è il malessere che abita
i miei occhi ad
appesantire i miei
pensieri

le mie stesse parole sono
malessere

mi sono approssimato
allo zero
terribile
che potrei scorgerlo e rimanere
pietrito di solitudine e
annientamento
tre quattro due
intreccio di materia
nel pensiero che è materia

fiori che sbocciano su fiori
che piangono

tre quattro due
numeri

desideri
gioia del naufrago
disegno del bambino
equilibrio dell'ubriaco
misura del cielo

così dolce piccolo
mio delirio sulle
note di un violino
Come muori
fra le mie
dita

Come inalberi e
fiorisci
tempestosa
sulle nuvole

Sempre
più alte così
invisibili
rinascimento di una cosa
morta forse
l' ispirazione

fumo di parole dolce
come tramonto
fiori su prati e
alberi che piangono

il sole come una tromba
piove sulle acque
e
riflette incandescenze di
solitudine

le stelle
dormono ancora e

tu come loro
non bastano
infinite parole
nel descrivere i sensi dei miei ricordi

non odori immagini suoni

sarebbe così facile
lontano correre
lontano nei miei cieli

lontano nei profondi
oceani di tenue
solitudine
vi scorgo piccole rose
nei particolari del viso

e ammiro se
mostrate se
incosapevoli siete

un sorriso
aspettami non correre
voglio piangere

si così tanto
che non sai

io mi nascondo
tu non mi vedi e
mi cerchi sempre più

così tanto che ho paura

e ti sento vicina
così come non vorrei

sentimi
voglio scappare
ora
tu perdonami

voglio solo amare
dead soul

joy division
lacrime di cielo lacrime
di cielo scendono le
lacrime
il cielo
sai com'è la paura

quando è così vicina che non ti dimentichi
il suo fetore e sei sempre e
solo con lei
oggi come ieri torna

non se ne è mai andato
è sempre

qui dalla mia miseria
come
amarezza che
guarda
mi chiesi come
avevo potuto
fin'ora

senza lavorare

come potevo
sognare
libero
ora
si ripete
ogni settimana la vita si ripete
ogni settimana

poi lunedì prima
la domenica dopo
non si lavora

così via discorrendo di
morte in vita
la foglia
le foglie

cadono prima forse
dopo
gelide distrazioni
trascorse
interminabili

mesta euforia
della confusione

molta per
l'amore

inderminato granello
compiuto di
solitudine
Donne
lontane come soli
sfrigolano la carne che
svolge il
pensiero

indomato sempre
desiderato
figlio

profondo e terribile
"Se c'è una cosa che non sono più in grado di fare è la corte a una ragazza, non so cosa potrei dirle e d'altronde non c'è ragione che le dica qualcosa, non voglio niente da lei, non ho niente da proporle, tuttavia sento che il matrimonio mi blocca, m'imprigiona e ho voglia di evadere. La prospettiva di una felicità senza scosse m'immalinconisce e mi scopro a ripensare i tempi lontanissimi in cui provavo anch'io gli spasimi dell'attesa. Sogno una vita fatta solo di primi amori, d'amori durevoli. So di volere l'impossibile, non invidio nessuno e quando vedo due innamorati, penso meno a me, a quello che ero, e più a loro, a quel che saranno, per questo amo la città, la gente passa e sparisce, non la si vede invecchiare, quel che rende straordinario ai miei occhi lo scenario di Parigi, le sue strade è la presenza costante e fuggevole di donne che s'incrociano a ogni momento e che quasi certamente non rivedrò mai più, purché siano la, indifferenti o consapevoli del loro fascino, felici di verificarne l'effetto su di me, come io verifico il mio su di loro, per un tacito accordo senza sguardi o sorrisi anche appena accennati. Sento il loro potere d'attrazione senza esserne attratto, tutto questo non mi allontana da Helene, al contrario mi dico che le bellezze che mi passano davanti sono il naturale prolungarsi delle bellezze di mia moglie, la arricchiscono con la loro bellezza ricevendone in cambio un poco della sua, la bellezza di lei garantisce la bellezza del mondo, viceversa quando abbraccio Helene abbraccio tutte le donne. Sento che la mia vita passa, che altre vite passano parallele alla mia e sono quasi frustrato di rimanervi estraneo, di non aver saputo trattenere ogn'una di queste donne anche per un solo istante nella loro corsa verso chissà quale lavoro, verso chissà quale piacere, e sogno, sogno di possederle tutte."

Dal film "L'amore il pomeriggio" di Eric Rohmer, Francia 1972. Scena N° 5: Sognare di donne
talvolta la luce mi è
amica

negli acquitrini riflette
geometrie del cuore

se lo desidera
mi porge le affusolate dita

e lungo una donna
amante

cosicchè possa rubare
il silenzio di un suo
sospiro
correvano come lunghe trecce
dalle spalle

danzavano
su mari
di granturco e
schiudevano
come
piogge
lontane

riflessi di sole