasce presso i Greci quando la grande arte, nonchè la grande filosofia che le è parallela, si approssima alla fine. In tale periodo, con Platone ed Aristotele, vengono coniati quei concetti fondamentali che da allora in poi definiranno ogni posizione dell'arte.
"I sentimenti logici", "il piacere dell'ordinato", che costituiscono la base dei giudizi di valore estetico, non sono altro che i sentimenti di tutti gli esseri organici "in rapporto alla pericolosità della loro situazione, o alla difficoltà del loro nutrimento".
la bellezza, d'altra parte, spezza il cerchio dell'oggetto separato e a sè stante - giacchè una bellezza in sè non esiste - e lo porta alla coappartenenza essenziale e originaria con il soggetto.
la bellezza, d'altra parte, spezza il cerchio dell'oggetto separato e a sè stante - giacchè una bellezza in sè non esiste - e lo porta alla coappartenenza essenziale e originaria con il soggetto.
Dire che per N. nell'arte si decide della verità, può apparire in contrasto con il fatto che egli definisce l'arte come volontà di parvenza che si oppone alla "volontà di verità". Ma per N. la volontà di parvenza è volontà del sensibile e della sua ricchezza, mentre la "volontà di verità", corrisponde alla volontà del "mondo vero" di Platone e del cristianesimo. La volontà di un "vero" siffatto è, in realtà, un dire no a questo nostro mondo, dove l'arte è di casa. In vista di un "mondo vero", la sottomissione, la compassione, l'umiltà diventano valori autentici, mentre ogni elevazione creatrice, e ogni orgoglio della vita non sono che abbaglio e peccato. Da ciò si ricava la tesi:
5) L'arte vale di più della "verità".
Sulla scorta di queste cinque tesi va ricordata l'affermazione di N. secondo cui l'arte è il massimo stimolante della vita; stimolante è ciò che potenzia, che "eleva al di là di sè", ossia è volontà di potenza. L'affermazione quindi che l'arte è il massimo stimolante della vita significa che l'arte è volontà di potenza, ed è la tesi capitale di N., che viene delucidata dalle altre cinque.
1) La grande arte greca è priva di una corrispondente riflessione concettuale che la pensi. Ciò non significa che tale arte sia solo "vissuta". Piuttosto, essa si manifesta in un contesto di lucido sapere, così da non avere bisogno di un'estetica.
2) L'estetica nasce presso i Greci quando la grande arte, nonchè la grande filosofia che le è parallela, si approssima alla fine. In tale periodo, con Platone ed Aristotele, vengono coniati quei concetti fondamentali che da allora in poi definiranno ogni posizione dell'arte.
"I sentimenti logici", "il piacere dell'ordinato", che costituiscono la base dei giudizi di valore estetico, non sono altro che i sentimenti di tutti gli esseri organici "in rapporto alla pericolosità della loro situazione, o alla difficoltà del loro nutrimento".
la bellezza, d'altra parte, spezza il cerchio dell'oggetto separato e a sè stante - giacchè una bellezza in sè non esiste - e lo porta alla coappartenenza essenziale e originaria con il soggetto.
la bellezza, d'altra parte, spezza il cerchio dell'oggetto separato e a sè stante - giacchè una bellezza in sè non esiste - e lo porta alla coappartenenza essenziale e originaria con il soggetto.
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