l'uomo deve esistere affinché, mediante il lavoro ed il consumo, possa servire i mezzi di produzione. Tutto ciò perché, nell'era della tecnica, lo scopo degli scopi consiste nel provvedere alla produzione dei mezzi: l'uomo, in accordo con il suo ruolo di pastore del mondo di prodotti ed apparecchi, deve evitare che questi esistano senza l'uso che compete loro.
Gli uomini di Stato da Truman a Kissinger a Carter (e i mass media americani senza eccezione), quando parlano della minaccia della fine (atomica), non la chiamano mai «end of mankind» bensì sempre «end of civilization», dando a intendere che ciò che ai loro occhi in nessun caso deve andare distrutto e in ogni caso deve venir salvato non è l'umanità, con il suo passato e il suo futuro, bensì il mondo dei prodotti e dei mezzi di produzione.36
Voglio dire che noi -- e con «noi» intendo la maggioranza dei nostri contemporanei viventi nei paesi industriali [...]abbiamo rinunciato (o ci siamo lasciati costringere a questa rinuncia) a considerare noi stessi (o le nazioni, o le classi o l'umanità) come i soggetti della storia; ci siamo detronizzati (o lasciati detronizzare) e al nostro posto abbiamo collocato altri soggetti della storia, anzi un solo altro soggetto: la tecnica.28
Dunque, l'uomo moderno vive la situazione in cui gli apparati (sia in senso amministrativo che in senso fisico-tecnico) formano il suo mondo quotidiano. Nella sincronizzazione di uomo e macchina, la tecnica non è più confinata all'interno dei singoli apparecchi, tantomeno negli impianti industriali necessari alla loro produzione. Gli sviluppi dell'era moderna esonerano la tecnica dalla categoria di semplice oggetto in mano all'uomo, rendendola, come si vedrà in seguito, il nuovo soggetto della storia.
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