L'uomo senza la morte:
Un fenomeno
Ti amo
Impalpabile

Timore
Abbandonatissimo
Nelle mani

Chiuso nell'eterno
Rovinare di un conflitto

Oh padricidio quotidiano

Quante formule e
Eiaculazioni
Quante

Nelle piazze
Roghi di anime
Putriscenti fiori

Piovono così
Preamboli
Di caducità
Infinita
Scienza come normalizzatore
Sono un ancora che scende
Dal foro della nave
Una catena
Mi tende

Al porofondo rovescio cielo
La quali stelle vivono o
Muoiono
Sopra il mio ferro

Tirarle a bordo della
Mia anima una
Sola cosa

Un volto umano

Sarebbe pelle e
Non ruggine solo
Lacrime e salso

Dolci comel vento e
Gabbiani fra le nuvole
Vociando
Vivo di ieri
Una fotografia

Fuori è mite il cielo

Passeggiano persone

Vivo nel passato
Vivo di melodie e
Vetri rotti

Zampillano alla finestra
Come sangue come raggi
Lame parallele

Bruciano i tessuti del muro
Bruciano e colano
Ogni mia ingestione
Nel lontanarsi della
Polvere da balli
Infiniti

Come si avvicinava il desiderio di quelle parole, leggendole
volevo possederle. La dove la critica mi veniva meno, scaturiva
tutta l'onnipotenza di un genio. Persuaso da una storia divina, la
mia vita era come un senso inafferrabile, ed io colpito. Ne ero
sicuro dove si animava profondo, come tutta la poesia del mondo, il cuore.
Fiori e sangue e odori, profusi da intensi calici ove giaceva la cosa. Il dolore.
Così mi inginocchiavo di fronte al genio. Così mi chiedevo cosa. Cosa
per scarnarmi di tutta la mia imperfezione si era scatenato nelle
mie vene. Con quale meritevole flagello si fosse scagliata tutta la mia
rabbia dal petto. Grazie per avermi consumato un fiore immenso.
Grazie per avermi donato l'amore di un dio sempre lontano.
Una serenità gridata
La mia profondissima
Santità

Come il violino si
Spezza

Fra le note del caos
Mani

Da un pozzo epidermico
Brillano

Come peli come onde
Assaporano
Il cielo
L'ultima innocenza
Lontano
Svagava come un pastello

Ordinateur machine de
Voyages

Non ti conosco
Scappiamo
Amore
Che

Il treno è partito