Ogni sistema umano, come organismo identitario, è geneticamente costituito per affrontare la mutevolezza degli eventi naturali. Fasi di ridefinizione caratteriale individuale sono legate a fasi di apertura ambientale, determinanti mutamenti comportamentali di lungo periodo. Questi processi vengono gestiti in base a calcoli situazionali inconsci. Ovvero elaborazioni intellettuali coscienti plastiche dell'orizzonte degli eventi interpretato come portatore di rischio (minaccia) o vantaggio per la vita dell'organismo. Durante un periodo di crisi il sistema persona è più "aperto" (recettivo) agli stimoli esterni e più incline alla ridefinizione dei parametri comportamentali - identitari poiché "non ha nulla da perdere", è più probabile che si possano apportare nella politica dell'organismo vantaggi da un atteggiamento "progressista" piuttosto che "conservatore".
Le stesse rivoluzioni vengono spiegate e interpretate in chiave elitista: esse non sono altro che la sostituzione della classe dirigente; il popolo è solo strumentale a questa dinamica, le masse sono uno strumento di manovra in mano alle élite politiche in ascesa. Si vuole ribaltare la filosofia della storia la quale affermava che le masse stessero andando verso il potere (rivoluzione, moti del 1848, etc...): le rivoluzioni non sono l'avvicinamento delle masse al potere, bensì lo strumento per il ricambio dirigenziale utilizzato dalle élite.
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