stato forza del principe macchiavellico e stato comunità umanista ciceroniano
potere per unire il molteplice
al mattino il risveglio è triste
come la nebbia fuori
angosciosa

i sogni mi inseguono tutta la notte
come fantasmi del giorno
ed io sono smarrito e
buio

scrivo per piangere le mie lacrime vuote
come un bambino


in lontananza la luce calda dal pannello elettrico della stufa
diffonde una solare percezione conica di tepore

si adagia così morbida educata sull'epidermide del libro

che penso sia naturale ora
esclusa una resistenza su tre del circuito elettrico

e la mia lettura è così fluida
familiare
come il sole nel bosco al
tramonto
l'autorità radendo al suolo la libertà del boschetto
decideva, conferiva peso alle edere
ma prima ancora
castigava
castigava il suo corpo imprigionato

aveva compreso eternamente
e poteva odiare

l'ultimo spazio degli uomini schiantati
mai più nascondiglio delle fronde
mai più notturno

un area nella rete
un valore numerico
sbuffa soffia vola gonfia finisci svuotati divorati trasmetti raffredda scalda perdi rinasci sbuffa
se siamo parte di un mondo che «deborda da noi», se il nostro io non è una sostanza pensante trasparente, ma una coscienza che sconfina nel mondo, rischiamo continuamente di perderci come soggetti, di farci risucchiare dalle cose, di dimenticare che non siamo oggetti, che il mondo non è qualcosa di fisso e immutabile, come le nostre abitudini ci convincono sempre a credere. La nostra vita è dunque soggetta a una drammatica alternanza fra i due poli del nostro essere; ora ci lasciamo prendere dalla passività e ci facciamo oggettivare, diventiamo degli «in sé», ora ci riscuotiamo, «riprendiamo» il senso della nostra soggettività, del nostro essere dei «per sé», e riscopriamo il vero senso del mondo, che è un farsi e una genesi incessante: questa riscoperta si esprime nello stupore di fronte al fatto che ogni giorno il mondo è, in un certo senso, di nuovo al suo mattino.
te personalmente di cosa sei affetto
di stelle
di latino
e oggi oggi dico di cosa sei
affannatissimo spettro e vento

dissennato

parlami

l'esigenza è di spezzarsi
il ricordo è l'orizzonte del tuo tramonto e

non so

quel che dico

sono dissennato e stanco

l'appetito del tempo
l'appetito del vento
tempo
vento
tempo

caffè lurida pozza
profumata

olio per ingranaggi carnosi

tempo azionato di misero mistero

monetina che
cade
una singola goccia
un gesto

è una monetina che consegue
piccoli frammmenti di

L'etimologia rivela che il significato attuale di oggetto, come realtà materiale distinta e diversa dal soggetto, entità razionale, è il risultato di un capovolgimento rispetto al primitivo significato per cui l'oggetto era il contenuto di un atto razionale e il soggetto l'essenza della realtà.
latini infatti tradussero con "ob-iectum", letteralmente "gettato davanti", "posto di fronte" ciò che Aristotele indicava come "anti-kèimenon", cioè l'opposto di "upo-kèimenon", termine questo che voleva indicare "ciò che è posto sotto" il sostrato, la sostanza, l'essenza del reale. Quest'ultimo termine, upokèimenon, fu tradotto in latino con la parola sub-iectum, da cui l'italiano "soggetto" .
Pulchra sunt quae visa placent

dio vero bello buono

Bonum est in quod tendit appetitus

 Dal latino appetitus derivato di appetere "aspirare a".

Significato corrente. Stimolo, impulso ad appagare i propri istinti e desideri.
Significato nel filosofo. In Hegel è il desiderio di possedere la natura.

sostituzione joyciana di appetitus con volontà


ti hanno già rubato
da questo gioco sottile
vicino
sei riconosciuto e profondo
lucido specchio affusolato
ispido nodoso stanco
scritto e già marcito
patrimonio poetico umanitario. banca dati dei principi amorosi.
disperdendosi nella molteplicità delle anime individuali contaminate dalla materia
poi che ne sarà
del sole che di
di sole poco intende
soggiogato da
un parapetto di riflessa
fastidiosa mosca

pianta addolorata e
tremendamente
assetata
smisurata compostezza
polimeri platonici
maschere

impeccabilmente vuote
peccaminosamente canoniche
raffinatissime
innocue
vezzose

della barca a vela, la bolina
l'apice contingente della linea
piombo fra
l'autenticità e il disprezzo
i tuoi occhi banalità profonde scarne ispide grige croci
languidi scivolosi
grappoli
uccelli
profonde
ferite
aeree

quando giovani
quanto giovani
tutto
facile

ridevamo
forte
fogli di carta bianchi

facile guardare
profondi e nuovi
suono di
uccelli elettronici
battiti di
argon
condizionato
indistruttibile
antibiotico




così vicino il ricordo
assapora
profonde effimere
stanze
sbiadite

opere sacre
di un cielo profumato
buio testimone
dell'eterna nascita
in un salto