non è un semplicesillogismo - che sarebbe privo di valore intellettuale -, ma è la celebrazione della ragione, che di fronte all'infinito s'arrende sempre secondo ragione.
Perché il punto cruciale a cui il pensatore positivo sembra non far caso è che tra lui e il pensatore negativo c' è una relazione asimmetrica. Il primo è persuaso che il positivo è sempre potenzialmente a portata di mano, basta volerlo. Il secondo è consapevole che se si può far qualcosa, e anzi spesso moltissimo, individualmente ma soprattutto collettivamente, contro il negativo, il positivo è sempre essenzialmente un dono, una grazia.
Invece che tra teorie vere e false, Lakatos preferisce distinguere tra programmi di ricerca progressivi e degenerativi. I programmi di ricerca progressivi crescono e sono caratterizzati dalla scoperta di nuovi fatti. I programmi degenerativi sono caratterizzati dalla mancanza di crescita o dal moltiplicarsi di ipotesi protettive che non conducono a fatti nuovi.
« Una stupida coerenza è l'ossessione di piccole menti, adorata da piccoli uomini politici e filosofi e teologi. Con la coerenza una grande anima non ha, semplicemente, nulla a che fare. Tanto varrebbe che si occupasse della sua ombra sul muro. Dite quello che pensate ora con parole dure, e dite domani quello che il domani penserà con parole altrettanto dure, per quanto ciò possa essere in contraddizione con qualunque cosa abbiate detto oggi. »
(Ralph Waldo Emerson)
Però non sarà necessariamente il paradigma più "vero" o il più efficiente ad imporsi, ma quello in grado di catturare l'interesse di un numero sufficiente di scienziati, e di guadagnarsi la fiducia della comunità scientifica. I paradigmi che partecipano a tale scontro, secondo Kuhn, non condividono nulla, neanche le basi e quindi non sono paragonabili. La scelta del paradigma avviene, come detto, per basi socio-psicologiche oppure biologiche (giovani scienziati sostituiscono quelli anziani)
« Dubitando, infatti, siamo spinti a ricercare; e indagando a fondo giungiamo a cogliere la verità. »
(Pietro Abelardo, Sic et non, Prologo)
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